Dopo aver preso forma e vita attraverso le trasposizioni videoludiche, l’immaginario partorito dalla mente di Andrzej Sapkowski giunge finalmente anche sul piccolo schermo. In arrivo il prossimo 20 dicembre su Netflix, The Witcher promette di far innamorare anche chi non si è mai lasciato attrarre dalle brutali ed aspre vicende del Continente.
Magia, intrighi, mostri affascinanti, battaglie spettacolari: in The Witcher, la nuova serie di punta di Netflix in arrivo il prossimo 20 dicembre, c’è tutto quello che vorremmo vedere in un grande racconto fantasy. O forse anche di più.
Chi conosce la saga letteraria e i videogiochi, sa bene che le avventure dell’affascinante strigo, oltre ad essere contraddistinte dalla presenza di paesaggi inesplorati, creature straordinarie e personaggi dalle caratteristiche affascinanti, lasciano spazio anche alla trattazione di temi piuttosto forti: si passa dalla violenza rappresentata in maniera spesso cruenta e brutale, fino ad arrivare alla sessualità esplicita, alla xenofobia e al sessismo. Proprio per questo spesso e volentieri si tende a considerare erroneamente The Witcher come un prodotto pensato e diretto perlopiù ad un pubblico maschile, come ad una storia che. per contenuti e per impostazione, rischia di non essere oggetto della curiosità e dell’interesse di un target femminile, o perlomeno di quella fetta di spettatrici che di Geralt ancora non ne ha davvero mai sentito parlare.
Eppure, al di là delle mere apparenze, l’immaginario partorito dalla mente di Andrzej Sapkowski porta in scena un fantasy estremamente strutturato nelle sue ambizioni.
The Witcher promette di riportare sul piccolo schermo tutta la cura e la profondità del Trono di Spade, in un concentrato di politica, intrigo ed epica. Si parlerà di cosa significa vivere in una società che non ti accetta, di cosa significa essere diversi. Oltre alla magia, al sangue e alle avventure, The Witcher resta una storia di legami, un racconto in cui è l’individuo con le sue scelte e la sua umanità ad essere il vero protagonista.
In quest’articolo vi raccontiamo perché la serie TV di The Witcher riuscirà ad avvicinare il pubblico femminile alla Saga di Geralt, portandolo alla scoperta di un universo fantasy sfaccettato, fortemente realistico e appassionante, fino ad adesso rielaborato visivamente solo in chiave ludica.
Lo sguardo femminile
come fulcro del racconto
L’adattamento televisivo di The Witcher si ispira liberamente ai romanzi dell’autore polacco Andrzej Sapkowski, con l’obiettivo, non troppo velato, di riproporre l’affascinante Saga di Geralt in una chiave del tutto nuova. A differenza della saga letteraria, in cui le vicende vengono raccontate dal punto di vista dello strigo, lo show, firmato da Lauren S. Hissrich, metterà in primo piano le due principali protagoniste femminili. Se nei romanzi, sia Ciri che Yennifer, sono sempre state introdotte e descritte attraverso gli occhi di Geralt, adesso il pubblico potrà finalmente conoscerle in maniera individuale, attraverso le loro scelte e i legami che instaureranno.
Le donne di the Wicther sono rappresentate come donne forti, consapevoli e combattive: anche loro, proprio come Geralt, sono costrette a farsi spazio in un mondo dilaniato dalla discriminazione sociale e destabilizzato dai suoi disordini interni, cercando con forza di affermarsi in un’ambiente che rimane fortemente patriarcale. L’intreccio narrativo legato all’incontro di Geralt con Yennifer e Ciri darà vita a dei risvolti molto importanti per quanto riguarda la crescita emotiva dei personaggi e soprattutto del rapporto che lega i tre protagonisti.
Yennifer è una potente maga. All’interno della storia, scopriremo quali sono le sue origini e il cambiamento che dovrà affrontare dopo l’incontro con Geralt. È una donna straordinaria, molto testarda, intelligente e dai poteri inimmaginabili. Nella serie, esploreremo parte della sua infanzia travagliata e il suo percorso di crescita interiore. Sebbene sia considerata da molti come donna spietata e manipolatrice, Yennifer in fondo è una donna che ha timore di ciò che la circonda, che ha paura di essere ferita e respinta, proprio com’è già accaduto in passato.
Intraprendente ed estremamente curiosa, Ciri è l’unica erede al trono di Cintra e la chiave dell’apocalisse che sta per abbattersi sul Continente. La forza e la determinazione di Ciri fanno tanto parte del suo DNA, quanto i suoi grandi occhi verdi. Nel corso dell’avventura vedremo Ciri crescere e, da ragazza dolce e leggermente viziata qual era, diventare infine una giovane donna testarda e intelligente. All’inizio della storia, facciamo la sua conoscenza in un momento in cui si incontra e si scontra con una realtà violenta, con addosso tutte le paure e i desideri di una normale ragazza della sua età. In quel momento, vediamo la fragilità di Ciri, ma scopriamo anche la sua determinazione, la sua convinzione, la sua capacità di adattarsi a tutte le situazioni.
Sotto la guida di Geralt e Yen, Ciri non solo troverà una nuova famiglia, ma scoprirà l’entità del suo potere e l’impresa epica che il destino ha in serbo per lei. Non ha chiesto di essere una pedina nella battaglia per il futuro, ma capisce che deve accettare il fato che l’attende e combattere per riuscire a proteggere i suoi cari.
Il nuovo Trono di Spade?
Inutile girarci intorno: sin da quando è stata annunciata, The Witcher è stata sempre proposta come la serie che sarà in grado di colmare quel vuoto insanabile creatosi con la chiusura dell’ottava stagione de Il Trono Spade. Nonostante la showrunner avesse più volte sottolineato la differenza sostanziale tra i due show, gli orfani della serie fantasy non hanno mai smesso di lanciarsi in paragoni tutt’altro che azzardati.
D’altronde, c’è da dire che entrambe le serie hanno in comune molto più che la sola ambientazione fantasy: in The Witcher si parla di intrighi politici, di personaggi estremamente sfaccettati, di donne misteriose e potenti e di battaglie dal sapore epico e spettacolare.
Se è pur vero, però, che The Witcher intende discostarsi dal modello proposto dal Trono di Spade in termini prettamente visivi e narrativi, non possiamo non ammettere che la nuova serie Netflix non ne condivida gli intenti. In effetti, The Witcher, così come il Trono di Spade, intende dare vita ad un grande racconto fantasy, il cui cuore risiede non tanto nei tratti distintivi legati all’immaginario fantastico e avventuroso, quanto piuttosto nelle dinamiche che regolano i rapporti tra i vari personaggi e soprattutto nei temi controversi ed impegnati affrontati nel racconto.
Quello di Sapkowski si configura come un racconto che induce costantemente alla riflessione, come una fiaba oscura che mescola sapientemente ironia e sangue, e popolata da personaggi stravaganti, cinici e disillusi. Gli stessi mostri, combattuti da Geralt, sono spesso capaci di provare sentimenti e mostrarsi più umani di chi vuol solo sterminarli. Non tutti i mostri meritano di morire e non tutti gli esseri umani meritano di vivere.
Le riflessioni sul male e sul vero senso di giustizia contribuiscono a rendere l’immaginario proposto dalla serie ancor più vivo, finendo col creare l’immagine di un mondo martoriato da ferite visibili e specchio di una fantasia che diventa pienamente “reale“.
Insomma, se avete amato la serie HBO per la sua profondità di contenuti e per i suoi personaggi, molto probabilmente vorrete approfondire anche le avventure del bel Geralt.
Il lato oscuro del fantasy
A dispetto della tradizione fantasy, Sapkowski non ha mai voluto disegnare una mappa del suo mondo. Ciò ha permesso a CD Projekt prima e, a Lauren S.Hissrich poi, di tracciare una visione molto più personale e ambiziosa del Continente. Anche se all’interno dell’opera mancano i riferimenti spaziali relativi ai regni e alle città, si riesce ad avere comunque un quadro perfettamente chiaro dell’impronta culturale, dei vari strati sociali e delle regole interne che governano il mondo.
Popolato da innumerevoli razze, l’universo immaginario di The Witcher è immenso e si erge imponente tra lande sconfinate, piccoli villaggi, oscuri segreti e mostruosità di ogni tipo. Una terra sporca e brutale, in cui i suoi abitanti sono oppressi dal peso di ingenti angherie e soprusi, un mondo in cui sono costretti a convivere con le proprie lotte interiori, con la consapevolezza dei propri peccati e l’impossibilità di liberarsi dalle proprie colpe.
L’aspetto macabro è forse l’elemento più interessante da citare se parliamo della caratterizzazione dell’immaginario del racconto. The Witcher mette in scena un fantasy che si allontana dagli schemi tradizionali legati al genere per abbracciare una deriva più moderna: a metà tra fantasy a sfondo storico e folklore slavo. Quella dello show di Netflix è una storia che non ha timore di mostrare la parte più tormentata, oscura e orrorifica dell’animo umano, mettendo da parte qualsiasi tono edulcorato per lasciare spazio ad un cupo realismo, ancor più misero e crudo.
Un immaginario pulsante, strutturato ed affascinante, quindi, che si distingue per caratteristiche ed atmosfere da tutte le altre produzioni affini, ma che cerca allo stesso tempo di attrarre tutti gli appassionati del genere fantasy.
The Witcher arriva su Netflix il prossimo 20 dicembre.