La caccia a un trattamento efficace per COVID-19 ha portato un team di ricercatori a trovare un improbabile alleato per il loro lavoro: un lama chiamato Winter.
Una terapia con gli anticorpi per COVID-19 non è come un vaccino, ossia non serve per non contrarre la malattia, però può essere una cura efficace per le persone infettate. In particolare, può essere molto efficace su gruppi vulnerabili come gli anziani, che generano una modesta risposta ai vaccini, il che significa che la loro protezione potrebbe essere incompleta.
I ricercatori hanno collegato due copie di un tipo speciale di anticorpo prodotto dai lama per creare un nuovo anticorpo che si lega strettamente a una proteina chiave sul coronavirus che causa COVID-19. Questa proteina, chiamata spike protein, consente al virus di penetrare nelle cellule ospiti.
I test iniziali su cellule in coltura sono molto promettenti.
Questo è uno dei primi anticorpi noti per neutralizzare la SARS-CoV-2
ha affermato Jason McLellan, professore associato di bioscienze molecolari presso UT Austin e tra gli autori del lavoro.
Il team, formato da alcuni dei ricercatori che lo scorso gennaio hanno risolto la struttura tridimensionale della proteina spike di SARS-Cov-2, si sta ora preparando a condurre studi preclinici su animali come criceti o primati non umani, con la speranza di test successivi sugli esseri umani.
I vaccini devono essere somministrati un mese o due prima dell’infezione per fornire protezione
ha detto McLellan che prosegue
Con le terapie con anticorpi, stai somministrando direttamente a qualcuno gli anticorpi protettivi e quindi, subito dopo il trattamento, dovrebbero essere protetti. Gli anticorpi potrebbero anche essere usati per trattare qualcuno che è già malato per ridurre la gravità della malattia.
Anche gli operatori sanitari e altre persone a maggior rischio di esposizione al virus possono beneficiare di una protezione immediata.
Ma come mai l’anticorpo proviene proprio da un lama?
I sistemi immunitari dei lama hanno una particolarità: quando rilevano invasori estranei come batteri e virus, questi animali (e altri camelidi come gli alpaca) producono due tipi di anticorpi. Il primo è simile agli anticorpi umani, il secondo invece è di circa un quarto delle dimensioni. Questi più piccoli, chiamati anticorpi a singolo dominio o nanobodies, possono essere nebulizzati e utilizzati in un inalatore.
Ciò li rende potenzialmente davvero interessanti come farmaco per un patogeno respiratorio perché lo potresti somministrare direttamente nel sito di infezione
ha dichiarato Daniel Wrapp, studente laureato nel laboratorio di McLellan e primo autore del lavoro.
La storia di Winter
Winter è un lama che oggi ha 4 anni e vive in una fattoria nella campagna belga insieme ad altri 130 lama e alpaca.
La cosa curiosa è che il suo ruolo nell’esperimento risale addirittura al 2016 quando aveva circa 9 mesi e i ricercatori stavano studiando due coronavirus precedenti: SARS-CoV-1 e MERS-CoV.
In Winter sono state iniettate, nel corso di circa sei settimane, le proteine Spike di questi virus, secondo una procedura che può essere anche usata per creare dei vaccini.
Successivamente, i ricercatori hanno raccolto un campione di sangue e hanno isolato gli anticorpi legati a ciascuna versione della proteina Spike. Uno di questi anticorpi aveva già mostrato la capacità di fermare l’infezione di SARS-Cov-1 in cellule in coltura.
È stato eccitante per me perché ci lavoravo da anni. Ma allora non c’era un grande bisogno di trattamento contro questi coronavirus. All’epoca era solo una “ricerca di base” invece adesso può potenzialmente avere anche delle implicazioni traslazionali ossia possiamo passare dalla molecola al paziente.
ha detto Wrapp.
Il team ha progettato quindi il nuovo anticorpo che sembra funzionare contro l’attuale SARS-CoV-2 che provoca COVID-19 collegando due copie dell’anticorpo del lama che ha funzionato contro il precedente virus SARS.
Per ora i risultati sono solo sulle cellule in colture e quindi bisognerà passare alle altre fasi della sperimentazione prima di poter avere una cura basata su questa scoperta, ma la cosa da sottolineare è che i rapidi risultati ottenuti in questa ricerca che è stata pubblicata su una rivista scientifica di alto livello nel giro di poche settimane sono stati possibili grazie agli anni di lavoro di “ricerca di base” già svolto su coronavirus correlati a quello che provoca COVID-19.
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