I dirigenti di Apple sono rimasti a lungo divisi su quale direzione dare al futuro visore ibrido della compagnia, quello che integra all’interno dello stesso prodotto la realtà aumentata e quella virtuale.

Non è un mistero che Apple stia lavorando ad un visore che integri funzionalità di realtà virtuale e realtà aumentata, eppure non ne sappiamo ancora molto. Neppure Apple ha le idee chiare: secondo Bloomberg il team incaricato di sviluppare il progetto è estremamente diviso sul da farsi.

Bloomberg sostiene che alla fine del 2018 Apple fosse arrivata buon punto, ma che nei mesi successivi il progetto per la creazione di un visore AR/VR avrebbe iniziato ad incontrare numerose difficoltà.

Sarebbe stato Jony Ive, continua il media outlet, a mettere in discussione alcuni degli elementi fondamentali del prodotto che, all’epoca, Apple aveva immaginato in attesa delle successive fasi dell’iter di sviluppo.

Il visore di Apple sarebbe stato il primo prodotto di gran peso della compagnia dai tempi della presentazione del primo Apple Watch, e avrebbe anche segnato l’esordio del team Technology Development Group, tenuto fino a poco tempo fa in gran riserbo.

Il team, affidato al relativamente poco noto dirigente Mike Rockwell, aveva il compito di lavorare a due diversi progetti: code-name N301 e code-name N421. Il primo è il visore che avrebbe dovuto ibridare realtà virtuale e aumentata, mentre il secondo sono gli occhiali AR di cui si è tornato a parlare recentemente:

 

I problemi di N301, il visore di Apple

I problemi nascono dagli ambiziosi obiettivi che Rockwell si era posto. Il team stava lavorando ad un device estremamente performante, in grado di processare immagini ad altissima risoluzione. Bloomberg parla di «qualcosa di mai visto prima su un wearable».

Il problema è che le specifiche necessarie per una simile potenza di fuoco, e l’esigenza di dissipare un enorme quantità di calore, rendevano pressoché impossibile collocare i componenti necessari all’interno di un visore stand-alone. Da qui l’idea di vendere un bundle con il visore ibrido e un stationary hub, un “totem” satellite delle dimensioni di un piccolo Mac incaricato di gestire la maggior parte dei processi. Visore e Hub avrebbero comunicato tra di loro via wireless.

Una soluzione che non era piaciuta per nulla a Jony Ive, N.1 del design di Apple, che al contrario voleva a tutti i costi un visore stand-alone. Rockwell aveva anche pensato ad una versione del device di compromesso: il visore VR/AR sarebbe stato in grado di operare, con funzionalità ridotte, anche in autonomia. Niente da fare: «Apple non vende scatolotti», deve aver detto Ive obbligando il team Technology Development Group a rivedere da capo il progetto. Stando a Bloomberg, si sarebbe creato uno stallo tra le due visioni del prodotto durato diversi mesi.

Qualcosa inizia comunque a muoversi, secondo Rockwell il device potrebbe vedere la luce l’anno prossimo, nel 2022, mentre i cosiddetti Apple Glass dovrebbero debuttare nel 2023.