Fuochi d’artificio del 4 luglio al Monte Rushmore, Trump: “Cosa può bruciare? È pietra”

Trump ha deciso che quest’anno i festeggiamenti per il 4 luglio si faranno alla base del Monte Rushmore, il monte con i visi dei presidenti in South Dakota: sì ai fuochi d’artificio nonostante i rischi di incendio, coronavirus e inquinamento.

Non è la prima decisione del presidente Trump che far insorgere la comunità dei Nativi Americani, ma questa volta l’idea va oltre il semplice “sgarbo personale”. Sì perché i fuochi d’artificio nella zona delle Black Hills, le colline nere sacre ai Lakota, erano stati vietati per via delle concentrazioni pericolose di neurotossina di perclorato che rimanevano a valle, ma adesso dopo oltre un decennio, i fuochi d’artificio illumineranno di nuovo il cielo del Monte Rushmore.

I fuochi in passato sono stati vietati per via delle concentrazioni pericolose di neurotossina di perclorato che rimanevano a valle

A volere tutto ciò il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, con lo scopo di creare un evento che dovrebbe attirare migliaia di persone da tutto il mondo, nonostante coronavirus, gli incendi che imperversano da giorni la stessa zona e apprensioni sull’inquinamento idrico.

L’ultima volta che i fuochi d’artificio hanno illuminato i visi dei quattro presidenti è stato il 2009 e da allora, in collaborazione con i funzionari dei parchi, si è deciso di evitare quella zona per un determinato motivo scientifico: a causa del rischio aumentato di incendi legati alle infestazioni di scarabei di pino nella foresta circostante, ma anche perché contribuivano alla creazione di pericolose concentrazioni di neurotossine di perclorato.

Trump non è nuovo ad uscite di questo tipo, soprattutto contro le comunità scientifiche, difatti la sua risposta ai dubbi riguardante questi fuochi è stata:

Cosa può bruciare? È pietra

Purtroppo non c’è solo pietra intorno al Monte Rushmore, ma degli incendi difficili da domare e proprio a causa loro la preoccupazione è ancora maggiore: un ex responsabile della gestione degli incendi del National Park Service, che ha supervisionato il Monte Rushmore e altri sei siti del parco nazionale nella zona, non è d’accordo con la valutazione fatta dal Presidente e sostiene che realizzare una festa con fuochi d’artificio in un’area boschiva è poco saggio, in vista anche del problema siccità.

Il livello di umidità delle Black Hills in aprile e maggio è stato del 30-50% inferiore alla sua media a lungo termine.

Giugno è stato più caldo e secco del normale e le previsioni suggeriscono che questi condizioni continueranno fino a luglio, come riportato dall’Associated Press, quindi purtroppo a causa dei “soliti noti” cambiamenti climatici le condizioni per una possibile catastrofe sono veramente alte.

Se poi prendiamo in considerazione il discorso COVID-19, con una pandemia in corso, il fatto di aver già distribuito più di 7500 biglietti è quanto meno azzardato.

Lo stato del South Dakota ha avuto un numero di contagi relativamente basso, ma considerando che il 70% delle persone arriveranno da altri stati, il rischio di nuovi focolai è veramente altissimo.

In South Dakota ci sono stati pochi contagi, ma si prevedono più di settemila persone che arriveranno da altri stati.

Per il sito web del turismo comunque la situazione è sotto controllo, dopo “l’infestazione di scarabei che ha distrutto la maggior parte degli alberi che circondano il memoriale, i giochi pirotecnici sono sicuri”.

Così sicuri che da anni, sono vietati anche per un altro motivo, le preoccupazioni per l’approvvigionamento idrico locale. Un rapporto del US Geological Survey del 2016 ha scoperto che i fuochi d’artificio annuali del Monte Rushmore erano la probabile causa di elevate concentrazioni di perclorato di neurotossina nelle acque sotterranee locali. E ricordiamo che il perclorato è stato collegato al danno cerebrale nei neonati.

Eppure per adesso è tutto confermato in un luogo che per i nativi era sacro.

 

 

 

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