Amazon in passato aveva mantenuto un approccio piuttosto neutrale nel decidere quali libri ospitare sul suo store, e quali invece rifiutare.

Ben presto questa strategia adottata da Amazon ha portato alla comparsa nel catalogo di libri razzisti o cospirazionisti. Le cose sono cambiate.

Amazon negli ultimi anni ha attivamente iniziato ad eliminare dal suo marketplace una serie di libri considerati controversi.

Una vera e propria lista nera di testi proibiti. Stiamo parlando prevalentemente di libri filonazisti e antisemiti. Amazon ha anche escluso tutti i libri pubblicati dall’ex KKK David Duke (una volta liberamente acquistabili).

All’inizio del 2019 alcuni giornalisti avevano scoperto che quando si cercavano keyword legate a temi come i vaccini o l’autismo, Amazon tendeva a mostrare per primi libri pseudoscientifici o direttamente cospirazionisti. Se si cercava la parola “vaccine” su Amazon.com, 15 dei primi 18 risultati erano costituiti da libri completamente mistificatori, con le peggiori teorie complottistiche sulla materia.

Dopo lo scoppio della polemica, Amazon aveva deciso di cambiare approccio anche sui libri legati alla salute, eliminando tutte le pubblicazioni con informazioni notoriamente false.

Il cambio di rotta di Amazon non ha fatto felici proprio tutti. Nazisti e complottisti a parte, la voce più rumorosa nel protestare contro l’approccio del colosso è quella dei rivenditori terze parti:

Amazon si riserva il diritto di determinare quali contenuti diano un’esperienza di lettura accettabile, e quali no

spiega ad esempio un piccolo rivenditore che aveva scelto il marketplace di Bezos per la sua attività. Il problema, sostengono quindi i librai, è che la moderazione di Amazon funziona allo stesso modo di quella degli altri colossi tech: in modo ambiguo, senza un vero riferimento chiaro di regole e policy trasparenti.

Non ci dicono quali sono le regole, e non ci permettono di avere parola in capitolo

argomenta un altro venditore di libri del Tennessee.

Al centro della polemica ci sono finite anche alcuni libri sulla serie Prime Video “The Man in the High Castle”, come “The Man in the High Castle: Creating the Alt World” dove sarebbe stata rimossa digitalmente una svastica dall’uniforme di uno dei protagonisti. Amazon ha spiegato che la decisione è stata presa dall’editore, e non dal marketplace che non impone ai publisher nessuna forma di editing.

L’azienda di Seattle ha rilasciato una dichiarazione ufficiale in merito alla questione, affermando:

Diamo valore al nostro rapporto con gli autori, gli editori e i venditori e investiamo molto nel nostro negozio online per renderlo il luogo migliore nel quale vendere e acquistare libri.

Tutti i venditori decidono la selezione di titoli che intendono offrire e le nostre policy delineano quali libri possono essere venduti all’interno del nostro negozio.

Non prendiamo alla leggera le decisioni di selezione dei titoli e siamo sempre al lavoro per supportare al meglio i nostri partner, migliorando il modo in cui facciamo rispettare e comunichiamo queste decisioni.

Nel 1998 Amazon nasceva con premesse ben diverse, tant’è che in quegli anni divenne celebre una dichiarazione di Jeff Bezos: “vogliamo vendere ogni libro esistente, inclusi quelli belli, quelli cattivi e quelli brutti”. Il flirt tra Amazon e il supporto totale alla libertà di parola finì comunque non troppi anni dopo, quando alcuni media scoprirono che sul marketplace era presente anche un libro autopubblicato dall’inquietante titolo “Pedophile’s Guide to Love and Pleasure”. Amazon corse ai ripari, eliminandolo dal catalogo.