In occasione della pubblicazione del sequel ripercorriamo la storia di The Last of Us, senza dubbio uno dei titoli più importanti della scorsa generazione.

Complice anche la pubblicazione di Uncharted 4 nel 2016, sono trascorsi ben sette anni tra The Last of Us Parte II e il suo predecessore. Può non essere quindi semplice ricordarsi a menadito la trama dell’originale, e per questo cerco di venirvi in aiuto con un bel recap della storia di The Last of Us, comprendendo anche il DLC Left Behind.

Al di là di qualche riferimento disseminato nel gioco, il racconto di The Last of Us Parte II prende a piene mani da alcuni specifici momenti chiave dell’originale, dando per scontata specialmente tutta la caratterizzazione di Ellie e Joel coltivata negli eventi che li hanno visti spostarsi attraverso buona parte del territorio degli Stati Uniti (e non solo).

Avere ben chiaro il quadro dei personaggi è dunque un passo essenziale per la piena comprensione del nuovo capolavoro Naughty Dog come del suo finale, e se non avete tempo di rigiocare il primo capitolo (forse la soluzione migliore), ripassare quantomeno l’intreccio del titolo del 2013 è il minimo indispensabile.

Di The Last of Us Parte II nello specifico invece ne ho già parlato abbondantemente in diverse live, nell’anteprima su una sezione del gioco e nella lunghissima recensione che trovate qui sotto; se volete approfondire insomma ne avete a pacchi.

 

 

Un padre devastato dal lutto e un legame ritrovato, un immaginario terribile che lascia spazio alla meraviglia, una ragazza che cerca di dare un senso alla sua sopravvivenza e la violenza di un destino mancato. Questa è la storia di The Last of Us.

La storia di The Last of Us

 

 

 

Venti anni dopo il crollo della civiltà

La storia di The Last of Us prende piede in Texas, ad Austin, nel mentre dello scoppio vero e proprio dell’epidemia da cordyceps, prendendo il controllo per quasi tutta la durata del memorabile prologo di Sarah, la piccola figlia di Joel, il protagonista del gioco. Le immagini che ci si pongono davanti nella prima mezz’ora sono terrificanti e costruiscono un climax che fa poi da specchio all’epilogo dell’esperienza.

Il fungo cordyceps (che esiste davvero, in realtà) sta iniziando a prendere possesso del corpo di diverse persone, trasmettendosi per spore e morsi da un ospite all’altro, finendo per trasformare in esseri orribili e rabbiosi buona parte della specie umana, ancora non pienamente consapevole del pericolo.

Sarah purtroppo non riesce a salvarsi

Tra vicini impazziti, case in fiamme, ospedali saturi di infetti e il panico scomposto del contenimento militare, Joel, suo fratello Tommy e Sarah riescono in qualche modo a fuggire, ma un soldato con pochi peli sullo stomaco decide di obbedire agli ordini del confuso comando e di fare fuoco sulla ragazzina e il padre, senza pietà alcuna. Sarah purtroppo non riesce a salvarsi, e il pianto di Joel è forse uno dei momenti più emotivamente intensi abbia mai vissuto in un videogioco.

 

 

Flash forward di circa vent’anni, periodo in cui il fungo ha creato nuove temibili tipologie di infetti (stalker, clicker e bloater, oltre ai runner) e Joel e Tommy hanno fatto qualsiasi cosa pur di sopravvivere, addirittura abbassandosi a divenire cacciatori, banditi disposti a saccheggiare e massacrare qualsiasi innocente (o meno) trovato lungo il cammino, come si avrà modo di capire più avanti nell’avventura.

Stanco di una vita oltre ogni etica e limite di coscienza, Tommy abbandona Joel e si unisce alle Luci, una fazione operante negli Stati Uniti che mira alla formazione di un nuovo Stato democratico, avverso soprattutto all’occupazione della FEDRA (Federal Disaster Response Agency), l’organizzazione di risposta militare che ha cercato – spesso con insuccesso – di gestire e tenere a bada le varie zone di quarantena sparse per il Paese.

Nel mentre Joel si sposta verso Boston (controllata in gran parte proprio dalla FEDRA) e conosce Tess, una donna con cui ha un certo rapporto, forse addirittura sentimentale, pur non venendo in realtà mai chiarita esplicitamente la cosa nel gioco. É chiaro che Joel abbia una grande difficoltà a creare legami affettivi dopo quanto successo con Sarah, e forse anche questo è alla base della volontà di Druckmann nel non spiegare la situazione.

 

The Last of Us Joel Tess

 

I due comunque intraprendono una cospicua attività di contrabbando, e sono rispettati (e temuti) da buona parte della popolazione della zona. Un quantitativo di armi non arrivato a destinazione porta però Joel e Tess a interrompere la consueta routine e confrontarsi con Marlene, la leader delle Luci, gruppo ormai in fuga da Boston e a cui il carico è stato consegnato.

L’unico modo per riottenere le armi – anche in quantità maggiore di quanto previsto dal carico iniziale – sta nel portare a compimento una consegna speciale: questa volta non si tratta di merci o medicinali, ma di una semplice ragazzina di nome Ellie.

Tess e Joel non hanno la minima idea del perché la sopravvivenza di Ellie sia così importante

Tess e Joel a primo acchito non hanno la minima idea del perché la sopravvivenza di Ellie sia così importante, come del perché debba essere trasportata come risorsa così essenziale per la milizia delle Luci, ma decidono poco convinti di accettare l’incarico e risolvere quindi in fretta la questione. Come scopriranno da lì a breve, le cose non sono così semplici, e Ellie si rivela in realtà immune all’infezione, come dimostra un morso vecchio di settimane sul suo braccio.

 

 

Ma chi è Ellie? E come si è procurata questo morso sul braccio? A molte delle domande risponde il DLC Left Behind e alcuni documenti/riferimenti da un capitolo più avanzato del gioco. Rimasta orfana di madre alla nascita (la stupenda lettera della madre Anna dovrebbe esservi rimasta impressa), Ellie viene lasciata in un collegio militare di Boston, dove stringe amicizia con una ragazza di nome Riley.

Improvvisamente scomparsa dagli alloggi del collegio, Riley si unisce alle Luci per poi non resistere e tornare a trovare l’amica, con cui fugge per una romantica esplorazione di un vicino centro commerciale (o quello che ne rimane). Tra uno splendido carosello, un ballo spensierato di due ragazze a vicenda innamorate e un bacio dopotutto non così inaspettato, l’immaginario di The Last of Us ci ricorda il suo cinismo e la sua assenza di indulgenza, portando sia Riley, sia Ellie ad essere morse e infette.

Ellie per miracolo sopravvive e sviluppa un’immunità, Riley invece si trasforma. Un senso di colpa inarrestabile, logorante e insidioso, importantissimo per il personaggio, si nasconde quindi nella ragazza alla domanda: “Perché io e non lei?”.

 

Storia di The Last of Us Left Behind

 

Tornando ora all’avventura del gioco principale, Tess, Joel e Ellie raggiungono finalmente il punto di incontro con la squadra di Luci che avrebbe dovuto scortare Ellie, in modo da portarla al sicuro in una struttura adeguata per elaborare un vaccino.

Quello che si ritrovano sono però soldati ribelli morti, per poi essere avvolti improvvisamente da una trappola della FEDRA; Tess è stata infettata e in uno dei momenti più memorabili del gioco fa leva sugli ingessati sentimenti di Joel per fargli promettere di accompagnare Ellie fin dove necessario. Ellie è l’unica salvezza, l’unico bagliore al termine di una grotta che impedisce ogni speranza, è la rivincita dell’umanità e un degno fine a cui rendere la vita.

Ellie e Joel dunque scappano e Tess si sacrifica per permetterglielo: inizia un lungo viaggio lungo diverse stagioni che vedrà i due percorrere buona parte degli Stati Uniti.

Storia di The Last of Us

 

 

 

Un viaggio lungo tutti gli Stati Uniti

La storia di The Last of Us – a differenza di quella del suo seguito, che è l’opposto su questo piano – da qui in poi è estremamente verticale, da road movie, sviluppandosi su episodi circoscritti e quasi auto-conclusivi, ognuno con diversi nemici e personaggi secondari.

La prima tappa è quella vicina di Lincoln, dove Joel incontra Bill, una sua vecchia conoscenza con cui portava avanti, insieme a Tess, operazioni di contrabbando all’interno della zona di quarantena di Boston.

Bill rappresenta parte dei temi del gioco, avendo scelto una vita solitaria senza alcun affetto, in funzione della convinzione che l’unico modo di sopravvivere sia quello di limitare il più possibile legami ed emotività. É un modo di pensare molto simile a quello di Joel dopo il lutto di Sarah, evidente nel suo rapporto con Ellie e in generale nell’evoluzione del personaggio.

I due in ogni caso riescono a trovare un auto funzionante e si mettono in marcia verso Jackson, in Wyoming, il luogo dove Tommy ha fondato una serena comunità dopo aver abbandonato anche le Luci; il fratello di Joel è l’unico riferimento utile per sapere dove poter portare Ellie per eseguire tutti i necessari esami medici per la sintesi di una cura.

 

Bill The Last of Us

 

Percorrere l’America on the road in un futuro post-apocalittico pieno di disperati, folli ed infetti è tuttavia tutto meno che semplice, e a Pittsburgh il viaggio subisce un pesante alt a causa di un assalto da parte di cacciatori, che cercano di ingannare Joel esattamente nello stesso modo in cui lui stesso ingannava ignari viaggiatori in un non troppo lontano passato.

Pittsburgh era un tempo controllata dalla FEDRA come parte di Boston e ora è controllata del tutto da banditi, che dopo avere collaborato con le Luci per la liberazione della città hanno preso il comando e scacciato la fazione idealista. Le strade pullulano di conseguenza di cadaveri (o meglio, scheletri) di soldati morti, si vedono ovunque i segni della ormai passata fortificazione militare della zona di quarantena, i muri sono insozzati di murales all’insegna della rivolta e vecchie attrezzature militari vengono ora utilizzate senza grossi problemi dai cacciatori.

Nel lungo percorso di sopravvivenza attraverso il tessuto urbano abbandonato Ellie compie tra l’altro il suo primo omicidio per salvare Joel e comincia la sua lenta transizione a sopravvissuta, il primo di mille sacrifici in nome di un fine superiore.

 

Ellie pistola storia the last of us

 

La coppia incontra poi due fratelli, Henry e il più piccolo Sam (ha circa la stessa età di Ellie), anche loro intrappolati come la coppia di protagonisti e anche loro in cerca di un modo per raggiungere le Luci.

Ancora una volta, Ellie sopravvive e qualcuno muore per l’infezione e le sue conseguenze

Dopo un lungo percorso di fuga tra città, fogne e periferia sembra che tutto si sia risolto per il meglio, ma in realtà Sam è stato morso lungo il tragitto, e uno straziante dialogo con Ellie anticipa la sua trasformazione nel primo stadio di infezione. Henry è necessariamente costretto ad uccidere il fratello, ma non riesce a superare il trauma di un’azione simile, suicidandosi. Ancora una volta, Ellie sopravvive e qualcuno muore per l’infezione e le sue conseguenze, come già prima accaduto anche con Tess: senso di colpa su senso di colpa, e l’unica cosa che la tiene in piedi è a conti fatti la consapevolezza di uno scopo risolutivo che giustifichi tutta quella sofferenza.

 

Storia di The Last of Us Henry

 

Avanti veloce fino all’autunno e finalmente Tommy (ormai sposato e “sistemato”) e Jackson sono a portata, la stessa location dove si conclude il gioco e la stessa da cui prende piede il secondo capitolo, una splendida oasi autosufficiente che fa leva sull’energia idroelettrica per ripristinare parte della normalità per i suoi abitanti.

Inizialmente convintosi a lasciare la ragazza in modo che fosse il fratello a concludere il lavoro, Joel abbandona finalmente ogni riserva dopo una sfuriata eclatante con Ellie (uno dei dialoghi più importanti e memorabili del gioco), accettando una volta per tutto il suo ruolo simil-paterno e prendendosi la responsabilità di portare la potenziale salvezza della civiltà umana dalle Luci.

É chiaro in partenza che Joel persegua questa missione più perché ne comprende l’importanza nell’ottica della sua compagna di viaggio che per altro; Joel non ha realmente alcun interesse nella causa, come vedremo anche sul finale, o comunque, anche lo avesse, non è minimamente comparabile per rilevanza all’attaccamento che prova per Ellie.

 

 

Detto questo, secondo Tommy, la base delle Luci in teoria, giusto in teoria, dovrebbe essere nascosta alla University of Eastern Colorado, ma ovviamente le cose non vanno per il verso giusto.

L’università è stata abbandonata da tempo dalle Luci, e dunque Ellie e Joel sono da capo a dodici, diretti stavolta verso Salt Lake City in Utah, dove stavolta dovrebbero davvero trovare la fazione tanto ricercata.

Rallentati però dall’inverno e da una gravissima ferita riportata da Joel a causa dello scontro con degli uomini all’università, i due si rifugiano prima in un centro commerciale (come visto in Left Behind), e poi si spostano nei pressi di un lago in attesa di poter ripartire.

 

Storia di The Last of Us università

 

Mentre a caccia di un cervo nel paesaggio innevato, Ellie fa la conoscenza di David e James, due sconosciuti che si scoprono essere leader di un gruppo di cannibali (e già, insomma) e in secondo luogo dello stesso gruppo che Joel ha decimato all’università e a causa di cui è rimasto ferito.

Una volta chiarito l’arcano ovviamente le cose non vanno per il verso giusto e Ellie rischia di essere uccisa (e divorata), in quanto appunto catturata nel tentativo di sviare l’attenzione da Joel. Joel a questo punto si sveglia e si rende conto dell’assenza di Ellie, arrivando quindi a superare con una certa rabbia ogni difficoltà fisica, massacrando chiunque gli si trovi davanti e applicando un metodo di interrogatorio a dir poco crudele e cruento (ricordatevene per Parte II).

Già da giovanissima Ellie si trova a scendere a patti con gli abissi più cupi della violenza

La quattordicenne da sola riesce in realtà ad avere la meglio, e sconvolta da quanto accaduto fino a quel punto perde il controllo e colpisce per disperazione con un coltello il corpo inerme e già senza vita di David. L’intervento di Joel conclude un’altra delle scene più cult e terribili del primo The Last of Us, un punto di non ritorno nell’evoluzione di Ellie, che già da giovanissima si trova a scendere a patti con la sua umanità e a scoprire gli abissi più cupi della violenza, portando a strascichi evidenti pure una volta adulta.

 

 

Storia di The Last of Us

 

 

 

 

Il costo di una vita

Arrivati a Salt Lake City dopo un viaggio di circa un anno, i due finalmente si trovano davanti all’ultimo obiettivo, dopo mille difficoltà. Degna di nota di queste battute finali è sicuramente l’apparizione delle giraffe, che con una forza simbolica dirompente scandisce l’innocenza sopravvissuta ad un mondo malato.

É la testimonianza più netta, potente ed esplicita di una narrazione di contrasti che percorre ogni sezione del gioco e rimane la principale firma riconoscibile dell’essenza fondamentale dell’intera storia di The Last of Us, andando dare le fondamenta persino del racconto molto più cupo di Parte II.

Chiusa questa parentesi, i due trovano le Luci, o meglio, le Luci trovano loro. La leader del gruppo Marlene è all’ospedale della città, un miracolo considerando il percorso attraverso tutto il Paese, un doppio miracolo considerando che anche Ellie e Joel sono riusciti ad arrivare, per giunta senza alcun supporto esterno.

Effettivamente il sogno è possibile, ma ha un costo

Effettivamente il sogno è possibile, la ragazza che dal nulla ha sviluppato l’immunità e detesta sé stessa per questo potrebbe essere la chiave per sviluppare un vaccino, un punto fermo per riformare la civiltà e un orizzonte a cui guardare per ricostruire quanto perduto. Solo che il fungo mutato di Ellie cresce intorno al suo cervello, e non è possibile rimuoverlo senza uccidere l’ospite

Quello che accade in chiusura è quindi il perfetto contraltare a quanto accaduto nel prologo del gioco: Joel non può perdere sua figlia, non di nuovo. Nonostante sia anche per certi versi comprensibile sacrificare il mondo per una persona, dal punto di vista di un padre, è anche una decisione egoistica, nata e germogliata dal trauma, senza dopotutto grande riguardo per quanto desiderato da chi viene salvato.

 

 

Ellie avrebbe desiderato morire in quell’ospedale, per dare un senso ai sacrifici, per dare un senso ad un’immunità che non sentiva di meritare rispetto alla sofferenza altrui, per dare un senso al dono di una vita laddove già doveva esserci morte. Un senso, insomma, un qualsiasi senso in una realtà folle e confusa, dove le linee morali si confondono e le decisioni si inseguono l’un l’altra incatenate da conseguenze fuori da ogni controllo.

Un senso alla propria esistenza, forse la cosa più rara in un’immaginario simile, viene dunque negato ad Ellie (e alle Luci), consumato dalla strage di un uomo non disposto ad affrontare di nuovo la perdita. Un uomo che poi mentirà per nascondere quanto fatto, non per sé, ma per permettere ad Ellie di andare avanti ed affrontare ogni giornata, di superare il suo senso di colpa da sopravvissuta, di non rimanere incastrata in un ruolo provvidenziale che la ha spinta a trovare la forza per completare il viaggio.

Tuttavia, le menzogne di Joel sono menzogne evidenti e menzogne evidenti rimangono; l’accettazione di questa verità artificiale è ipocrita in partenza, perché entrambi sono consapevoli – almeno in parte – di quanto accaduto. L’epilogo della storia di The Last of Us a riguardo è da antologia, nel non dare una soluzione delle vicende al giocatore, lasciandolo su un primo piano eloquente di una Ellie stravolta, che non può fare a meno di accettare – forse inconsciamente -, con un semplice e pesantissimo ok, l’ipocrisia necessaria a superare lo scoglio di un destino mancato.