Grazie alle marmotte, dalla Cina riemerge la paura della peste bubbonica mentre la Mongolia viene messa in osservazione per evitare il diffondersi di una nuova epidemia.
Dopo i due fratelli della provincia mongola di Hovd, anche un pastore della cittadina cinese di Bayannur è stato riconosciuto come positivo alla peste bubbonica. 146 le persone in quarantena in attesa di test e nel frattempo l’intera area è in stato di alta attenzione.
Le “colpevoli” della trasmissione sarebbero le marmotte, creature che in quella zona geografica vengono comunemente cacciate come fonte di cibo e che occasionalmente vengono addirittura consumate crude.
In attesa di ulteriori indagini, i governi di ambo i Paesi hanno indicato ai propri cittadini di astenersi dall’interagire coi suddetti roditori, nonché di riferire immediatamente l’eventuale scoperta di marmotte malate o decedute.
La peste bubbonica, se non intercettata, può uccidere un adulto in meno di 24 ore, tuttavia può essere facilmente curata con un normale antibiotico. La peste bubbonica può inoltre degenerare in peste setticemica o in peste polmonare, aumentando a dismisura i pericoli di contagio.
Complice la recente esperienza con Covid-19, i due governi si sono mossi velocemente e con risoluzioni decise, invocando prevenzioni e controlli che andranno a coprire l’intero 2020.
Vista l’alta soglia di cautela e il costo contenuto delle cure, le possibilità di un’ennesima pandemia sono minime. A differenza del coronavirus, la peste bubbonica è ben nota – sappiamo come si trasmette, la riconosciamo facilmente e la possiamo arginare con agilità – tuttavia le autorità fanno di tutto per non prendere il problema sottogamba.
Al momento, esiste il rischio che un’epidemia di peste si diffonda in questa città. […] I cittadini dovrebbero quindi migliorare la propria capacità di autoprotezione e segnalare prontamente condizioni di salute anormali,
ha dichiarato l’autorità sanitaria della regione autonoma cinese della Mongolia Interna.
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