Pianeti trans-nettuniani: scoperti nuovi oggetti oltre l’orbita di Nettuno

pianeti trans-nettuniani

I dati raccolti dalla Dark Energy Survey hanno permesso agli astronomi di scoprire nuovi pianeti trans-nettuniani e di verificare una nuova tecnica di analisi per rilevare questo tipo di oggetti.

Un team di ricercatori attraverso i dati forniti dalla campagna del Dark Energy Survey ha confermato la presenza di più di 300 ulteriori oggetti trans-nettuniani (Tno), di cui 139 nuove scoperte. Gli oggetti trans-nettuniani sono corpi celesti che orbitano per la maggior parte del tempo oltre Nettuno, per individuare questi pianeti minori e capire la loro provenienza è stato necessario far ricorso ad un nuovo approccio basato sul colore.

Il Dark Energy Survey è una campagna osservativa durata sei anni che si è da poco conclusa per raccogliere immagini ad alta definizione del cielo meridionale per cogliere galassie e supernove lontane con l’obiettivo di comprendere la natura dell’energia oscura.

Gli stessi dati però sono stati utili per analizzare e ampliare il catalogo dei Tno e sperimentare una nuova tecnica di analisi per scremare i 7 miliardi circa di oggetti rilevati dalle immagini, tracciare i loro movimenti e un metodo innovativo per confermare la validità delle nuove scoperte.

Attraverso il colore, infatti, è possibile capire la provenienza di questi oggetti poiché esso cambia a seconda che si siano formati vicino al Sole o in aree molto più lontane.

I corpi celesti trans-nettuniani sono distanti tra le 30 e le 90 volte quella tra la Terra e il Sole. Per individuarli, semplificando molto l’approccio, sono state sovrapposte più immagini, eliminato i corpi celesti conosciuti ed estratto i 139 nuovi trans-nettuniani.

Questa tecnica potrebbe essere adottata anche per stanare il Pianeta X o Pianeta 9: un ipotetico pianeta delle dimensioni di Nettuno che si pensa possa esistere oltre Plutone.

Sono molte le teorie che riguardano la presenza di pianeti giganti che prima orbitavano all’interno del Sistema Solare e ora non ci sono più, o pianeti che sono lontani e massicci ma troppo deboli per essere ancora rilevati. Il metodo che abbiamo sviluppato può essere facilmente applicato a qualsiasi altro set di dati di grandi dimensioni.

ha spiegato Pedro Bernardinelli, autore dello studio.

La strada è ancora lunga ma la scoperta è innovativa per la ricerca e per la modellizzazione delle teorie dell’universo, come dichiara Eleonora Ammannito, ricercatrice dell’Agenzia spaziale italiana:

la caccia continua e man mano che aumentano i Tno identificati si può verificare che la loro distribuzione sia in linea con quanto previsto dai modelli di formazione planetaria ed eventualmente correggerli.

 

La ricerca è stata pubblicata su The Astrophysical Journal.

 

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