Cos’è un nerd? Che cosa lo distingue dagli altri? Quali sono i suoi sogni, i suoi miti e i suoi riferimenti? La Guida all’immagnario nerd (Odoya Edizioni) tenta di dare delle risposte a queste domande.

I nerd hanno conquistato il mondo? Forse, ma questa conquista è stata lenta e non priva di sofferenze.

Una passione inestinguibile per i rispettivi interessi ha portato i nerd a imporre il proprio immaginario culturale a tutti, compresi quelli che, in tempi non tanto remoti, avrebbero visto con sospetto (e coperto di sfottò) il mondo dei nerd.

Ognuno ha seguito il proprio percorso. C’è chi si è appassionato all’informatica quando questa significava attaccare una tastiera a un televisore e caricare programmi da una cassetta.

C’è chi si è lasciato travolgere dalla passione per gli anime e, anche fuori tempo massimo, ha continuato a coltivare questo interesse (e magari ne ha fatto un lavoro).

Leggendo la Guida all’immaginario nerd scopriamo che le strade che portano all’Olimpo dei nerd sono infinite e che il nerdom come lo conosciamo oggi, una vasta distesa di prodotti, giocattoli e sogni, nasce negli anni ottanta, ma si proietta verso l’infinito e oltre.

 

 

 

Infinite diversità in infinite combinazioni

Per esplorare l’universo dei nerd Odoya edizioni ha messo in campo una squadra di autori di tutto rispetto: Jacopo Nacci (che aveva già firmato, sepre per Odoya, della Guida ai super robot), Fabrizio Venerandi, Gregorio Magini, Alessandro Lolli e Irene Rubino.

A questo team si affiancano Andrea Babich, Alessandro “Dr. Manhattan” Apreda, Gianfranco Causapruna, Lorenzo Fantoni, Edoardo Rialti, Francesco Ristori e Vanni Santoni.

 

Nella “Guida all’immaginario nerd” i videogiochi hanno un ruolo di primo piano

 

La scopo era anche quello di tentare di definire la figura del nerd trattando quelli che potrebbero (o non potrebbero) essere i suoi vari ambiti di interesse. Ma perché tanta cautela?

Perché la figura del nerd è sfuggente, in continua evoluzione e di difficilissima definizione, forse nemmeno esiste, e probabilmente la sfida di questo libro è persa in partenza ma non per questo meno avvincente.

Il primo nerd rappresentato con il nastro adesivo avvolto attorno al pogginaso degli occhiali è Spaz di Meatballs (Polpette, 1979), una commediola con Bill Murray, diretta da Ivan Reitman, futuro regista e produttore di Ghostbusters e già produttore, nel 1978, dell’Animal House di John Landis.

 

 

 

 

Il libro

In “Breakfast Club” (1985, John Hughes) tra i vari “tipi umani” rappresentati spicca un nerd: timido, impacciato e ovviamente vergine. Viene da chiedersi se gli stereotipi degli anni 80 siano morti nel 2019?

La Guida all’immaginario Nerd è un libro per nerd?

Anche, ma non solo, è un libro per i nostalgici degli anni 80, tanto per cominciare, per chi ha vissuto la rivoluzione informatica dei primi personal computer e poi quella dei videogiochi, è un libro per chi ha la passione del cinema di fantascienza (e non solo), della fantascienza in generale, delle avventure grafiche, dei giochi di ruolo, dei Masters of the Universe tutto questo e molto altro.

La platea di lettori a cui questa lettura, scorrevole, ben documentata e molto ricca anche dal punto di vista iconografico, potrebbe interessare è così vasta che si fatica a definirla.

Di sicuro è un buon punto di partenza per spingersi coraggiosamente là dove nessun nerd è mai giunto prima.