Durante il keynote di apertura dell’Apple WWDC 2020 abbiamo visto come si può realizzare una bella presentazione in tempo di coronavirus e, soprattutto, come l’azienda di Cupertino è definitivamente uscita da un’epoca in cui ha avuto un grande freno a mano tirato.
Ho commentato il WWDC di Apple per tanti anni. A volte live, a volte con i miei “riassuntoni” del giorno dopo, come quello che state leggendo ora. Ieri sera ho commentato live il WWDC 2020 davanti a oltre 2000 spettatori e poi sono andato a letto contento. Non sentivo l’esigenza di scrivere subito qualcosa come mi è capitato spesso in passato.
Ricordo molto bene alcuni passaggi fondamentali della storia recente di Apple, e molti coincidono proprio con i keynote di apertura della Worldwide Developer Conference, d’altronde basta anche solo leggere i titoli dei miei articoli negli anni per farsi un’idea, in particolare vi invito a soffermarvi sugli anni 2011-2015:
- WWDC 2011: Benvenuto iCloud
- WWDC 2012: Arrivano le Mappe
- WWDC 2013: I troll banchettano sui fallimenti di Apple
- WWDC 2014: Apple is back?
- WWDC 2015: Preparate il Tavernello
Quegli anni sono stati davvero fondamentali per Apple e per il suoi sistemi operativi, in particolare per iOS: dopo la morte di Jobs nel 2011 l’azienda ha perso la sua bussola e ne ha cercate altre tra i dirigenti più influenti dell’epoca.
Abbiamo assistito al disastroso lancio di Apple Maps, alla caduta di Scott Forstall e alla definitiva ascesa di Jony Ive al comando non solo della parte del design “hardware” dell’azienda, ma anche di quella “software”.
A partire da iOS 7 il design e le scelte legate al sistema operativo di Apple sono passate per Ive e finita la pazienza iniziale (il grande salto dallo scheumorfismo di Forstall al minimalismo di Ive ha portato via tantissimo tempo inevitabilmente) ho davvero cominciato a perdere la pazienza.
All’epoca ho scritto:
Jonathan Ive è un grande industrial designer, ma sarà anche un grande UI/UX designer? a me pare proprio di no.
Finito il redesign grafico del sistema operativo è sembrato mancare completamente il coraggio di evolvere e aggiungere feature che su altri lidi (vedi: Android) arrivavano con una frequenza e una lungimiranza di molto superiori.
Sono stati gli anni in cui ho abbandonato iOS, considerando appunto Android un sistema operativo superiore in tutto, dal design a, soprattutto, le performance e feature disponibili.
Era evidente che in Apple ci fosse un enorme freno a mano tirato: non si volevano adottare alcune idee che si erano dimostrate ottime e quasi necessarie in altri sistemi operativi, per partito preso, per dimostrare una chiusura che non era più un pregio, ma un grandissimo difetto.
Vaffanculo Jony Ive!
Siamo rimasti in quella situazione di mezzo per diversi anni. Non mesi: anni. Mancava sempre qualcosa. Piccolezze, intendiamoci, ma iOS in particolare ha dato per anni e anni modo ai suoi hater di odiarlo per tantissime piccole e inspiegabili carenze.
Poi Ive ha lasciato Apple lo scorso anno. Non voglio allungare troppo il brodo e vi risparmio tutta la dietrologia che si è fatta in quel periodo per cercare di capirne i motivi. Ho sperato che il freno a mano fosse in effetti lui e di vedere una grande evoluzione di Apple e del suo software. È successo davvero e ancora oggi facciamo fatica a capirlo.
Apple in pochi mesi ha accontentato i propri utenti in tutte quelle richieste che venivano fatte letteralmente da anni. Ha reso l’iPad più utile e interessante con iPadOS e tutte le nuove feature da power user, dal supporto al mouse/touchpad/joypad a quello per dischi esterni. Ha corretto le assurde tastiere dei suoi portatili di punta. Ha risolto i problemi di stabilità di iOS sfornando una versione veloce ed efficente. È addirittura finalmente arrivato un nuovo Mac Pro dopo anni di attesa. L’iPhone 11 ha lavorato sui punti più richiesti dagli utenti, la qualità della camera e la durata della batteria, presentando addirittura un design più spesso dell’anno precedente per ospitare appunto una batteria più grande (Oh mio dio! sia mai che non togliamo un millimetro ogni anno fino a farli sparire, vero Jony?!?) Poi sono arrivate le AirPods Pro, con un design in-ear che sembrava un totale taboo fino a poco tempo prima, ma che era stra-richiesto da tutti quelli che proprio non riuscivano a farsi stare nelle orecchie le normali AirPods.
Negli ultimi 12 mesi Apple ha fatto le cose ovvie che avrebbe dovuto fare da anni, ma che si rifiutava di fare perché aveva un freno a mano interno.
Quel freno a mano, ormai è chiaro, era Jonathan Ive. E ce lo siamo tolto dalle palle.
Vaffanculo Jony. Vaffanculo per tutto il tempo che abbiamo perso. Vaffanculo per quella volta che ti hanno chiesto se volevi seguire tu anche il design del software di Apple oltre all’hardware e tu hai alzato la mano sicuro di te quando invece non avevi neanche la minima esperienza necessaria. Vaffanculo.
Viva Alan Dye! Viva Evans Hankey!
E, dopo un anno, ora finalmente posso dirlo: Viva Alan Dye! Viva Evans Hankey! le due figure che hanno sostituito Ive alla guida dei team che si occupano rispettivamente del design del software e dell’hardware di Apple hanno dimostrato, in soli 12 mesi, di saper ascoltare gli utenti, di saper integrare delle buone idee in un sistema complesso come quello di Apple, senza semplicemente copiare feature tanto per, ma adattandole all’ecosistema e agli stilemi di un’azienda che ha, letteralmente, inventato la user experience.
Il WWDC di di quest’anno è stato appunto la grande ciliegina sulla torta. Pensare che in iOS 14 ci saranno i widget in home sarebbe stato allucinante solo 12 mesi fa, e invece eccoli, ben fatti, ben studiati, ben disegnati e non lasciati alla solita inutile anarchia come su Android.
E poi tante altre funzionalità utili e sensate: da quelle App Clips che hanno un potenziale enorme a Car Keys che continua a lavorare sul mercato dell’automotive (che sta vivendo finalmente una rivoluzione tecnologica straordinaria, soprattutto grazie alla spinta di Tesla) alla nuova gestione della app con App Library che prende le idee migliori di Android e iOS e cerca di metterle insieme sensatamente. Era così difficile?
E poi il Picture in Picture per i video, santo Dio, finalmente! finalmente potremo tenere un video youtube in PiP mentre facciamo altro! Era così difficile?
E le chiamate vocali flottanti e non a schermo intero! Dopo 13 anni finalmente potremo ignorare una chiamata senza dover aspettare che chi ci chiama si stufi di far squillare il nostro telefono! Era così difficile?
E anche su iPadOS arrivano tante novità interessanti e dedicate alle particolarità dell’hardware: un supporto migliorato all’uso della penna ad esempio, con Scribble che vi consente di scrivere a mano in qualunque campo di testo e la Smart Selection che vi permette di selezionare e modificare una testo scritto a mano come se fosse già digitale.
iOS e iPadOS permetterano di selezionare il browser e il client di posta di default.
Non pensavo che avrei mai scritto le due righe sopra. È tanto incredibile scriverlo quanto allucinante che sia incredibile scriverlo. Era così difficile?
E MacOS che passa alla versione 11 dopo così tanti anni, con un redesign grafico che lo avvicina a iOS e iPadOS definitivamente e uniforma finalmente tutto e soprattutto si prepara al grande salto…
Fuck Yeah ARM!
E poi è arrivata la bomba. La bomba che aspettavamo tutti e di cui si vociferava da anni. Dopo 15 anni Apple decide di rifare un altro salto nel vuoto: come nel 2005 aveva abbandonato l’antiquata architettura PowerPC per abbracciare quella di Intel, nel 2020 decide di fare all-in con l’architetuttra ARM e i suoi processori prodotti internamente (“Apple Silicon” li chiama) decidendo di utilizzarli anche nei suoi sistemi desktop oltre che su quelli mobile.
È un salto quantico per Apple. Basta aspettare le timeline di Intel per ogni rilascio hardware. Basta dipendere da Intel e da una architettura da molti considerata largamente inferiore, basta.
Finalmente anche sui computer di Apple potremo godere di una vera e totale integrazione hardware e software, esattamente come abbiamo visto accadere su iPhone e iPad. Più potenza, più ottimizzazione, più autonomia, più possibilità, più elasticità.
La transizione assomiglia moltissimo a quella di 15 anni fa: annuncio al WWDC (come era accaduto nel 2005) e tempo fino a fine anno per gli sviluppatori per ottimizzare e ricompilare le proprie app per la nuova architettura. E poi due anni di transizione per tutto il parco hardware e software.
E ovviamente supporto massimo alla sua comunità di sviluppatori, come sempre, attraverso il rilascio di tanti tool (da Xcode al nuovo Rosetta 2) ottimizzati, chiari e facili da utilizzare.
Sul lato hardware è stato inevitabile non vedere nuove presentazioni, anche perché ora Apple rischia un po’ l’effetto Osborne: i primi nuovi computer Apple basati su ARM arriveranno a fine anno e chi vuole ora comprarsi un portatile o un iMac basato su Intel? Io no di sicuro.
Commercialmente il cambio di architettura è sempre un azzardo tremendo, non a caso solo Apple ha avuto la forza di farlo per ben tre volte negli ultimi 20 anni (ricordiamo anche il passaggio ad OS X dopo l’acquisizione di NeXT)
Non a caso Microsoft ancora cincischia con il suo Surface X e non ha il coraggio (e la forza) di fare una scelta di campo vera. Non a caso Windows è ancora relegato a rimanere compatibile con applicazioni e architetture vecchie di 30 anni.
Make Apple Great Again
E allora esultiamo. Come non lo facevamo da anni. Esultiamo per i nuovi sistemi operativi di Apple, che sono ora stabili, veloci e con tutte le feature che ci aspettavamo. Esultiamo perché gli hater hanno finito magicamente gli argomenti. Esultiamo perché il prossimo autunno e inverno sono certo ci porteranno un redesign di tutta la linea hardware di Apple (e vedremo di cosa è capace Evans Hankey)
Esultiamo perché Apple è tornata ad essere grande per davvero e perché sarà un 2020 strepitoso, su tutti i fronti, e un 2021 ancora migliore.
Esultiamo perché dopo anni di mediocrità e codardia si è tornati a premere l’acceleratore e noi siamo a bordo cazzo, siamo a bordo.