Spine dorsali di topo e muscoli artificiali, qui nasce il futuro delle protesi

ratti roditori bevono latte

Muscoli stampati in 3D sulle vertebre di topo: queste le basi su cui si progettano le protesi del futuro.

L’Università dell’Illinois ha in questi giorni pubblicato i risultati della ricerca condotta dal professor Collin Kaufman, il quale sta esplorando nuovi orizzonti della medicina creando “robot” biologici costituiti da muscoli artificiali innestati su ratti neonati.

L’esperimento dimostra come i tessuti biomimetici a tre dimensioni siano in grado di formare giunzioni neuromuscolari funzionali con le strutture ossee viventi, mimando di fatto uno sviluppo parziale del sistema nervoso periferico.

In altre parole, gli scienziati hanno “stampato” dei muscoli sulla parte terminale della spina dorsale di un ratto, provando così come la colonna vertebrale sia in grado di estendere motoneuroni alla muscolatura.

«La spina dorsale riesce a riconoscere quei muscoli e fa quello che fa nel resto del corpo – crea queste contrazioni ritmiche – anche dopo essere stato estratto dal corpo per più di una settimana»

ha detto Kaufman.

Il risultato è un “biobot” lungo sei millimetri capace di contorcersi con naturalezza, un incubo degno dei film di Cronenberg che però rivela risvolti potenzialmente utili sia per la zoologia che per la bioingegneria.

 

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I motoneuroni spinali e il sistema nervoso periferico sono infatti notoriamente difficili da studiare negli animali viventi e una simile ricostruzione indotta potrebbe garantire una maggiore comprensione delle malattie che le affliggono, per esempio la sclerosi laterale amiotrofica (SLA).

Gli studi di Kaufman sui muscoli di topo prospettano anche un possibile futuro nel ramo delle protesi umane. Qualora si riuscisse a garantire il nutrimento a una massa di tessuti più rilevante, si potrebbe infatti implementare questa tecnica anche nel ramo clinico ospedaliero.

«Alla fine, una cosa del genere potrà essere adoperata per la prostetica», ha dichiarato lo scienziato, assicurando tuttavia che tali impianti saranno ricavati esclusivamente da cellule umane e che quindi «nessuno avrà mai spaventose mani fatte con ossa di ratto».

 

 

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