L’ESA con l’iniziativa Clean Space sta sviluppando tecnologie e tecniche per garantire che i futuri satelliti utilizzati nelle orbite più basse siano progettati in base al concetto di “D4D” – design for demise: progettato per distruggersi.

Si parla infatti di mezzo milione di detriti in orbita presenti ad oggi, e studiare come questi si comportano quando entrano nell’atmosfera terrestre permette di poter prevedere e quindi evitare che colpiscano danneggiando cose e persone.

 

 

I test sono stati effettuati presso il sito del DLR German Aerospace Center a Colonia, ponendo le parti più dense di un satellite in orbita all’interno di una galleria del vento al plasma dove tramite il vapore è stata fusa. L’obiettivo delle ricerche è quello di capire come bruciano i satelliti al rientro sulla terra quando impattano l’atmosfera.

 

 

L’ingegnere dell’ESA Clean Space Tiago Soares spiega:

Abbiamo osservato il comportamento delle apparecchiature a differenti impostazioni del flusso di calore per la galleria del vento al plasma, al fine di ricavare maggiori informazioni sulle proprietà dei materiali e su come possono danneggiarsi.

Abbiamo notato alcune somiglianze ma anche alcune discrepanze con i modelli di previsione.

 

In teoria, al suo rientro il satellite viene interamente bruciato a causa dell’impatto e dell’attrito con l’atmosfera terrestre ma in pratica alcuni pezzi possono arrivare fino al suolo terrestre e alcuni di questi se abbastanza grandi potrebbero causare gravi danni.

È importante quindi attivare tutte le conoscenze e sviluppare le tecnologie necessarie alla salvaguardia del pianeta e del suo intorno nello spazio.