Mascherine e coronavirus: come e quando ha senso indossarle

A più di due mesi dall’arrivo del coronavirus in Italia regna ancora la confusione sul come e quando utilizzare le mascherine.

Le metodologie di utilizzo delle mascherine, cioè dei dispositivi di protezione individuale, sono state codificate sin dai primi momenti dell’emergenza sanitaria dovuta al coronavirus, tuttavia ogni settimana sembra arrivare una nuova voce pronta a offrire letture alternative a quelle fornite da medici e ricercatori. Ne risulta una situazione caotica, se non addirittura nociva.

Nonostante gli esperti sanitari sconsiglino di indossare indiscriminatamente le mascherine, Lombardia e Toscana hanno deciso di renderle obbligatorie.

Allo stesso tempo, anche gli specialisti americani hanno iniziato a invitare i cittadini a coprirsi il volto. Il dubbio è quindi lecito: come ha senso difendersi dal coronavirus?

 

 

In Poche Parole

Se non hai voglia di leggere tutto l’articolo, ecco un riassunto:

  • Le mascherine FFP2 e FFP3 proteggono in parte dalle particelle virali, ma non completamente.
  • Le mascherine chirurgiche non bloccano le particelle virali.
  • Le particelle virali possono entrare nel nostro corpo dagli occhi: tutte le mascherine in questo caso sono totalmente inutili.
  • Le mascherine chirurgiche servono più che altro a ridurre il rischio che chi le indossa possa contagiare terzi, limitando la vaporizzazione e la diffusione della sua saliva nell’ambiente.
  • L’unico sistema di prevenzione davvero efficace è attualmente il distanziamento sociale.

I virioni – singole particelle virali – di coronavirus sono particelle sferiche con un diametro medio di circa 100 nm (0.10 micron). Le più piccole, infatti, misurano 0.06 micron e le più grandi 0.14 micron. Le mascherine N95 (FFP2) riescono a filtrare il 95% delle particelle con diametro di circa 0.30 micron.

 

 

 

Mascherine FFP2 e FFP3

In questi giorni basta fare zapping tra i canali di infotainment per incappare in presentatori intenti a enunciare la fitta lista di mascherine a oggi messe in commercio. Con atteggiamento al limite del feticismo, enunciano i vari codici dei prodotti – FFP2 e FFP3 – e vi affiancano la percentuale di particelle ambientali che queste sono in grado di filtrare.

Dati reali che tuttavia non fanno altro che fomentare una bulimia di informazioni che destabilizza, più che aiutare. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli, e il commissario straordinario per l’emergenza coronavirus, Domenico Arcuri, sono concordi nel ricordare a tutti che i dispositivi sopra citati non debbano essere utilizzati dai comuni cittadini.

 

coronavirus maschera

 

Vista la scarsità di mascherine disponibili, queste dovrebbero essere invece lasciate a uso esclusivo degli operatori sanitari, delle forze dell’ordine, degli addetti dei servizi fondamentali e di tutti coloro che si prendono cura di persone malate o ad alto rischio.

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Mascherine chirurgiche

Il discorso diviene più sfaccettato e ambiguo quando nell’equazione vengono introdotte le mascherine chirurgiche. Queste sono più economiche e accessibili, ma anche meno efficaci nel bloccare il coronavirus. Servono più che altro a ridurre il rischio che chi le indossa possa contagiare terzi, limitando la vaporizzazione e la diffusione della sua saliva nell’ambiente.

L’uso di questi strumenti è raccomandato a tutti gli infetti e a coloro che sospettano di essere entrati in contatto con il virus. Portando questo presupposto all’estremo, alcune amministrazioni hanno deciso di imporne l’impiego, confidando nell’idea che se tutti si coprissero bocca e naso la malattia avrebbe meno occasioni per propagarsi.

 

maschera chirurgica

 

Il rischio è che i cittadini, non abituati a portare le mascherine, le maneggino in maniera goffa o errata, incrementando i pericoli per sé e per gli altri.

Per quanto questa argomentazione sia logica e rassicurante, non esistono prove cliniche che ne dimostrino l’affidabilità. Anzi, il rischio è che i cittadini, non abituati a portare le mascherine, le maneggino in maniera goffa o errata, incrementando i pericoli per sé e per gli altri.

Questi dispositivi medici, d’altronde, non sono risolutivi. Una ricerca coreana pubblicata nei giorni scorsi su Annals of Internal Medicine ha registrato come l’infezione sia in grado di attraversarli. La saliva, ridotta in aerosol dagli starnuti o dai colpi di tosse, ne valica i filtri e si nebulizza nell’ambiente.

Per questo motivo, le mascherine non possono sostituirsi al miglior sistema di prevenzione, ovvero il distanziamento sociale, ma se usate competentemente in congiunta con una basilare attenzione all’igiene, potrebbero contribuire a farci muovere i primi passi nella direzione della convivenza con il virus.

 

 

 

Come indossare una mascherina

Il modo più ovvio e immediato per tenersi sul volto una mascherina è semplicemente quello di non spostarla. In giro si vedono decine di persone che, per garantirsi un certo grado di comodità, se la fanno scivolare sul mento, si scoprono il naso o addirittura la poggiano sulla fronte. Che sia per parlare al telefono, fumare o altro, comportarsi così è deleterio e vanifica del tutto l’efficacia dello strumento.

 

maschera chirurgica

 

I dispositivi di protezione individuale devono sempre essere trattati con la massima cura, con rigore quasi militare. Basta un fugace attimo di distrazione per contaminarli. Prima di indossare la mascherina è necessario lavarsi o sterilizzarsi le mani, quindi bisogna desistere dalla tentazione di manipolarla per tutta la durata del suo utilizzo.

In nessun caso si deve toccare la parte frontale dello strumento medico, le interazioni devono essere limitate ai cordoncini o agli elastici usati per fissarla al capo.

La parte tessile può infatti infettarsi attraverso il contatto con le mani o, viceversa, è essa stessa a poter trasferire il virus sui polpastrelli. Non bisogna infatti dimenticarsi che le mascherine sono delle “spugne” che, in caso di malattia, si impregnano di virulenza.

In un mondo utopico, queste andrebbero cestinate dopo poche ore di utilizzo, ma considerando l’attuale carenza di rifornimenti è ragionevole che si voglia riciclarle il più a lungo possibile. Per farlo, non lavate la maschera, piuttosto riponetela al sicuro per qualche giorno, così che la carica virale possa calare autonomamente.

Per un tutorial completo sull’uso di guanti e mascherine vi proponiamo l’eccellente video-tutorial di Agnese Collino, biologa e supervisore scientifico di Fondazione Umberto Veronesi.

 

 

 

 

E le mascherine fai-da-te?

Testate sul campo, le mascherine mediche di cotone hanno dimostrato di bloccare solamente il 3% delle particelle di saliva; sono così poco utili che l’OMS arriva addirittura a suggerire di non utilizzarle “in nessun caso“. Per estensione, proteggersi dal coronavirus con sciarpe, mascherine non conformi agli standard o con capi d’abbigliamento arrangiati ha una valenza contenuta, se non addirittura nulla.

Fa quindi molto discutere il fatto che il Center for Disease Control (CDC) statunitense stia proponendo al popolo americano un messaggio divergente da quello promulgato dalla comunità medica, ovvero sta suggerendo di difendersi dal coronavirus con un banale panno tenuto assieme da due elastici.

Il fatto è che gli USA intendono preservare le mascherine chirurgiche per i medici, il popolo non ha quindi alternative se non soluzioni improvvisare.

A livello puramente scientifico non esistono test concludenti che aiutino a definire se vi sia un’effettiva differenza tra il proteggersi con uno scialle o non proteggersi affatto, ma il rischio di cautelarsi con un capo d’abbigliamento raffazzonato è che questo sia instabile. Una volta scivolato fuori posto non resta che rimanere scoperti o portarsi le mani al volto per risistemarlo, ambo opzioni indesiderabili.

Potendo scegliere, è meglio uscire a volto scoperto che avvilupparsi in un drappo instabile.

Potendo scegliere, è meglio uscire a volto scoperto che avvilupparsi in un drappo precario. Al peggio, si può ricorrere a mascherine cucite domesticamente, ma solo il 2% dei tessuti sembra avere un qualsivoglia effetto contenitivo.

A livello sanitario si tratta di uno sforzo poco utile, ma almeno risolve le imposizioni legali a cui devono sottostare i lombardi (più fortunati i toscani, ai quali verranno distribuite le mascherine monouso).

 

maschera tessuto

 

 

 

Ma quindi cosa dobbiamo fare?

Il motivo per cui si continua a sentire parlare di mascherine e di guerra al coronavirus è semplice: detestiamo sentirci impotenti. Per fronteggiare la crisi sentiamo la necessità di reagire, fosse anche solo legandosi un assorbente sul volto. Eppure non esistono scorciatoie, questa lotta si vince solamente applicando con solerzia le basilari regole sanitarie.

Lavarsi frequentemente le mani, non toccarsi il volto, evitare di uscire, mantenere la distanza di almeno un metro dalle altre persone e attendere.

Lavarsi frequentemente le mani, non toccarsi il volto, evitare di uscire, mantenere la distanza di almeno un metro dalle altre persone. Per il resto si deve attendere che tutto finisca. Se davvero tenete a comportarvi nel migliore dei modi, date meno peso alle mascherine e preoccupatevi nell’organizzarvi in modo da uscire solo quando strettamente indispensabile.

Con il sopraggiungere del bel tempo risulta difficile desistere dal farsi una passeggiata, lo sappiamo tutti, ma violare la quarantena per futili motivi è un lusso che non si può compensare professando una fede cieca nel culto delle mascherine. Per colpa di Covid-19 il nostro stile di vita sarà stravolto per mesi, se non per anni, bisogna accettarlo e reagire con maturità, responsabilmente.

 

 

 

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