Summertime, parlano i protagonisti: “Un’occasione per avere più fiducia nel futuro!”

Summertime

Arriva dal 29 Aprile su Netflix Summertime, la nuovissima serie italiana Original Netflix che ci porta in un’estate senza tempo tra sogni, amori, crescita e “balene bianche” da affrontare. Ne abbiamo parlato insieme ai due protagonisti, Coco Rebecca Edogamhe e Ludovico Tersigni.

Summertime è la nuova serie originale italiana Netflix prodotta da Cattleya – parte di ITV Studios – girata nella romagna dei nostri giorni e con protagonisti un gruppo di ragazzi alle prese con la voglia di fuga, di libertà e indipendenza, ma anche di leggerezza, voglia di vivere e di amare.

Un gruppo eterogeneo che, prendendo in esame il Moby Dick di Herman Melville, combattono la propria battaglia contro la propria “balena bianca”. Come ci dice Ludovico Tersigni, interprete di Alessandro, nella nostra intervista:

La realtà è che noi siamo la nostra balena bianca. L’unica persona che c’è tra te e il tuo obiettivo sei proprio tu, perché non sai come raggiungerlo e quindi ti demoralizzi. La realtà però è diversa; c’è sempre un modo per uscire da queste situazioni.

Alessandro è un ragazzo romano, che si è trasferito con la sua famiglia in quella che sembra essere la nostra Cesenatico per rincorrere un sogno: correre con la sua moto. Ma dopo tante vittorie, e qualche sconfitta, Alessandro si sente insicuro, insoddisfatto, frustrato anche dal rapporto con suo padre, suo manager da sempre.

 

Summertime

 

Quello che era un sogno per Alessandro, adesso sembra essere diventato un vero e proprio incubo. Eppure quando si è giovani la vita è abbastanza imprevedibile, quasi sempre sorprendente, ed è proprio l’incontro con Summer a riportare Alessandro su una strada meno lastrica di problemi e dubbi, concedendosi un’estate che, in fondo, non ha mai vissuto.

 

 

La video intervista

Guarda la nostra intervista a Ludovico Tersigni e Coco Rebecca Edogamhe, protagonisti di Summertime:

 

 

 

 

Ed è proprio dall’estate che inizio la mia conversazione con Ludovico e Coco, mentre facciamo un’intervista un po’ diversa dal solito, ognuno nella propria stanza in zone diverse dell’Italia, con un programma che forse prima non avremmo mai usato ma che adesso diventa la chiave per conferenze, lezioni e si, anche video interviste.

Non so sinceramente cosa ci riserva il futuro, né come sarà la nostra estate, credo però che una serie come Summertime, colorata, con tematiche come l’amicizia, l’amore, la giovinezza, può essere in questo momento un’occasione per avere un po’ di fiducia anche nel futuro. Possiamo provare ad immaginare che tutto tornerà ad essere come è sempre stato!

E sono proprio questi i punti di forza di una serie come Summertime, dove sicuramente il lavoro per le produzioni italiane che vedono coinvolti giovanissimi artisti ancora e lungo, soprattutto dal lato delle sceneggiature, dei dialoghi e della recitazione, eppure si nota una palese voglia di fare, un impegno che in tante produzioni nostrane manca.

 

Summertime

 

Una fotografia calda, intensa. Una regia che strizza volutamente l’occhio a teen drama molto amati all’interno della schuderia di Netflix, come The End Of The F***ing World, dove il lavoro della camera da presa non è mai invasivo, ma è quasi sempre onirico, dando l’illusione allo spettatore di vedere con gli occhi dei protagonisti stessi.

Forse rispetto alla serie sopracitata o altre colleghe quali Sex Education o I’m not okay with this, Summertime coinvolge un pubblico, un target di più giovani, non riuscendo ancora a conquistare la maturità adatta per allargarsi ad uno spettatore più adulto.

Come dicevo poco fa, la strada per le storie italiane è ancora lunga, per la loro stesura e il lavoro di verosimiglianza, ma sicuramente pur cadendo in classici cliché e banalità, Summertime cerca di parlare della giovinezza odierna, di una sessualità più libera, di un bisogno di evasione sempre più crescente, ma mantenendo quella spensieratezza immortale tipica di quegli anni e dell’estate.

 

 

Si, l’estate che è un “personaggio” cardine all’interno di questa serie.

Il sapore della salsedine sulla pelle fino a tardi, l’alba in spiaggia, le feste fino a cadere stremati di stanchezza, quegli amori folli e viscerali che con la prima pioggia di metà Agosto inizia a lasciare sulle labbra il sapore amaro di chi deve tornare alla normalità. Si, perché in fondo l’estate è sempre un po’ infima da questo punto di vista. Ci corteggia, ci rende ebbri, carichi di gioia e spensieratezza; ci fa perdere in avventure sfrenate e quasi impossibili, distaccandoci quasi dalla realtà, ma poi bisogna sempre tornare alla realtà. L’arrivo di Settembre, la fine dell’estate, l’odore di pioggia e la sensazione della sabbia bagnata sotto i piedi ci ricorda che questa è solo una parentesi. Una parentesi tanto bella quanto dolorosa, ma che come tutte le parentesi è destinata a chiudersi e a lasciare il cuore un po’ leggero.

Spero che questa serie possa portare un po’ di felicità, distrarre le persone.

Dice la giovanissima interprete di Summer, Coco Rebecca Edogamhe, continuando:

So che è strano in questo momento vivere certe circostante, e noi siamo i primi che vorrebbero ritornare a vivere quell’estate. Penso che Summertime possa essere un modo per avere un contatto con la realtà.

Interessante, e qui lo zampino di Netflix è lungo soprattutto con il discorso degli ultimi anni legato al genere teen drama, il lavoro di percezione che si sta facendo su queste serie legato alla sfera di dialogo che sembra sempre più mancare negli odierni genitori e figli.

 

 

In Summertime i genitori, pur non essendo protagonisti, non sono meri cartonati

In Summertime i genitori, pur non essendo protagonisti, non sono meri cartonati messi sullo sfondo, ma sono partecipi, attivi, spesso sono gli antagonisti o semplice la valvola di sfogo per frustrazioni, paure, dubbi. Il dialogo, come lo stesso Ludovico ci dice, è qualcosa che manca e che forse serie come Summertime riescono a mettere un focus su questo aspetto che, invece, dovrebbe essere il maggior punto di contatto fra queste due generazioni a confronto. Del resto, prima di essere genitori, siamo stati tutti, a nostra volta, figli.

 

 

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