COVID-19: i dati satellitari per capire come la pandemia ha cambiato l’aria che respiriamo

Covid-19

I dati satellitari possono aiutare a capire come la pandemia ha influito sull’ambiente e allo stesso tempo darci indicazioni su quali sono i segnali ambientali che possono influenzare la diffusione del virus Covid-19.

Gli scienziati utilizzano i dati raccolti dai satelliti del Earth-observing della NASA per capire come la pandemia di Covid-19 ha impattato l’ambiente, l’economia e la società e allo stesso tempo verificare se e quali segnali ambientali possono aver influenzato la sua diffusione. Sono diversi i progetti avviati dalla Earth Science Division della NASA per esaminare in che modo il confinamento imposto dalla pandemia sta cambiando l’ambiente e l’aria che respiriamo e se anche il clima può essere un elemento centrale nella diffusione del virus.

Il monitoraggio dei dati ambientali provenienti sia dalle osservazioni satellitari che dai sistemi terrestri combinata con la valutazione dei dati passati permette di verificare qual è stata e come è cambiata la composizione dell’aria che respiriamo.

La NASA ha deciso di rendere questi dati accessibili a scienziati, economisti e professionisti per aiutarli a capire come sta cambiando la composizione chimica dell’atmosfera.

Confrontando i dati storici di cinque anni fa con quelli attuali gli scienziati cercano di capire come le decisioni governative in tema di reclusione a causa del virus possono aver influenzato i cambiamenti dell’aria che respiriamo in particolare i cambiamenti nella quantità di biossido di azoto uno degli elementi principali dell’inquinamento.

Oltre alle decisione restrittive del lockdown possono esserci anche altri fattori che influenzano la diffusione del virus.

Quello che si vuole capire è se effettivamente il cambio stagionale, l’umidità e la temperatura possono influenzare la diffusione del virus.

 

Riprendendo un altro progetto della NASA sullo studio della diffusione delle malattie infettive enteriche, o malattie intestinali come il colera, che sono dipendenti da fattori climatici e di alimentazione, si vuole sapere se anche il Covid-19 possa dipendere da fattori climatici.

La sfida è proprio quella di incrociare i dati dei satelliti terrestri con quelli della salute pubblica relativi a COVID-19:

sarà possibile identificare se ci sono collegamenti significativi? i casi diminuiscono all’aumentare della temperatura o dell’umidità?

 

Sebbene i casi probabilmente diminuiranno man mano che ci spostiamo verso l’estate, vogliamo sapere quanto di quel cambiamento è dovuto alle politiche di distanziamento sociale e agli ordini di blocco rispetto a temperature e umidità più elevate

ha affermato Ben Zaitchik alla Johns Hopkins University di Baltimora.

Se il team trova un legame tra il clima e i casi di COVID-19 questo influenzerà le ipotesi dei termini di una potenziale seconda ondata di casi durante l’autunno.

Ma è ancora tutto da dimostrare.

 

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