Milano dichiara guerra alle pubblicità delle auto inquinanti, divieto come per armi e fumo

Milano cerca sponsor, ma snobba l’automotive, tra polemiche e sberleffi.  Così le auto che non rispettano la svolta green della città finiscono nello stesso calderone di armi, porno e tabacco.

Con un comunicato, il Comune di Milano fa sapere di aver predisposto un nuovo piano per chiedere l’aiuto dei privati nell’ambito della “rigenerazione urbana”. Una call to action, che consente ai brand di stringere accordi di sponsorship con il comune nell’ambito del piano di rigenerazione urbana della città.

Il contributo dei privati alla vita cittadina è iscritto nella tradizione di Milano e, oltre ad essere un contributo utile al Comune, rappresenta un’occasione di inclusione e di vivacità per le politiche di rigenerazione degli spazi urbani.

Si legge nel comunicato. Ma le porte non sono aperte a tutti. Nel paragrafo immediatamente successivo, infatti, il Comune si affretta a precisare che l’amministrazione è libera di rifiutare ogni proposta, ad esempio nel caso di conflitti d’interesse, o quando il brand che vuole sponsorizzare il lavoro di riqualifica rischia di “creare un danno d’immagine”.

Comprensibile, non fosse che nel calderone degli sgraditi ci finiscono anche i brand automobilistici.

E’ vietata la pubblicità diretta o collegata alla produzione o distribuzione del tabacco, super alcolici, materiale pornografico, a sfondo sessuale, inerente armi, brand automobilistici non coerenti con le policy di sostenibilità ambientale promosse dal Comune di Milano (…)

La domanda spontanea ovviamente è: cosa si intende con “non coerenti con le policy di sostenibilità ambientale promosse dal Comune di Milano”?  Vieta le partner che possano promuovere auto a motore termico tout court? Chiude le porte ai brand (oramai pochetti) che non abbiano ancora predisposto un piano di elettrificazione del parco auto? Permette esclusivamente sponsor atte a promuovere la vendita di auto elettriche o ibride?

La risposta ancora non c’è, ma nel frattempo è già polemica.

La svolta green di Milano: 

 

 

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