Anche se la tecnologia migliora di giorno in giorno, attraverso lo sviluppo di stazioni di ricarica velocissime, le auto elettriche richiedono comunque più di un’ora per ricaricarsi completamente.

Una grossa limitazione delle ricariche veloci è rappresentata dal fatto che il Litio finisce per depositarsi come metallo sulla superficie dell’anodo, creando una placcatura che danneggia velocemente la batteria.

Durante le ricariche veloci il Litio finisce per creare una placcatura che danneggia velocemente la batteria.

Questo non avviene se la batteria viene ricaricata lentamente, dando il tempo agli ioni di Litio di attraversare gli strati di grafite saturando l’anodo.

Sappiamo però che i veicoli elettrici saranno veramente competitivi solo quando permetteranno ricariche veloci come quelle dei serbatoi di carburante: per questo l’US Department of Energy ha fissato l’obiettivo di sviluppare una tecnologia XFC (extreme fast charging)  in grado di aggiungere 200 miglia di autonomia con una ricarica di soli 10 minuti.

 

Il grafico in figura mostra i risultati della ricerca, sia in termini di capacità che di deperimento in funzione dei cicli di ricarica.

 

Uno studio pubblicato oggi, 30 ottobre 2019 su Joule, ha dimostrato che le ricariche effettuate attraverso cicli di modulazione asimmetrica di temperatura (ATM) possono eliminare la placcatura di Litio dalle batterie, garantendo il 91,7% della capacità iniziale dopo 2500 cicli di ricarica, sorpassando di gran lunga il limite suggerito dall’ Us Department of Energy, ovvero 500 cicli con 20% di perdita.

Il metodo consiste in pratica nel caricare le batterie a 60° C per solo 10 minuti per ciclo, per evitare l’accumulo di Litio sul catodo e prevenire il danneggiamento delle batterie.

Potete leggere l’articolo nel link qui sotto: