Pandemie, quali nazioni reagiscono meglio?

Nel gestire le pandemie non importa che le nazioni siano democratiche o autocratiche, ad essere rilevante è l’iniquità economica tra ceti sociali.

Ad affermarlo è una recente ricerca del professor Mauro Guillen dell’Università di Wharton, business school della Pennsylvania. Stando alle indagini storiografiche fatte dell’uomo, i diversi tassi di mortalità registrati in questo periodo si giustificherebbero guardando alla diversità delle strutture economiche nazionali.

Certo, non sorprende che un istituto specializzato in business identifichi nell’economia la risposta a ogni dubbio, tuttavia la prospettiva di Guillen riesce a trovare una chiave di lettura alternativa sul perché alcuni Paesi siano finiti con il subire così tante perdite.

Come prima cosa, il testo sfata il falso mito che identifica nelle regimi dittatoriali i modelli di eccellenza nel combattere le epidemie. D’altronde gli esempi li abbiamo sotto gli occhi: nazioni governate da uomini forti quali l’Iran e il Brasile sono state travolte pesantemente da Covid-19 e faticano a uscirne.

 

 

Le dittature possono certamente rispondere alle minacce in maniera più diretta e immediata, ma le democrazie riescono a compensare offrendo trasparenza e ottenendo la collaborazione dei loro popoli. Semmai, stando ai dati raccolti dal professore, le democrazie sono più efficienti a riprendersi economicamente a pandemia terminata, mentre le autocrazie rischiano spesso di collassare su sé stesse.

«Perlopiù non importa se sei una democrazia o una dittatura, ma la disuguaglianza può rendere le conseguenze [di un’epidemia] molto, molto peggiori, specialmente per quanto riguarda il numero di persone infette»,

ha dichiarato Guillen.

A essere determinanti sarebbero quindi la ricchezza e la solidità delle infrastrutture delle nazioni colpite, seguite a ruota dalla fiducia riposta dal popolo nelle istituzioni e dal tasso di disuguaglianza economica.

La pessima risposta di nazioni quali Italia, Spagna e USA alle pandemie sarebbe quindi legata a delle competenze di stato inadeguate e frammentate, nonché alla scarsa propensione del popolo a fidarsi delle indicazioni offerte dagli organi competenti.

Tra le migliaia di decreti di dubbia interpretazione, le leggi regionali che non tengono conto di quanto stabilito dal Governo, i dissapori tra classe politica ed esperti epidemiologici, non si può negare che Guillen potrebbe aver colto almeno un briciolo di verità.

 

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