Cibi freschi a chilometro zero sulla stazione spaziale internazionale, gli esperimenti sulla Terra e nello spazio rivoluzioneranno il modo di mangiare degli astronauti.
Un aspetto da non sottovalutare per le missioni spaziali è il cibo. Anche se gli astronauti si nutrono adeguatamente con cibi liofilizzati e alimenti regolarmente inviati dalla Terra occorre considerare anche la possibilità di poter usufruire di cibi freschi sia per le missioni future che saranno molto più lunghe e distanti sia per il benessere fisico e mentale dei cosmonauti: esperimenti sulla Terra e nello spazio trasformeranno i pasti dei cosmonauti.
Le missioni nello spazio sono sempre più spinte con obiettivi grandiosi e importanti. Oltre al lavoro sulla ISS, la Stazione Spaziale Internazionale, l’uomo tornerà sulla Luna, poi andrà su Marte per costruire colonie e forse anche oltre.
Per rendere possibile questo obiettivo oltre agli aspetti tecnologici, ingegneristici necessari alla missione e alla salvaguardia degli astronauti ci sono anche gli aspetti essenziali per la produzione di cibo fresco sul posto.
La coltivazione di cibo nello Spazio è ormai realtà e sempre più darà risultati positivi nei prossimi anni.
L’importanza di disporre di cibi freschi è fondamentale e tre sono i motivi principali che spingono la ricerca a studiare e verificare quali cibi potrebbero essere coltivati nello spazio: fisiologici, psicologici e di sopravvivenza.
In primis c’è la necessità di apportare i nutrimenti necessari al proprio organismo. Anche se gli alimenti liofilizzati a disposizione degli astronauti sono integrati con sali minerali e vitamine non riescono a soddisfare appieno il fabbisogno nutrizionale.
Ecco perché da alcuni anni ENEA, l’agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, e ASI, l’agenzia spaziale italiana, lavorano per la ricerca di piante capaci di adattarsi a condizioni ambientali estreme come quelle fuori dall’atmosfera terrestre e per lo sviluppo di sistemi adatti alla loro coltura.
Tra i tanti progetti c’è quello di un orto marziano testato sulla Terra in territori particolari che rievocano le condizioni estreme dello spazio dove è stato possibile riprodurre le coltivazioni di vegetali. L’analisi e anche la degustazione hanno dimostrato che i vegetali così coltivati sono commestibili e molto nutrienti.
I vegetali sono importanti nell’alimentazione giornaliera ma solo carboidrati, vitamine e sali minerali non sono sufficienti per garantire una corretta alimentazione occorre approvvigionarsi anche di proteine.
Per sopperire a questa mancanza oltre all’assunzione di legumi e semi si sta lavorando anche alla possibilità di allevamenti nello spazio. Allevamenti, ad esempio, come quelli di insetti che hanno un rapporto peso e percentuale di proteine molto maggiore rispetto alla carne. Ma non solo, visto che l’idea di cibarsi di insetti potrebbe essere difficile da digerire si sta lavorando anche alla possibilità di produzione della carne con la stampa 3D.
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Il cibo non solo essenziale per il fabbisogno energetico ma anche come fattore psicologico. Il fattore psicologico infatti è importante per il benessere mentale degli astronauti lontani dalla Terra che hanno bisogno di sentirsi comunque vicino casa. La possibilità di avere a disposizione cibi naturali, da piantare e veder crescere per poi mangiarli tutti insieme è importante.
Un altro fattore fondamentale per la sopravvivenza, oltre all’acqua e al cibo, è l’ossigeno. La coltivazione delle piante oltre a fornire elementi nutritivi importanti permette attraverso la fotosintesi la produzione di ossigeno.
ESA, l’agenzia spaziale europea sta lavorando al progetto Melissa, che si pone l’obiettivo di creare un sistema di supporto vitale a circuito chiuso con un efficienza che si avvicina al 100% e autosostenibile, senza necessità di fonti esterne per sopravvivere.
Chissà se questa rivoluzione per lo spazio potrà influenzare anche il modo di mangiare sulla Terra.
- Il futuro è nell’alimentazione dello spazio (globalscience.it)
- Photo credit RitaE