La scoperta di nano batteri in uno degli ambienti più ostili della Terra permetterà di studiare situazioni limite utili agli esperimenti per la ricerca di tracce di vita su Marte e su altri pianeti.

L’ambiente in cui sono stati individuati i nano batteri, chiamati Nanohaloarchaeles Order, è particolarmente ostile, si tratta, infatti, della zona del vulcano Dallol, in Etiopia, dove le temperature si avvicinano ai 90° con alte concentrazioni di salgemma e sali di zolfo e ph molto acidi.

Un ambiente sì fatto, dove non si pensava che ci sarebbe potuta essere della vita, potrebbe rappresentare un habitat marziano sulla terra. Esso presenta caratteristiche simili a quelle di Marte, quando era un giovane pianeta, e potrebbe essere, quindi, utilizzato come campo per gli esperimenti per individuare le testimonianze di vita sul Pianeta Rosso:

Intendiamo proporre alle agenzie spaziali questo sito in Etiopia come analogo di Marte sulla Terra. Un luogo – ha concluso la Cavalazzi – dove si potranno testare rover ed esperimenti ideati per scovare tracce di vita, presente o passata, su Marte o su altri pianeti del Sistema Solare.

Un’altra particolarità, che aiuterebbe gli esperimenti, spiega la geologa in una intervista ad Ansa, è che la zona vulcanica si trova in un’area dove tre placche si stanno allontanando, quella africana, somala e araba, creando così delle condizioni chimico-fisiche particolari in superficie, e non come di solito si trovano, nei fondali marini.

La geologa Barbara Cavalazzi dell’Università di Bologna, intervistata da Ansa, coordina il gruppo italiano che ha contribuito alla ricerca internazionale, pubblicata sulla rivista Scientific Reports, coordinata da Felipe Gómez del Centro di Astrobiologia di Madrid.

Come dimostrato la vita è possibile anche nelle condizioni più estreme