Bill Murray ha ricevuto un premio alla carriera (incredibilmente il primo) alla 14esima Festa del Cinema di Roma: a omaggiarlo i colleghi e amici di sempre, da Wes Anderson a Frances McDormand ed Edward Norton. Metterlo in una sala, o sul red carpet, non è stata impresa da poco.

Leggenda narra che Bill Murray non abbia un agente: per convincerlo a partecipare a un film, o a un evento, bisogna rintracciare un numero collegato a una segreteria telefonica e lasciare un messaggio. Se la proposta registrata è di suo gradimento allora forse si presenterà sul set. O su un tappeto rosso.

 

 

Questa storia, per quanto troppo bella, deve essere effettivamente vera: un agente non avrebbe mai permesso che la sua star non si presentasse a una conferenza stampa in suo onore, per di più costringendo il direttore della Festa del Cinema di Roma, Antonio Monda, a calmare gli animi con la scusa: “Era ancora in pigiama”. Che sia vero o no, che fosse impresentabile o meno, tutto questo non fa che alimentare la leggenda dell’attore, amato da pubblico e registri anche per questo, per la sua imprevedibilità un po’ folle.

A Roma per ricevere un premio alla carriera, incredibilmente il primo, Murray si è presentato in ritardo anche sul red carpet in suo onore, dove gli amici e colleghi di sempre, da Wes Anderson, incaricato di premiarlo, a Frances McDormand (in Birkenstock rosse sotto al vestito elegante: meravigliosa) ed Edward Norton hanno fatto a gara per celebrarlo. Jim Jarmusch, Anjelica Huston e Tilda Swinton hanno perfino mandato un videomessaggio per salutarlo. Evidentemente per loro aspettare non è un problema, o comunque è controbilanciato da altre qualità.

 

Bill Murray: l’icona del nuovo cinema indipendente americano

È stato proprio Wes Anderson a raccontare la storia della segreteria telefonica, in un incontro che l’attore ha continuato a sabotare (o meglio, ad autogestire) rifiutandosi di aspettare la traduzione in italiano: “Tanto lo capite tutti l’inglese, no?”. No, ma non si può ammazzare il ritmo di una masterclass che è presto diventata un vero e proprio show.

 

 

Al mio messaggio per fortuna ha risposto: è così che è cominciata la mia carriera, anche perché ha accettato di farsi pagare il minimo sindacale”: uno di quei messaggi lasciati era infatti proprio di un giovanissimo Wes Anderson, che ha proposto a Murray Rushmore. Perché l’attore sarà anche incontrollabile, ma sa riconoscere una buona sceneggiatura ed è così che ha dato a tanti registi emergenti, da Anderson appunto, a Sofia Coppola, la possibilità di cominciare a girare i film che volevano, diventando una sorta di protettore e mecenate del nuovo cinema indipendente americano.

Bill meriterebbe un premio alla carriera solo per il fatto di essere Bill Murray. Lui ha ribaltato il cinema indipendente americano. Ciao Bill f***ing Murray!”: queste le parole di Jarmusch, con cui l’attore ha girato Coffee and Cigarettes (2003), Broken Flowers (2005), The Limits of Control (2009) e I morti non muoiono, film di apertura all’ultimo Festival di Cannes.

 

 

 

La stima è però reciproca: Murray ha infatti ammesso di essere stato molto fortunato a lavorare con loro negli anni 2000: “Nella prima parte della mia carriera ho incontrato persone migliori di me, che mi hanno trascinato con loro, come John Belushi e Harold Ramis. Nella seconda parte invece ho avuto la fortuna d’incontrare tre dei registi più divertenti in circolazione: Jim Jarmusch, Sofia Coppola e Wes Anderson. La cura e l’attenzione con cui autori come loro o George Clooney si occupano di te, sapendo che hai anche una vita che rende il lavoro complicato, è importante. Sul set di Broken Flowers non potevo allontanarmi troppo da casa e Jarmusch trovò tutte le location a un’ora di distanza. Mi piacciono i registi che non si perdono nel lavoro, come Peter e Bobby Farrelly.

 

Il sodalizio con Wes Anderson

L’amore reciproco è palpabile, confermato dalle parole di Murray: “Wes è il migliore dei registi con cui ho lavorato: riesce a fare del film la propria vita e al tempo stesso rendere quest’ultima della stessa grandezza del progetto a cui lavora in quel momento. A volte mi dà qualche informazione durante un aperitivo: ci guardiamo e poi decidiamo se ordinare di nuovo o parlare ancora del progetto. Per il primo lavoro che facemmo insieme, Rushmore, nel 1998, mi spedirono la sceneggiatura e poi mi dissero d’incontrare il regista. Rifiutai e mi presentai direttamente sul set, perché tanto lui già sapeva perfettamente cosa fare. Da quel momento lavoriamo sempre in primavera.

 

 

Insieme Wes Anderson e Billy Murray hanno girato Rushmore (1998), I Tenenbaum (2001), Le avventure acquatiche di Steve Zissou (2004), Il treno per il Darjeeling (2007), Moonrise Kingdom – Una fuga d’amore (2012) e Grand Budapest Hotel (2014) e il regista ha rivelato che l’attore è un vero animale da set, il suo habitat naturale: “Spesso gli attori hanno molti impegni e si cerca di farli lavorare nel modo più produttivo possibile, diminuendo i loro giorni sul set. Con Bill è diverso: è l’unico che vuole sempre tornare, spalma i turni e ci dobbiamo assicurare di non girare le sue scene tutte insieme. In India tornava spesso, anche solo per un dettaglio di una mano. A lui piace stare sul set, stare in compagnia. Non c’è niente di più rassicurante di sentire un attore dire: voglio rimanere qui con voi.

 

Bill Murray come Roma

Dopo la consegna del premio (un oggetto migliore della targa che viene consegnata quest’anno a Roma si potrebbe trovare però, perfino la coppa Cobram sembra più prestigiosa), Bill Murray si è lanciato in un paragone con la città di Roma: “Mi sento come Roma: è una città straordinaria, ma molto del lavoro, un lavoro fantastico, è stato fatto in passato. Dobbiamo vivere badando a questo: mi sento così, quando penso alla mia carriera. La parte più importante è stata fatta in passato, la mia famiglia mi ha reso ciò che sono e mi ha permesso di prendermi cura di me stesso.

 

 

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