Un espediente narrativo piuttosto inflazionato vede personaggi ufficialmente morti invecchiare sotto mentite spoglie in località remote dove nessuno ha chiesto come mai sono finiti lì finché qualcuno li trova, per caso o meno.
Di solito sono state coinvolte in incidenti, con corpi scomparsi o talmente malridotti da ricevere una identificazione solo indiretta e magari approssimativa.
La realtà ha però il brutto vizio di superare la fantasia: anche senza un incidente mortale l’FBI ha cercato per quasi vent’anni il signor Dennis Whiles. Solo che per il Federal Bureau of Investigations lui era Georg Gärtner, prigioniero di guerra tedesco fuggitivo.
L’inizio
Nato nel 1920 a Schweidnitz, nella Bassa Slesia della Repubblica di Weimar (oggi Świdnica, in Polonia), Gärtner era figlio di un impiegato delle ferrovie tedesche. Era un bravo studente: ottimo tennista e sciatore, sognava di diventare architetto. La madre Emma era casalinga e badava anche ai suoi due fratelli, Paul e Lotte.
A 15 anni la difterite lo costrinse a lasciare la scuola superiore, limitando anche l’accesso a lavori più redditizi di quelli disponibili in loco.
Il famoso barone rosso Manfred von Richtofen era nato in Slesia e aveva vissuto a Schweidnitz dai 4 agli 11 anni, andando a scuola lì e a caccia nei dintorni prima dell’addestramento militare.
Gärtner si arruolò nella Wermacht nel 1940 anche per avere una formazione e un lavoro stabile, ma di nuovo ebbe problemi di salute: una polmonite e una ferita durante un’esercitazione ritardarono il suo invio al fronte.
Non avendo il diploma non potè fare il corso da ufficiale ma si distinse abbastanza da diventare KOB (Kriegsoffizier-Bewerber, lett. ufficiale da guerra – candidato). Fece anche da istruttore di sci per le truppe.
Il Servizio
Rientrato in servizio nel 1942, con la sua esperienza sciistica Gärtner temeva di essere inviato nell’appena aperto ma già famigerato fronte orientale: fece quindi domanda per entrare nell’Afrika Korps, che all’epoca era ancora magnificato dalla propaganda tedesca per i rapidi successi di Rommel.
Con un’esperienza sul campo contava di poter tornare a fare il corso da ufficiale: purtroppo quando arrivò in Libia nel gennaio 1943 la situazione era radicalmente diversa.
Con l’entrata in guerra dell’Italia il 10 giugno 1940, la colonia italiana in Libia si trovava proprio di fianco al condominio anglo-egiziano composto da Egitto e Sudan. Gli Inglesi distrussero la 10ma Armata italiana con l’operazione Compass a dicembre, e i Tedeschi inviarono il Deutsche Afrika Korps a febbraio 1941 per evitare la cattura di tutta la colonia, con l’operazione Sonnenblume (lett. girasole).
Con l’aiuto tedesco, pur carente di benzina e munizioni a causa delle spedizioni via mare disturbate dalle navi ed aerei inglesi intorno a Malta, le forze dell’Asse arrivarono due volte allo snodo ferroviario di El Alamein, a metà strada tra la Libia e il canale di Suez. La seconda battaglia a novembre 1942 fu una disfatta che costrinse Rommel a una ritirata precipitosa.
Gärtner atterrò in un aeroporto bombardato dagli Inglesi lo stesso giorno del suo arrivo, caduto poi tre giorni dopo in mano alleata. Come sergente d’artiglieria partecipò ad una battaglia che di fatto era una rapida ritirata, in cui il suo reparto percorreva anche 25 chilometri al giorno.
A maggio l’Afrika Korps fu accerchiato nel nord della Tunisia e Gärtner divenne uno dei circa 425mila prigionieri, tra Tedeschi ed Italiani, presi dagli Alleati quando si arrese.
La Prigionia
Le stesse navi che portavano soldati e mezzi in Africa riportavano prigionieri negli Stati Uniti: il viaggio era lungo, ma aveva vari vantaggi. Riduceva le fughe, che anche fossero avvenute con successo non permettevano ai soldati di tornare a combattere rapidamente; aiutava l’intelligence a ottenere informazioni; assicurava vagamente le navi stesse contro attacchi degli U-Boote nel viaggio di ritorno, e come bonus consentiva un trattamento migliore dei prigionieri rispetto a un campo sperso nel deserto africano.
Le navi cargo americane erano della classe liberty ships, un progetto inglese che gli Americani realizzarono in quasi tremila esemplari dal 1941 al 1945. Brutte e con motori di concezione antiquata ma economiche e veloci da costruire, bastavano 30 giorni rivettando in arsenale pezzi provenienti da varie aziende. Gran parte della manodopera che le costruì era femminile, ispirando la canzone Rosie the riveter rendendo poi famosa la figura femminile a supporto dello sforzo bellico con vari poster.
Gärtner aveva appena ricevuto l’ordine di tornare in Germania per studiare da ufficiale, quando si ritrovò in attesa della nave da prigionero: il viaggio avvenne in giugno.
Notando l’abbondanza di risorse e come gli Americani non avessero paura di sprecare carburante, annotò nelle sue memorie Hitler’s Last Soldier in America che quello fu il momento in cui comprese che la Germania avrebbe perso la guerra.
La Permanenza
Avendo studiato un po’ di inglese in gioventù e nella scuola sottufficiali, Gärtner fece da traduttore per i suoi compagni di sventura. Il termine “sventura” è poco adatto: lui stesso scrisse che il cibo dei campi in cui venne detenuto non solo era migliore di quello fornito dall’esercito tedesco, ma anche di quello razionato disponibile ai civili. Lavorò anche negli uffici dei campi con mansioni di segreteria.
Circa 450 mila soldati tedeschi e 50 mila italiani furono detenuti durante la guerra in almeno 700 campi disseminati in tutti gli Stati Uniti. Molti Americani non ne seppero mai nulla perché per motivi di sicurezza i campi erano lontani da aree urbane ed industriali. Per ridurre i costi i campi furono costruiti in località con un clima mite, spesso dagli stessi prigionieri, a volte premiati anche ad esempio con birra per alcuni tipi di lavoro.
Oltre ai lavori necessari, i prigionieri potevano fare sport e anche corsi d’inglese, di scuola superiore e altro come teatro. Più che con le guardie, eventuali litigi venivano dalla noia o dalla presenza di fanatici nazisti, che lo stesso Gärtner vedeva con disprezzo.
A suo dire i problemi più grossi che ebbe nei campi in Texas e New Mexico furono incontri sporadici con serpenti a sonagli.
Meno di tremila prigionieri scapparono dai campi statunitensi: di solito erano quelli che parlavano meglio inglese.
Molti venivano ripresi entro breve, perché nelle aree circostanti i campi era difficile mimetizzarsi, soprattutto con uno spiccato accento straniero.
La Decisione
La guerra in Europa finì a maggio 1945: a gennaio era stato scoperto Auschwitz e lo shock aveva reso le guardie più ostili nei confronti dei prigionieri. Gärtner annotò che la maggioranza di questi erano sconvolti e ignari quanto gli Americani, ma la situazione era comunque cambiata.
Dopo la vittoria sul Giappone del 15 agosto, nei campi si seppe che i detenuti sarebbero stati mandati a ricostruire nel Regno Unito o in Francia e poi rimpatriati nelle zone di provenienza: oltre a dover ritornare in posti distrutti e spopolati, Gärtner sarebbe arrivato in una zona occupata dai Russi che temeva. Decise quindi di scappare dal campo nel New Mexico in cui all’epoca era detenuto.
Alla scuola sottufficiali aveva già dovuto simulare una fuga: gli istruttori lo avevano lasciato in un’area della città di Heidelberg con l’ordine di raggiungerne un altro capo senza essere catturato. Mentre molti suoi compagni di corso furono presi cercando di passare per fogne o tetti, lui si mimetizzò tra la folla e prese un taxi: fu l’unico a raggiungere l’obiettivo.
La Fuga
Il suo piano era semplice: vicino al campo passava una ferrovia di cui memorizzò gli orari dei treni merci. Fece lo stesso con i tempi delle pattuglie di sorveglianza e identificò un punto debole della doppia palizzata di filo spinato, dove il terreno era più morbido. La sera del 22 settembre, mentre i prigionieri guardavano un film, raggiunse il punto mentre le guardie erano altrove e scavò fino a passare sotto entrambe le cinte.
Essendo ormai buio contava che non si sarebbe vista la traccia e finché non fosse finito il film non si sarebbe notata la sua assenza. Quando passò il treno lo prese al volo come facevano molti vagabondi all’epoca, scendendo poi a San Pedro in California.
Non avendo parlato con nessuno del suo piano, quando si accorsero della fuga le guardie non riuscirono ad avere notizie. L’esercito fece ricerche in tutto il New Mexico mentre Gärtner faceva lavori saltuari migliorando il suo inglese e mescolandosi facilmente con l’ambiente multiculturale della California.
La California ha da sempre una percentuale piuttosto alta di popolazione ispanica, anche per motivi storici: ex colonia spagnola, la parte costiera divenne uno Stato degli USA nel 1850 dopo la guerra con il Messico, che vide anche la cessione di Nevada e Utah oltre a parti di New Mexico, Wyoming, Arizona e Colorado.
La corsa all’oro e la costruzione della ferrovia, facendone un approdo per le navi nel Pacifico, la resero ancora più composita: molti dei costruttori della ferrovia erano cinesi, detti coolie probabilmente da ku li, muscoli in affitto.
La Ricerca
L’esercito riuscì a coinvolgere l’FBI solo nel 1947: le foto del prigioniero vennero diramate in tutti gli Stati Uniti. Intanto Gärtner aveva lavorato come bracciante e boscaiolo dicendo di essere norvegese, con il nome Peter Petersen: quando il suo inglese era migliorato lo aveva cambiato in Dennis Whiles, copiando quello di uno stagionale che aveva incontrato.
Si creò una identità stabile dicendo che era nato a New York ed era cresciuto nell’orfanotrofio Connecticut School for Boys dopo che i genitori erano morti in un incidente d’auto. Con il suo nuovo nome ottenne registrazione alla Social Security e la patente di guida. Lavorò anche in una caffetteria.
Dalla descrizione della fuga l’FBI descrisse il fuggitivo come non pericoloso: la ricerca fu quindi meno pressante di quello che avrebbe potuto, anche perché le risorse erano comunque limitate a seimila agenti su tutto il territorio nazionale.
Nel frattempo Gärtner si era stabilito a Norden, in California: faceva l’istruttore di sci d’inverno e in estate lavorava nelle costruzioni e come venditore per una ditta di infissi di Oakland.
Nel 1952 il treno City of San Francisco rimase bloccato da una tormenta di neve sulla Sierra Nevada con oltre 200 passeggeri, e lui fu il primo dei soccorritori a raggiungerlo sugli sci: la foto della squadra finì su Time, ma nessuno lo riconobbe.
La Pace
L’esercito smise di cercarlo nel 1963, mentre l’FBI continuava a tenere la sua foto negli uffici di tutti gli Stati Uniti anche se più tardi marcò la ricerca come “inattiva”.
Nel 1964 Gärtner sposava la giovane divorziata Jean Clarke, conosciuta pochi mesi prima a un ballo per single della YMCA. Lei aveva due figli e lavorava in una compagnia di assicurazioni a Palo Alto per mantenerli: da sposati comprarono casa lì.
I rimpatri finirono ufficialmente nel 1946, ma molti prigioneri rimasero impegnati nella ricostruzione in UK e Francia fino al 1949. Solo dodici fuggitivi non vennero catturati entro un mese dalla fuga: al tempo del matrimonio di Gärtner ne erano rimasti sei, lui incluso.
Reinhold Wilhelm Pabel parlava inglese e russo: preparò dei vestiti civili spacciandoli per costumi di scena di una commedia che i prigionieri stavano preparando. Vendette le sue medaglie e altre cose per circa 10 dollari in tutto: quando evase si cambiò nella boscaglia camminando poi fino alla città più vicina.
Con 3 dollari prese un biglietto fino a Chicago, dove lavorò come lavapiatti sotto il nome Philip Brick; aprì poi una libreria, sposò un’americana ed ebbe un figlio.
Scoperto nel 1953, venne rimpatriato ad Amburgo dove aprì un’altra libreria: tornò poi negli USA dove rimase altri 10 anni e di nuovo definitivamente ad Amburgo dove la seconda figlia Lucie continuò a tenere la libreria anche dopo la sua morte. Scrisse molti libri.
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Harry Girth, ex paracadutista, venne scoperto dalla futura suocera nel 1953: si faceva chiamare Henry Colmar ma la sua foto era nella rivista Collier’s Magazine con il suo vero nome, come ricercato. Costretto a consegnarsi alle autorità, la fidanzata lo sposò prima che venisse espulso in modo che potesse poi tornare.
Werner Paul Lueck venne scoperto nel 1954 in Messico.
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Kurt Rossemeisl era un ufficiale: parlava Inglese, Francese, Olandese, Italiano, Ceco, Spagnolo, Russo e Malese. Evase spingendo una carriola come dovesse uscire per lavoro e prese un treno che lo portò a Chicago, dove visse come Frank Ellis. Ottenne la social security e l’ammissione nella loggia dell’Alce. Si consegnò nel 1959, stanco di dover vivere scappando.
Kurt Richard Westphal fu trovato ad Amburgo nel 1964 sotto il nome Charly King.
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I Sospetti
Jean aveva fatto volontariato presso i campi di migranti ispanici nella San Joaquin Valley: vedendo quanto Dennis era ritroso a parlare del suo passato e non volendo causargli dolore non gli chiese mai molto.
In una intervista disse che in ogni caso lui non aveva mai fatto nulla che le facesse sorgere dei dubbi, tranne quando le citò il marzapane: in Europa del nord è un dolce natalizio, ma non è molto noto negli USA, e lei si chiese come mai lo conoscesse.
Più tardi i figli se ne andarono e loro si trasferirono, aprendo un club di tennis dove lui faceva l’istruttore. Era però sempre molto schivo: Jean ricordava che tutte le proprietà erano sempre a nome suo, perché lui non voleva firmare. Era sempre lei a guidare l’automobile. Le sembrava strano e i loro rapporti si raffreddarono.
A inizio anni ’80 andarono alle Hawaii: lei lavorò all’Hawaiian Refugee Resettlement Program, che aiutava i rifugiati che arrivavano nelle isole mentre lui riprese a lavorare con successo nel campo delle costruzioni.
Con il lavoro che andava bene, non ci furono più molte domande finché Jean non dovette raccogliere i documenti per il pensionamento.
La Scoperta
Gärtner evadeva tutte le domande sul suo passato: non ricordava informazioni sui suoi genitori e non aveva una copia del suo certificato di nascita.
Jean chiamò l’anagrafe di Albany scoprendo che Dennis non era registrato, e il suo orfanotrofio non era mai esistito.
Quando Jean minacciò di lasciarlo nel 1984, temendo che fosse un criminale, Dennis confessò tutto. Lei fece delle ricerche sul campo del New Mexico da cui era evaso e trovò un libro del 1979, Nazi Prisoners of War in America, in cui Georg era l’unico fuggitivo ancora mancante.
Lo costrinse a contattare l’autore del libro, il professor Krammer, e assunse un avvocato per gestire la questione con l’Immigrazione.
Gärtner si “arrese” ufficialmente in una puntata del Today Show nel 1985: per facilitare le ricerche di Jean si erano intanto trasferiti a Boulder, in Colorado.
L’Immigrazione e l’FBI dichiararono che non volevano deportarlo: gli venne concessa la cittadinanza che per motivi burocratici gli arrivò però solo nel 2009. La sua vicenda fu fonte di numerosi casi eccezionali: non era un immigrato irregolare perché non era entrato volontariamente negli Stati Uniti.
Non era più neanche legalmente un prigioniero di guerra quando era scappato, perché la guerra era finita completamente da oltre un mese. Anche la fuga come reato in sè era in discussione, essendo comunque in lista per essere rimpatriato.
Quando le chiesero come mai non si fosse accorta del suo accento, Jean disse che l’aveva nascosto bene: in un ambiente multiculturale come la California, accenti di qualsiasi etnia si confondevano.
Krammer aiutò Gärtner a scrivere la sua biografia, e scrisse a sua volta altri libri come War Crimes, Genocide, and the Law: Historical Perspective.
La Fine
Gärtner divenne una celebrità locale a Boulder, ma vivere una doppia identità per quarant’anni ebbe delle conseguenze. Durante la prigionia aveva scambiato qualche lettera con la famiglia, ma pensava fossero tutti morti. In realtà erano scappati nella Germania Ovest: i genitori erano vissuti fino agli anni ’60 con una sua foto in cucina, sperando fosse ancora vivo.
Nel 1985 sopravviveva ancora la sorella minore Lotte, che i Whiles andarono a visitare.
Più tardi Georg tornò in Germania da solo: Jean chiese il divorzio dopo non aver ricevuto sue notizie per due anni. Qualche anno dopo lui tornò, fece pace con Jean e rimasero amici. Lei lo aiutò negli ultimi anni, durante la malattia.
Si spense nel 2013 e le sue ceneri finirono nel Giardino della Memoria di Foothills.
Postilla
Il funerale venne ripreso da una televisione locale. Quando Jean tornò a visitarlo, non riuscì a trovarlo. Venne fuori che durante le riprese la targhetta era stata rimossa, e poco dopo il cimitero aveva cambiato gestione lasciando la sua tomba non marcata.
Anche da morto, Georg Gärtner riuscì a nascondersi per altri quattro anni in piena vista.
- How Hitler’s last soldier ended up in Colorado (The Coloradoan, EN)
- Ex POW ends 40 years of hiding (New York Times, EN)
- Georg Gärtner (War History Online, EN)
- The last German POW in America (Youtube, The History Guy, EN)
- Georg Gärtner (Wikipedia, EN)
- WWII POW who escaped in USA (itchyfish.com, EN)