Disinformazione e COVID-19: meglio affidarsi a TV e stampa tradizionale

Le persone che si affidano a TV e stampa “tradizionale” sono più informate in generale, ma ci sono dati sorprendenti riguardo la disinformazione.

Le persone che hanno fatto affidamento a media americani “conservatori” o ai social media nei primi giorni dell’epidemia di COVID-19 avevano maggiori probabilità di essere male informate su come prevenire il virus e di credere alle teorie del complotto su di esso.

Questo è solo uno dei risultati ottenuti sulla base di un sondaggio di Annenberg Science Knowledge messo in campo all’inizio di marzo su oltre un migliaio di persone.

Ricercatori del Annenberg Public Policy Center (APPC) dell’Università della Pennsylvania e dell’Università dell’Illinois hanno evidenziato che ci sono notevoli differenze nelle opinioni sul nuovo Coronavirus correlate all’utilizzo di diversi media da parte delle persone.

La disinformazione è una vera piaga e in una situazione di pandemia come questa può essere pericolosa quasi come il virus stesso.

 

 

 

I principali risultati sull’utilizzo dei media correlati alla disinformazione riguardo COVID-19

Chi ha utilizzato soprattutto media di stampo conservatore (come Fox News e Rush Limbaugh) è mediamente più disinformato e crede maggiormente nelle cospirazioni sulla pandemia di SARS-CoV-2. In particolare:

  • è maggiormente convinto che il governo cinese abbia creato il virus come un’arma biologica (anche se la comunità scientifica è compatta nell’affermare, alla luce delle prove a disposizione, che il virus abbia probabilmente avuto origine da animali e che non sia il prodotto di una manipolazione intenzionale);
  • è maggiormente convinto che alcuni Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) stessero esagerando il pericolo rappresentato dal nuovo Coronavirus per danneggiare la presidenza di Donald Trump;
  • è maggiormente convinto che l’assunzione di vitamina C possa impedire a una persona di essere infettata dal coronavirus (che non è supportato da nessuna prova).

Anche che ha usato principalmente social media e aggregatori di news non è ben informato, in particolare, chi ha usato i social media (come Facebook, Twitter, YouTube):

  • ha maggiori probabilità di credere che l’assunzione di vitamina C possa prevenire l’infezione da nuovo Coronavirus;
  • pensa più facilmente che alcuni nel CDC stavano esagerando la minaccia rappresentata da questa malattia;
  • crede che il virus sia stato creato dal governo degli Stati Uniti;

Le persone che hanno usato aggregatori web (come Google News, Yahoo News) invece:

  • credevano mediamente meno nell’efficacia del lavaggio delle mani
  • pensavano che non fosse utile evitare le persone sintomatiche come modi per prevenire la trasmissione del virus (bisogna considerare che il sondaggio è stato effettuato all’inizio di marzo quando la trasmissione asintomatica era meno chiara).

L’utilizzo della TV e della stampa tradizionale è correlato invece a livelli più elevati di informazioni corrette. In particolare:

  • le persone che hanno riferito di aver usato notiziari (come ABC News, CBS News, NBC News) avevano più probabilità di dire, correttamente, che il nuovo Coronavirus è più letale dell’influenza stagionale.
  • Le persone che hanno letto le notizie sulla stampa tradizionale (New York Times, il Wall Street Journal…) erano più propensi a riferire di ritenere che lavarsi le mani regolarmente ed evitare il contatto con persone sintomatiche siano modi per prevenire l’infezione e credevano meno sia che la vitamina C possa prevenire l’infezione sia che alcuni nel CDC stessero esagerando la minaccia al fine di minare il presidente e che il governo cinese abbia creato il virus come arma biologica.

Poiché sia ​​l’informazione che la disinformazione possono influenzare il comportamento, dovremmo tutti fare la nostra parte non solo per aumentare le conoscenze essenziali su SARS-CoV-2, ma anche per interdire la diffusione di inganni sulle sue origini, prevenzione ed effetti.

ha detto Kathleen Hall Jamieson, direttore dell’Annenberg Public Policy Center (APPC) e autore dello studio insieme a Dolores Albarracín dell’Università dell’Illinois.

Inoltre, tutte le forme di media dovrebbero chiedersi: il nostro pubblico è più preparato ad affrontare questo nuovo Coronavirus grazie al nostro lavoro o la fiducia che ripongono in noi sta mettendo in pericolo sia loro e sia le loro comunità?

Jamieson ha affermato che le persone che cercano di verificare le informazioni possono recarsi su siti sanitari governativi come il sito Web CDC o FactCheck.org, il progetto di “verifica dei fatti” a cura di APPC.

 

 

 

I dettagli della ricerca: il campione, la sua attendibilità e i numeri più in dettaglio

Lo studio è il primo di una serie su COVID-19 di APPC, che ha condotto ricerche simili nel 2016 sul virus Zika e nel 2019 sulla vaccinazione durante l’epidemia di morbillo.

Come gli studi precedenti, l’attuale sforzo seguirà il successo dei media nel presentare informazioni accurate e dei comunicatori sanitari nel diffondere il messaggio corretto

ha affermato Jamieson.

Il sondaggio Annenberg Science Knowledge (ASK) su COVID-19 è stato condotto dal 3 all’8 marzo 2020, su un campione rappresentativo a livello nazionale di 1.008 adulti negli Stati Uniti.

Il sondaggio è stato condotto per APPC da SSRS, una società di ricerca indipendente, che ha un margine di errore di ± 3,57%.

L’indagine, nel complesso, ha rilevato che l’87% ha affermato correttamente che il lavaggio regolare delle mani e l’evitare persone con sintomi virali erano efficaci misure preventive contro COVID-19, un buon successo nel campo della messaggistica sanitaria pubblica.

Ma ha anche trovato lacune nella conoscenza pubblica e preoccupanti credenze nelle teorie del complotto in particolare:

  • Più di 1 su 5 (23%) riteneva probabile o assolutamente vero che i cinesi avessero creato il virus come arma biologica;
  • Più di 1 su 5 (21%) ha pensato che assumere vitamina C può probabilmente o sicuramente prevenire l’infezione da Sars-Cov-2;
  • Quasi 1 su 5 (19%) ha affermato che probabilmente o sicuramente era vero che alcuni membri del CDC stavano esagerando il pericolo rappresentato dal virus per danneggiare la presidenza di Trump;
  • 1 su 10 (10%) ha affermato che probabilmente o sicuramente era vero che il governo degli Stati Uniti aveva creato il virus.

 

 

 

Ecco cinque raccomandazioni per diminuire la disinformazione suggerite dai ricercatori:

I ricercatori hanno offerto cinque raccomandazioni per migliorare la comprensione pubblica che non solo di dovrebbero applicare alla situazione attuale, ma che dovrebbero rappresentare buone pratiche in tutti i momenti, anche non quelli di crisi come questo:

1) La necessità di una comunicazione proattiva sulla prevenzione: seppure è vero che la maggior parte del pubblico (87%) sapeva che lavarsi le mani ed evitare le persone sintomatiche fossero misure preventive, le lacune nella conoscenza pubblica erano comunque importanti e “dovrebbero essere un campanello di allarme per i funzionari della sanità pubblica della necessità costante di una comunicazione efficace delle informazioni necessarie anche molto prima di una crisi”.

2) Scoprire quali sono le maggiori disinformazioni ed eseguire il “debug”: al fine di focalizzare in modo più efficace le correzioni delle notizie scorrette, i ricercatori hanno proposto di dare la priorità alle notizie false ma ritenute corrette da una percentuale maggiore del 10%. In particolare, in questo caso, le prime informazioni da smontare sarebbero quelle riguardanti la teoria del complotto secondo cui il virus è stato sviluppato dai cinesi come un’arma biologica (creduta vera dal 23%) e che alcuni membri del CDC abbiano esagerato nel dipingere COVID-19 come una minaccia al solo scopo di danneggiare il presidente Trump (19%).

3) Creare un protocollo per il monitoraggio degli interventi sui social media: offrendo un primo screening sulla disinformazione nella pandemia, lo studio fornisce un modo per valutare gli sforzi delle piattaforme dei social media per attenuare gli effetti della disinformazione.

4) Proporre ai media conservatori interventi specifici di funzionari statali e incoraggiare collegamenti ipertestuali alle pagine Web del CDC.

5) I giornali dovrebbero ridurre i salari strettamente connessi alla copertura delle notizie sul nuovo Coronavirus: la scoperta che la lettura degli articoli pubblicati sulla stampa tradizionali è associata a una minore disinformazione del virus dovrebbe incoraggiare le agenzie di stampa a rendere gratuita per tutti i lettori la copertura di notizie su COVID-19. Gli stessi lettori che apprezzano il lavoro di copertura mediatica effettuato dalla sanità pubblica potrebbero comunque rispondere abbonandosi o con donazioni.

 

 

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