Le grandi aziende tech dovrebbero pagarci per i nostri dati? Lo sostiene Andrew Yang, che lunedì ha lanciato un’iniziativa per trasformare questa utopia in realtà.

Andrew Yang è un imprenditore che si era candidato alle primarie del Partito Democratico americano. La sua campagna non è andata benissimo, ma Yang è riuscito nell’intento di portare alcune importanti questioni legate al tech al centro del dibattito pubblico.

Alla base del programma di Yang l’idea che l’automazione del mondo del lavoro è inevitabile, e, quindi, la necessità per gli USA di intervenire in tempi rapidi predisponendo un sistema di Universal basic Income da 1.000$ al mese per tutti gli americani.

Lunedì l’ex candidato di origini asiatiche ha lanciato Data Dividend Project, un ambizioso progetto di lobbying per costringere le piattaforme tech a corrispondere un pagamento in denaro in cambio dell’uso dei dati dei loro utenti.

Andrew Yang vuole convincere i legislatori americani a far rientrare i dati all’interno dei property rights, includendo questa definizione all’interno di leggi come il California Consumer Privacy Act (CCPA). Proprio la California sarà il primo terreno di battaglia per l’ambizioso progetto dell’imprenditore, che spera di mobilitare almeno 1 milione di persone entro la fine del 2020, per poi concentrarsi sul resto degli Stati Uniti.

Siamo completamente annichiliti dalla potenza di fuoco delle compagnie tech. Ci sbattono in faccia termini e condizioni che nessuno legge. Ci clicchi sopra e ti limiti a sperare per il meglio. Sfortunatamente, il meglio non è mai arrivato.

ha detto Andrew Yang.