La ripresa dei lavori sul set per i sequel di Avatar ha scatenato un polemica politica in Nuova Zelanda contro il Governo.
La produzione dei sequel di Avatar si è di nuovo spostata in Nuova Zelanda, dove i protocolli varati dal Governo stanno permettendo a varie produzioni di ricominciare a lavorare. Ma, sembra che qualcosa non stia convincendo tutte le forze politiche del Paese, tanto che Il Governo stesso è stato accusato di favoritismi nei confronti della produzione di James Cameron.
Ecco cosa ha dichiarato il parlamentare David Seymour:
Ora come ora sembra che se sei amico del Governo puoi continuare a lavorare, altrimenti stai a casa. Devono esserci regole valide per tutti, non è accettabile che i politici decidano chi far entrare nel Paese.
La polemica è scoppiata perché ben 56 membri della produzione di Avatar hanno ottenuto il permesso di entrare in Nuova Zelanda, mentre 9 richieste su 10 di questo genere sono stare respinte dal Governo.
Sulle 201 persone fatte entrare in Nuova Zelanda, con una deroga eccezionale con permesso di lavoro, il 25% tra questi è membro della produzione di Avatar. Insomma, il dibattito politico si sta infiammando.
Tutto ciò accade poco dopo che il produttore Jon Landau ha parlato della ripresa dei lavori su set, ed ha dichiarato che la storia si concentrerà sulla famiglia Sully e su cosa ha permesso di tenerli uniti. Jake e Neytiri avranno già una famiglia nel film, e forzati ad abbandonare la propria casa si ritroveranno ad esplorare Pandora, passando diverso tempo dentro e fuori dall’acqua.
E tutti gli elementi del film, secondo Landau, permetteranno al pubblico di trovare una via di fuga dalla realtà. L’obiettivo è creare un mondo alternativo che possa intrattenere, ed il produttore ha fatto subito scattare il paragone con il Signore degli Anelli.