Cataglyphis bombycina: la formica più veloce al mondo

È un abitante delle calde dune del deserto del Nord Africa ed è la formica più veloce al mondo, ma non solo: è capace di resiste alle temperature estreme del suo habitat con eccezionali adattamenti comportamentali, fisiologici e morfologici.

Gli scienziati dell’Università di Ulm in Germania, hanno studiato le formiche d’argento del deserto del Sahara (Cataglyphis bombycina) seguendole fin nel loro nido.

Durante le loro osservazioni hanno registrato i movimenti di questa formica sulla sabbia bollente delle saline della Tunisia, dove di giorno raggiunge anche i 60°, e hanno rilevato che la sua velocità può raggiungere 0,855 ms (cioè 855 mms o 108 volte la lunghezza del loro corpo al secondo).

Questa velocità, relazionata alle dimensioni, è la più alta riscontrata fino ad ora anche a confronto con quella raggiunta da un’altra specie di formiche simile, la Cataglyphis fortis ma più grande che raggiunge “solo” 0,62 ms  (corrispondente a 50 volte la lunghezza del loro corpo al secondo).

La formica d’argento è quindi la formica più veloce del mondo in relazione alle sue dimensioni e si posiziona in testa alla lista delle creature da record insieme agli Scarabei Tigre australiani (171 volte la lunghezza del loro corpo al secondo) e gli Acari costieri della California (377 volte la lunghezza del loro corpo al secondo).

Gli scienziati hanno analizzato la lunghezza delle loro zampe e la coordinazione dei loro movimenti.

Per capire cosa differenzia queste formiche dai loro cugini più prossimi e come possono raggiungere tali velocità gli scienziati hanno analizzato la lunghezza delle loro zampe e la coordinazione dei loro movimenti. Le zampe della formica d’argento sono più corte ed inoltre la velocità con cui le muovono è maggiore di circa un terzo. Il loro movimento è una sorta di galoppo in cui tutte e sei le zampe toccano terra simultaneamente sincronizzando il movimento.

Queste caratteristiche potrebbero essere correlate all’habitat delle dune di sabbia e [potrebbero] impedire alle zampe dell’animale di affondare troppo profondamente nella sabbia soffice.

Così afferma Harald Wolf, uno degli scienziati e autori dell’articolo che ipotizza anche che queste velocità potrebbero essere generate da veloci contrazioni muscolari vicine ai limiti fisiologici.

 

 

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