Gli scienziati australiani stanno cercando di ravvivare lo studio degli scorpioni giganti che abitavano gli oceani preistorici.

Tra le bestie estinte e dimenticate vi sono tutta una serie di artropodi che abitavano le profondità marine, creature di cui ancora oggi sappiamo molto poco. Per evidenziare questi vuoti, gli studiosi Russell D.C.Bicknell e Patrick M.Smith hanno recentemente pubblicato un sunto dei ritrovamenti fossili degli ultimi duecento anni.

Gli “scorpioni giganti marini“, noti scientificamente come euripteridi o gigantostraci, furono in era Paleozoica tra i predatori sottomarini più diffusi e variegati. Esemplari quali il Jaekelopterus rhenaniae riuscivano addirittura a superare i 2.5 metri di lunghezza, dimostrandosi una potenziale minaccia per creature di ogni dimensione.

 

scorpione marino

 

Le acque che lambiscono l’Oceania mostrano un’alta concentrazione di reperti legati a questi esseri giganteschi. Si tratta della sottospecie Pterygotidae, la quale raccoglieva gli esemplari più grandi e aggressivi del mondo artropode. Dotati di grosse tenaglie, queste aragoste/scorpioni afferravano la propria preda fino a stritolarla, la facevano letteralmente a brandelli e poi la divoravano.

Eccezion fatta per le loro possenti chele, gli euripteridi presi in analisi erano caratterizzati da un esoscheletro cheratinoso leggero, flessibile ed estremamente sensibile al logorio del tempo. Questo “handicap” rende ovviamente difficoltoso il rinvenimento di reperti completi. L’Australia, per esempio, vanta un solo esemplare (quasi) integro: un Adelophthalmus waterstoni di soli 5.7 centimetri.

 

scorpione marino

 

Proprio le lacune causate da queste difficoltà hanno convinto gli scienziati australiani a segnalare la necessità di condurre studi approfonditi e coordinati a partire dai siti archeologici in cui sono stati ritrovati reperti frammentari.

Un eventuale sviluppo in questa direzione non solo permetterebbe di conoscere meglio questi inquietanti esseri subacquei, ma fornirebbe anche una serie di dati utili a definire il contesto in cui i Pterygotidi vivevano, ovvero ci offrirebbero uno spaccato ulteriore sul come si sia sviluppata la vita sul pianeta.

 

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