Tim Berners-Lee è intervenuto a un meeting delle Nazioni Unite per denunciare i pericoli del divario digitale.
Ieri, giovedì 11 giugno, l’inventore del World Wide Web ha sollevato il problema di come 3.5 miliardi di persone non siano riuscite ad appoggiarsi al digitale per attenuare le difficoltà generate dalla pandemia di Covid-19, di fatto ampliando le disparità economiche.
Stando ai calcoli di Berners-Lee, il divario digitale andrebbe a ledere i popoli marginalizzati: i cittadini dei Paesi in via di sviluppo, coloro con redditi bassi, donne e ragazze. «È più probabile del 21 per cento che gli uomini siano online, rispetto alle donne, il 52 per cento nei paesi in via di sviluppo», ha fatto notare.
Per questo motivo, la Fondazione World Wide Web, di cui Berners-Lee è cofondatore, sta assistendo l’Organizzazione delle Nazioni Unite a stendere una tabella mi marcia per la Cooperazione Digitale, un piano d’azione che mira a sviluppare nuovi modelli finanziari per far si che entro il 2030 internet sia accessibile a tutti a prezzi abbordabili.
«Se non affrontiamo l’instabilità e la disuguaglianza del digitale, queste continueranno a esacerbare l’instabilità e la disuguaglianze fisiche», ha denunciato Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite. La divisione digitale rischia per lui di divenire «il nuovo volto delle insicurezze e del conflitto».
L’ONU e Tim Berner-Lee sottolineano inoltre con un certo allarme che la nostra società stia usando le potenzialità della Rete con un approccio negativo che, al posto di creare equilibrio, finisce con il polarizzare i popoli, sviluppando atteggiamenti xenofobi e violenti.
«Discorsi d’odio, discriminazione e abusi stanno attraversando gli spazi digitali. Le campagne di disinformazione mettono la salute e le vite a rischio […] Pericolosi attacchi digitali colpiscono i sistemi degli ospedali, minacciando di distruggere la Sanità impedendogli di salvare le vite»,
ha sottolineato Guterres.
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