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I migliori Videogame del 2019

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Un altro anno di uscite videoludiche volge al termine, scoprite nella nostra Top 10 quelli che secondo noi sono i dieci migliori videogame del 2019.

Relativa pace prima della tempesta. Manca meno di un anno all’arrivo della prossima generazione di console e quindi a quello che in qualche modo possiamo definire come una sorta di riavvio del mercato videoludico, sul piano delle risorse, delle aspettative e anche su quello competitivo. Vuoi pure per gran parte dello sforzo produttivo dei publisher rivolto al futuro, il 2019 che sta per concludersi non ha davvero tenuto testa ad un 2018 a pallettoni, regalando sì tripla A validi, ma senza mai raggiungere l’eccellenza di un Red Dead Redemption 2 o di un God of War, che al tempo avevano (giustamente) monopolizzato le pagine della critica di settore.

Fatta questa premessa e prima di partire con la nostra tradizionale classifica di fine anno, qualche precisazione. Nel raccogliere e mettere in ordine dieci giochi sui millemila pubblicati c’è ovviamente giudizio e discrezione soggettiva, di conseguenza non stupitevi o alteratevi se non doveste trovare la vostra esperienza preferita dell’anno in prima posizione (o proprio nell’elenco).

Come già sottolineato negli scorsi anni da Francesco (repetita iuvant), le recensioni che troverete linkate non sono state scritte solo da me, ma da diversi autori, che hanno diverse sensibilità ed inclinazioni, tra loro e rispetto alle mie. In più, il voto numerico è al solito molto riassuntivo di un giudizio complesso, che in questa TOP 10 valuta anche a posteriori ricezione ed impatto sull’industria. Questo per dirvi di non stupirvi in assenza di corrispondenza tra voto e posizione. Ora smetto di ammorbarvi e iniziamo.

 

 

 

 

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Kingdom Hearts 3

Square Enix

Che Kingdom Hearts 3 non abbia proprio convinto tutti ci sembra un qualcosa da dare per scontato. D’altronde parliamo di un gioco che arrivava a distanza di tredici anni dal capitolo principale precedente, frutto di un racconto pieno di contraddizioni e carico di una eredità frammentata all’inverosimile tra una sequela impressionante (o imbarazzante, a seconda del punto di vista) di spin-off, dispersi su una moltitudine di console.

La narrativa di conseguenza slavata, generamente mal ritmata, complessa da seguire e annacquata dai singoli racconti dei vari mondi Disney viene controbilanciata dal delirio di un finale molto intenso e da un sistema di combattimento fluidissimo e sfaccettato, che si abbina pure ad un design dei livelli piacevole e più complesso rispetto al resto della serie.

Nonostante i tentativi nel renderlo accessibile e la cura maniacale nella costruzione degli scenari Disney, Kingdom Hearts 3 è obiettivamente un titolo da consigliare quasi esclusivamente ai fan della serie, che qui trovano tutta quella magia imparata a conoscere fin dal primo episodio nel lontano 2002. Qui la nostra recensione, in attesa del succoso – e controverso – DLC in arrivo a gennaio.

 

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Astral Chain

Platinum Games

Il nome di Platinum Games per quanto riguarda i videogiochi action è ormai una sorta di garanzia. Tra le eccellenze dei due capitoli di Bayonetta e l’exploit dello splendido Nier: Automata, il team è riuscito a specializzarsi in sistemi di combattimento mai banali, stratificati, spettacolari ed adatti tanto ai neofiti quanto ai giocatori più esperti in cerca di una sfida di maggiore profilo.

Astral Chain si piazza alla grande in questa coda, con un pacchetto d’azione di nuovo disposto a creare ed innovare, nonostante una narrativa dimenticabile e sezioni investigative non dinamiche e poco divertenti.

Pur essendo specializzata in un genere che li ha resi a tutti gli effetti celebri e che ci ha dato grande soddisfazione in questi anni, lo stile della software house di Osaka li spinge in maniera perenne a cercare l’unicità e la novità. Questo è Astral Chain: un titolo che pur basando le sue meccaniche di gameplay sull’utilizzo di una catena – come avvenuto anche in Pandora’s Tower circa dieci anni fa – riesce a incantare con un gameplay unico.

Certo è che da Platinum Games ci saremmo aspettati di più dal punto di vista della dinamicità, qui troppo sabotata dalle fasi investigative che a lungo andare annoiano e cedono il fianco a dei dialoghi non sempre degni del pathos vissuto, e anche per quanto riguarda la trama e la narrazione, troppo puerili e leggiadre. In ogni caso, Astral Chain si dimostra un titolo validissimo per Switch e per inaugurare una più che ottima line-up autunnale di Nintendo. Questo il parere conclusivo della nostra recensione, che trovate sotto.

 

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Devil May Cry V

Capcom

Frutto della rinascita di Capcom come Resident Evil 7 ed un altro titolo titolo che troverete sul podio di questa classifica, Devil May Cry V è stato un caloroso e familiare abbraccio per tutti coloro che erano rimasti scottati dal reboot della serie da parte di Ninja Theory.

Al di là di un racconto che fa il suo dovere e non lesina sul fan service, il cuore della quinta iterazione del franchise sta tutto nell’alternarsi al combattimento dei suoi tre protagonisti, Dante, Nero e V, ognuno provvisto di caratteristiche radicalmente uniche che aiutano a variare sul tema e a tenere quindi sempre alta l’attenzione nel corso dell’avventura.

Consigliatissimo a tutti gli amanti di Devil May Cry, visto che si tratta a mani basse del miglior capitolo della serie, e anche a chi cerchi un gioco action frenetico con cui divertirsi a trucidare creature demoniache.

Questo un estratto della nostra recensione, che trovate in basso.

 

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Star Wars Jedi: Fallen Order

Respawn Entertainment

Il rapporto tra Electronic Arts e Star Wars non è stato certo tra i più idilliaci, come ha dimostrato il pesante disastro di Battlefront II, e per questo Jedi: Fallen Order è stato un grosso respiro di sollievo. Nei panni dell’ex padawan Cal Kestis ci si riesce ad immergere completamente nella galassia lontana lontana, sia attraverso gli scontri con spada laser e poteri della Forza, sia tramite l’esplorazione dei curati scenari, e qui sta la grande vittoria del gioco.

Capiamoci, il lavoro di Respawn Entertainment è ben lontano dalla perfezione, è quasi completamente derivativo dagli action-adventure e dai souls (cosa a tratti fastidiosa) e ha un intreccio che solo nelle ultime battute ingrana davvero, ma bisogna anche dire che si staglia senza troppe incertezze come un netto e solido punto di partenza per il futuro videoludico del franchise.

Dopotutto Fallen Order pare stia andando molto, molto bene lato vendite, certamente cavalcando pure l’hype train de L’Ascesa di Skywalker. Non mi stupirei se un sequel o un contenuto aggiuntivo corposo fosse già in sviluppo, vedremo in futuro. Di seguito trovate la nostra recensione.

 

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The Legend of Zelda: Link’s Awakening

Grezzo

Delizioso. Questo il migliore aggettivo per descrivere il ritorno quest’anno di The Legend of Zelda: Link’s Awakening su Nintendo Switch. La volontà chiara e tonda di Nintendo, con lo sviluppo di Grezzo, può essere riassunta nel prendere 1:1 il gioco Game Boy del 1993, lasciarlo intatto in gameplay e level design ed aggiornarne il comparto grafico, in modo da renderlo accessibile a giocatori vecchi e nuovi.

Quello che può essere considerato a tutti gli effetti un qualcosa a metà tra remastered e remake è un guilty pleasure clamoroso, che cavalca l’entusiasmo per Breath of the Wild e regala un’esperienza di vecchia scuola, non disposta a prendere troppo per mano il giocatore, specie nei diversi dungeon.

Una collezione di curattissimi diorami in grado di fare la gioia di chi ama la formula degli adventure classici, in basso trovate la nostra recensione.

 

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Luigi’s Mansion 3

Next Level Games

Terzo capitolo della serie iniziata nel 2001 su Gamecube, Luigi’s Mansion 3 è un’autentica chicca che ogni possessore di Nintendo Switch dovrebbe possedere. Di nuovo mettendoci nei panni di un Luigi terrorizzato, Next Level Games (che già aveva portato a casa il secondo episodio) ha confezionato un gioco rifinito in ogni minimo dettaglio, con una direzione artistica ed un level design ai limiti dell’incredibile, visti soprattutto i continui stravolgimenti da un piano all’altro dell’hotel infestato.

Le fasi d’azione sono ripetitive e a tratti snervanti (eccetto alcune boss fight), è vero, come il sistema di comandi in parte da rivedere, ma Luigi’s Mansion 3 è un confetto a conti fatti irresistibile, dalla varietà sconfinata e dagli enigmi ispiratissimi, in alcuni casi da urlare al miracolo.

[…] la nuova produzione di Next Level Games riesce a sintetizzare in maniera efficace e brillante tutti quei valori produttivi made by Nintendo, regalandoci così un’esperienza che riesce a distinguersi per il suo carattere e, cosa più importante, per essere ancor più appagante se giocata in compagnia di un amico.

Così viene descritta l’esclusiva Nintendo nella nostra recensione, se volete approfondire la trovate in basso.

 

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Sekiro: Shadows Die Twice

From Software

Figlio sempre del particolare approccio al game design di Hidetaka Miyazaki, Sekiro: Shadows Die Twice si è dimostrato quanto di più punitivo potesse venire fuori dalle mani di From Software (il che è tutto dire), un modo sì per riprendere l’approccio alla difficoltà quasi proibitivo dei souls like, ma in realtà soprattutto un completo stravolgimento di quelle stesse dinamiche.

Il racconto diventa finalmente esplicito, il protagonista definito, e l’assenza di una progressione ruolistica elimina l’utilità del farming e costringe – con parecchia frustrazione – a fidarsi solo delle proprie abilità con il pad.

Il sistema di combattimento di Sekiro richiede la perfezione, vi vuole concentrati e senza la minima esitazione (vi costerà quasi sempre la morte). Ogni boss fight va combattuta come fosse una coreografia di danza, dopo uno studio attento e minuzioso dei dettagli. In questo senso si pone come l’esperienza più ostica mai proposta da From Software, e anche come quella più autoriale, in cui la filosofia che Hidetaka Miyazaki e il suo team portano avanti praticamente da dieci anni raggiunge la massima espressione.

 Sekiro non è un gioco adatto a tutti. Difetto che però non pregiudica la fattura di un titolo dai valori produttivi altissimi, che saprà restituire emozioni uniche a chi lo approccerà col giusto spirito.

Questo che avete appena letto è un estratto della nostra recensione, che vi lasciamo di seguito.

 

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Resident Evil 2

Capcom

Al netto dell’essere un remake (cosa che lo ha bloccato al terzo posto di questa classifica), il nuovo Resident Evil 2 si è rivelato una perla in grado di fare scuola per la propria capacità di aggiornare un game design passato e vetusto ad una dimensione incredibilmente moderna e bilanciata.

Al controllo di Leon e Claire, il gioco Capcom non lascia mai tirare un sospiro di sollievo e cerca in ogni situazione di mettere il giocatore con le spalle al muro, grazie ad una gestione centellinata delle risorse, nemici sempre temibili, presenze indistruttibili (il Tyrant) e scenari aggiornati e complessi che spingono ad un backtracking approfondito.

Resident Evil 2 è un gioiellino da guardare e da ascoltare, oltre che da giocare. È tutto ciò che si può sperare di avere in un remake e anche qualcosa in più. Un gran bel modo di inaugurare il 2019.

Questa la chiusa della nostra recensione, che trovate qui sotto.

 

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Death Stranding

Kojima Productions

Death Stranding ha fatto discutere, molto. Dalle accuse di essere un simulatore di corriere (cosa che generalmente è) alle discussioni sull’effettiva capacità di divertire dell’ultima esperienza di Kojima, passando per un immaginario costruito a partire da un concept più che brillante. Il principale merito dell’ultimo parto del buon Hideo sta tutto qui: avere avuto un impatto tale sull’industria da avere stimolato una sorta di coscienza collettiva su quello che vuol dire essere un videogioco, sulla concezione di intrattenimento, su possibili crescite del medium e sul suo confine con il cinema.

Il lungo percorso di Sam Porter Bridges – beffandosi del significato della stessa avventura – è in ogni caso destinato a dividere, visto che per apprezzare Death Stranding bisogna essere provvisti di sana pazienza, chiudendo un occhio sulla relativa monotonia del gameplay e magari notando le tante finezze che vanno ad equilibrare ed arricchire il ciclo alla base delle meccaniche di gioco.

Stiamo in ogni caso parlando di un’opera dagli immensi valori produttivi, che si prende la licenza di plasmare tutto quello che può essere considerato ludico attorno ad un messaggio, con relativi punti di forza (lo splendido sistema di interazione in multiplayer asincrono) e debolezze. Se volete approfondire, di seguito la nostra recensione.

 

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Control

Remedy Entertainment

Ce l’abbiamo fatta! Eccoci arrivati alla vetta, che sono certo farà discutere più di qualcuno che magari sperava di vedere in cima Sekiro o Death Stranding. E invece no,  il Control di Remedy conquista la prima posizione, con merito.

Il gruppo finlandese è riuscito nell’impresa di creare un qualcosa di per sé visionario, artisticamente fuori dal mondo e raccolto in un world building eccelso e brutalista, che raccoglie i migliori elementi di Alan Wake e Quantum Break. Control si nutre di cinema, di Nolan, Lynch e Kubrick tra tanti, e di letteratura, prendendo in primis dal new weird, per un risultato denso di cultura da ogni dove e semplicemente senza eguali nel panorama dell’industria di quest’anno.

Esplorare ogni anfratto della folle Oldest House è sempre divertente e appagante, con un sistema di combattimento e relativi poteri di Jesse che scoppiano spesso in deliri di onnipotenza (à la Doom/Wolfenstein) senza confine alcuno, tra telecinesi, levitazione e le diverse forme della tamarra Arma di Servizio.

Se non fosse per nemici spesso troppo simili tra loro e una narrativa principale smorta come la protagonista staremmo probabilmente parlando di un titolo perfetto. Qui di seguito trovate la nostra recensione, in attesa del DLC in arrivo a marzo.

 

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