Un impianto al cervello permette a una vittima di paralisi di muoversi e sentire

Paralisi e impianti

Grazie a un impianto al cervello, un uomo affetto da paralisi è riuscito a usare le mani per manipolare e percepire oggetti.

Il dottor Patrick Ganzer ha sviluppato assieme ai suoi colleghi del Battelle Memorial Institute, Ohio, una scoperta che potrebbe rivoluzionare il futuro della fisioterapia: via gli stimoli inconsci del cervello è possibile garantire movimento e tatto ai pazienti con lesioni alla colonna vertebrale. La ricerca è stata resa pubblica in settimana su CellPress.

Ian Burkhart, 28 anni, è vittima di una paralisi totale a gambe e braccia che gli permette di controllare correttamente solo le spalle e i gomiti. Offertosi come volontario per la ricerca, dal 2014 sta collaborando con gli scienziati per testare un interfaccia cervello-computer (BCI) che gli permetta di muovere l’arto destro.

Sei anni fa gli è stato inserito un impianto al cervello, da allora la sua attività cerebrale è stata registrata e convertita in impulsi motori che riescono ad “aggirare” la paralisi.

Per riuscirci, la BCI ha tradotto quegli impulsi in stimolazioni elettriche che andassero a sollecitare i muscoli attraverso a un bracciale connesso al sistema. L'”elettro-stimolatore” gli ha permesso per anni di afferrare oggetti, compiere gesti e giocare a Guitar Hero, ma le interazioni sono sempre state scevre dallo stimolo sensoriale del tatto.

 

guitar hero in paralisi

 

Il team del Battelle Memorial ha tuttavia notato che, sebbene il cervello di Burkhart non sia in grado di processare coscientemente la cosa, la macchina non ha mai smesso di raccogliere flebili dati riconducibili al tatto.

L’intuizione, espressa nell’ultima pubblicazione, è stata quella di riprodurre il senso mancante traducendo i segnali neurali subcettivi prodotti dalla corteccia in percezioni consce inoltrate ad aree del corpo sensibili.

In parole semplici, hanno “ingigantito” le informazioni e le hanno riportate al paziente via una fascia vibrante avvolta attorno al braccio. Una soluzione un po’ rudimentale, ma che non sminuisce le potenzialità mediche dell’aver identificato in Bukhart la sovrapposizione tra gli stimoli sensoriali e quelli del movimento.

 

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