La giurisprudenza europea negli anni ha affermato e poi progressivamente rafforzato il diritto all’oblio. Ora però una sentenza della CJEU ha ribadito che Google non è obbligata a deindicizzare i contenuti anche fuori dall’UE

Sempre questa settimana il Garante della privacy italiano ha stabilito che Google ha il dovere di deindicizzare ogni contenuto —a partire dagli articoli di cronaca giudiziaria— che rischiano di pregiudicare il reinserimento sociale di chi in passato ha avuto problemi con la legge.

 

Il diritto all’oblio è il diritto a fermare la diffusione di precedenti, dati e informazioni che possano costituire un danno ingiustificato ad una persona. Si applica soprattutto per le vecchie condanne, quando il diritto di cronaca (solamente se il fatto non è più rilevante) cede il passo al diritto all’andare avanti con la propria vita.

 

Ma il diritto all’oblio, espresso ancora più chiaramente dalla locuzione “the right to be forgotten”, il diritto a venire dimenticati, è un principio tutelato dalle norme europee.

Per questo la più alta corte dell’UE ha dovuto dare ragione al motore di ricerca, che aveva fatto ricorso dopo una sanzione da 100.000€ imposta dall’authority francese per non avere rimosso alcuni link anche dalle versioni internazionali di Google.

La CJEU ha anche ribadito che il diritto all’oblio non è assolutamente un diritto assoluto, e che va quindi ogni volta bilanciato con gli altri principi in gioco — come il diritto di cronaca e la libertà di stampa.