Black Science di Rick Remender, coi disegni del nostro Matteo Scalera, pubblicata in Italia da Bao Publishing, è stata una delle serie di fantascienza Image Comics più interessanti e coinvolgenti degli ultimi anni. E ci sono molti validi motivi per introdurla nella propria libreria.
Fantascienza: che parola meravigliosa. Raggruppa in un singolo termine due delle cose più affascinanti che caratterizzano la nostra vita.
La fantasia, primario motore dell’evoluzione del pensiero, caratteristica unica degli esseri umani che riescono a spingere la propria immaginazione attraverso spazio e tempo fino a costruire opere incredibili, frutto di una creatività senza limiti, perché senza limiti è la nostra capacità di fantasticare.
Grazie alla fantasia e ai sogni che sembravano impossibili non sono solo state scritte storie meravigliose, sono stati raggiunti traguardi fondamentali. Traguardi chiamati scienza.
Senza la fantasia, cosa ne sarebbe della scienza?
La scienza, ovvero lo studio, l’abnegazione, il provare e riprovare ad ottenere quel risultato fino a che – tramite il cosiddetto lampo di genio – non si intuisce quel particolare meccanismo, equazione, processo chimico e quant’altro capace di produrre effetti prodigiosi.
La fantascienza, ovvero la massima dilatazione di entrambe i concetti di cui sopra, non poteva non diventare uno dei generi letterari e cinematografici preferiti da parte di tutti i ragazzi (e non solo) del mondo.
Con la fantascienza siamo saliti a bordo di astronavi, abbiamo visitato mondi alieni e incontrato entità biologiche extraterrestri, abbiamo costruito città di dimensioni inimmaginabili, abbiamo viaggiato nel tempo e nelle dimensioni. E il viaggio tra le dimensioni è uno degli argomenti sicuramente più cari alla fantascienza.
Lo stesso concetto di universi paralleli ormai è così noto alla massa da essere diventato familiare. Tanto che la scienza stessa ha ipotizzato l’esistenza di queste diverse dimensioni, chissà magari oltre il centro di un buco nero situato in mezzo al cosmo.
Lo stesso concetto di universi paralleli ormai è così noto alla massa da essere diventato familiare. Tanto che la scienza stessa ha ipotizzato l’esistenza di queste diverse dimensioni, chissà magari oltre il centro di un buco nero situato in mezzo al cosmo.
Black Science, serie Image Comics pubblicata in Italia da Bao Publishing, parte proprio da questo plot e lo sviluppa in una maniera assolutamente originale, omaggiando la grande fantascienza degli anni ’50 e ’60, prendendosi il compito di raccontare nel contempo una storia di legami familiari, di crescita e redenzione e di disperato tentativo di “fare la cosa giusta”, quella singola azione che possa redimere tutti gli errori del passato.
Grant McKay è uno scienziato dal background decisamente singolare. Ribelle, assolutamente refrattario all’autorità, dallo spirito punk e ancora piuttosto infantile. Ma è anche un genio, dotato di una scintilla di creatività realmente inesauribile.
Ma il suo temperamento lo ha portato a compiere numerose scelte discutibili, se non oggettivamente sbagliate, nel corso della sua vita.
È sposato con Sara, con la quale ha avuto due splendidi figli, Nathan e Pia. Ma Grant ha avuto anche una relazione con Rebecca, sua collaboratrice scientifica.
Il suo mondo cambierà quando riuscirà a concretizzare la realizzazione del Pilastro, uno strumento capace di forare i confini tra le diverse dimensioni che apparentemente compongono un universo a forma di cipolla.
Esatto, cipolla, una struttura a strati dove il più esterno contiene il più interno.
Un Omniverso in cui ogni dimensione è diretta conseguenza delle azioni e dei pensieri delle persone. Un multiverso che ha un centro, misterioso, che forse è all’origine di tutto.
Immaginate a quali scoperte potrebbe portare il viaggio interdimensionale. In un altro mondo si potrebbero scoprire nuovi rimedi medici, risorse naturali e scoperte scientifiche in grado di far progredire l’umanità. Ma anche solo il confronto con altre civiltà così uguali e così differenti da noi potrebbe segnare una crescita inimmaginabile.
Oppure potrebbe andare tutto a rotoli. Terribilmente. Arrivare su mondi ostili, magari dove la razza umana non è la specie dominante o in dimensioni dove l’esito della Seconda Guerra Mondiale non è stato quello che noi conosciamo.
Grant McKay, membro dell’ordine anarchico degli scienziati, con l’invenzione del Pilastro e la sua assoluta intenzione di utilizzarlo, diventa quindi una sorta di stregone che non pratica la Magia Nera, bensì la Scienza Nera, pratica “proibita” viste le infinite conseguenze che questi viaggi potrebbero comportare.
Grant McKay, membro dell’ordine anarchico degli scienziati, con l’invenzione del Pilastro e la sua assoluta intenzione di utilizzarlo, diventa quindi una sorta di stregone che non pratica la Magia Nera, bensì la Scienza Nera, pratica “proibita” viste le infinite conseguenze che questi viaggi potrebbero comportare.
Ma l’opportunità che gli si para davanti è troppo ghiotta e la sua ambizione troppo elevata. Pronti o meno il viaggio tra le dimensioni deve essere effettuato.
Nel suo viaggio Grant trascinerà anche i propri figli, a riprova di quanto sia un padre inizialmente sciocco ed egoista, incapace di assumersi determinate responsabilità, e tutta la “sua squadra”. Ma il dispositivo da lui inventato verrà sabotato e questo porterà i dimensionauti a perdersi nel multiverso, sbalzati ad intervalli a malapena calcolabili in continue nuove realtà. In una dimensione ci si ritroverà al cospetto di un’evoluta razza di anfibi dotati di poteri telepatici che domina il pianeta, in un’altra ci si imbatterà in una versione ipertecnologica dei nativi americani in lotta contro ciò che resta del partito nazionalsocialista. E questi sono solo esempi tratti dal primo libro, vi garantisco che con il procedere della narrazione assisterete a numerosi colpi di scena.
L’avventura avrà quindi inizio. Ma se fosse stata solo un “Lost in Space” con gran bei disegni non sarei qui ora a scrivere queste parole.
Black Science è molto di più; è una saga fantascientifica complessa e ricca di significati, con una tematica centrale molto importante e un approfondimento davvero sorprendente sulle scelte che una persona può compiere nella sua vita, con il risultato finale che una singola azione positiva non può rimediare anni di disinteressamenti ed errori
Come a dire che anche se cambiassi dimensione e finissi in un mondo dove tutto sembra fatto su misura per te, la tua natura prenderà sempre il sopravvento e se sei destinato a sbagliare, a tradire, a deludere, di certo lo farai. Pesante, serissimo, ma anche affascinante visto che siamo sempre inconsciamente portati a tifare per i perdenti.
Rick Remender mette in piedi una profonda saga familiare, prendendosi nel frattempo il compito di studiare l’uomo e la sua propensione a sbagliare. Errare è umano, perseverare altrettanto.
Le figure inizialmente stereotipate di Kadir (il “cattivo” corporazionista da sempre in conflitto con Grant), di Rebecca (l’eterna amante presa e lasciata di continuo), dei figli Pia e Nathan (che dopo tante delusioni aspettano finalmente il momento in cui poter vedere tutto sistemato), della moglie Sara (che ha subito il tradimento e non riesce più a fidarsi) e degli altri compagni, nel corso dei 9 volumi che completano l’opera, si evolveranno, matureranno, cambieranno sorprendentemente.
Se è difficile empatizzare con Grant McKay, che non è assolutamente un protagonista eroico, è altrettanto vero che la sua verosimilità è spiazzante e magnetica. Molti dei personaggi creati da Remender sono degli specchi che riflettono personalità che magari nella vita ben conosciamo.
Ogni colpo di scena (sono tanti), anche il più inaspettato, ci porta a pensare “anche a me è successo qualcosa di simile, posso capire”. Non si tratta solo di una bouncing action tra mondi diversi, si tratta di vedere se e quanto i protagonisti riusciranno ad adattarsi alle nuove condizioni e quanto saranno radicate nelle proprie convinzioni.
A questo aggiungiamo la componente action e il ritmo forsennato, specie dei primi volumi, e tutto l’immaginario sci-fi classico da anni ’60, che ci catapulta di volta in volta in diversi mondi e dimensioni capaci di stupire in termini di world-building.
Ma per meritare la nostra attenzione serviva ancora qualcosa in più. E il valore aggiunto si chiama Matteo Scalera.
Il nostro Matteo, già apprezzatissimo in patria e all’estero, è sensazionale, esplosivo. I suoi personaggi caratterizzati dagli spigoli vivi e grande dinamismo si uniscono a prospettive pazzesche. Le ambientazioni sono ricche e fantasiose, la velocità della narrazione viene perfettamente rispettata da un disegnatore che è veramente un fenomeno, non solo per stile ma anche per capacità di storytelling.
In Black Science non è solo la componente sci-fi ad emergere, si percepisce una nota fantasy in realtà molto marcata, che dona all’opera una certa originalità, oltre al valore del citazionismo
Inizialmente quei volti con i nasi adunchi sembrano assomigliarsi un po’ troppo ma, con l’avanzare della lettura, cominceremo a decifrare lo stile del disegnatore che, tramite piccoli particolari e indizi, diventerà estremamente comunicativo e variegato.
Se è vero che una storia del genere avrebbe con tutta probabilità funzionato anche in bianco e nero va detto che i colori di Dean White prima e Moreno Dinisio poi riescono ad impreziosire enormemente un piccolo gioiello di arte visiva. Le tinte piene e sgargianti ricordano le copertine delle opere sci-fi del passato, addirittura di certi dischi prog, e per un figlio degli anni ’80 come me sembra di tuffarsi tra i giocatoli della propria infanzia.
In Black Science non è solo la componente sci-fi ad emergere, si percepisce una nota fantasy in realtà molto marcata, che dona all’opera una certa originalità, oltre al valore del citazionismo.
Un peccato che il formato scelto per la stampa (brossurato 15,7 x 23,6) non sia certo il più adatto per apprezzare appieno un’opera così visivamente devastante. Ho visto le tavole originali in mostra e vi assicuro che c’è da rimanere a bocca aperta.
Un aspetto interessante è che più la storia avanzerà portando i suoi protagonisti verso il centro della cipolla, più le tavole sembrano crescere e più le inquadrature e le prospettive sembrano farsi ardite. Non è una cosa comune quando si parla di artisti già molto esperti e consolidati come un Matteo Scalera. Ovviamente questo è un altro aspetto assolutamente valorizzante.
Dal punto di vista artistico, gusti a parte, Black Science offre un vero e proprio spettacolo, perfettamente in linea con la narrazione e con lo spirito dell’opera. Un connubio davvero ben riuscito quello tra Remender e Scalera e quello tra Scalera e i due coloristi White e Dinisio.
Black Science è una serie avvincente e appagante, ma anche onestamente complessa. L’uscita di ogni nuovo volume mi ha sempre obbligato alla rilettura del precedente, ma ora che è conclusa ovviamente il problema non si pone.
Una buona opera di fantascienza deve anche saper spiegare in maniera credibile gli aspetti scientifici che sono inseriti nella narrazione, anche quelli più fantasiosi ed improbabili
E anche in questo Black Science è meritevole di nota con scelte coerenti ed efficaci anche se, ad onor del vero, l’elemento fantascientifico diventa presto pura ambientazione e contesto (al pari dell’invasione zombi di The Walking Dead per spiegarsi) entro la quale i personaggi compiono il loro viaggio.
Il ritmo della storia è incalzante, specie nei primi volumi, e quando rallenterà lo farà solo in virtù di un forte colpo di scena in arrivo o di una necessità di approfondimento dei personaggi. Ma la cosa più importante è che non delude.
Fino alla fine rimane coerente e anche se ad un certo punto si arriverà ad una grossa virata verso l’analisi psicologica intensa (ricordate il finale di Neon Genesis Evangelion?), il finale risulterà avvincente e ricco di azione al pari di alcuni comics supereroistici di grande fama e valore.
Al momento non sono annunciate versioni cartonate o di maggiore formato di Black Science, quindi il consiglio è quello di recuperare i nove volumi brossurati e di farvi questa intensa esperienza interdimensionale.
Alla fine del viaggio, non saranno cambiati solo Grant, i suoi figli e gli altri protagonisti; saremmo cambiati anche noi un pochino. Perché una volta toccata la Scienza Nera, difficilmente si può tornare al punto di partenza come se nulla fosse accaduto.
- Sci-fi e azione all'ennesima potenza
- Una delle migliori serie di Remender
- Scalera superlativo. Connubio con l'autore ottimo e grande feeling con i coloristi
- Storia multilivello: c'è la fantascienza, ma anche i legami familiari, la crescita, la redenzione
- Tavole così potenti (e in generale una storia così importante) avrebbero meritato un formato più grande e di maggior pregio
- È una serie complessa; non è un difetto, ovviamente, ma all'epoca l'uscita di ogni volume obbligava alla rilettura del precedente