Dopo oltre un anno di attesa è tempo di leggere il secondo volume di Oblivion Song, la serie creata da Robert Kirkman (The Walking Dead, Invincible) e Lorenzo De Felici; è stata un delle rivelazioni dello scorso anno e l’attesa per questo nuovo capitolo era decisamente alta. Scopriamo assieme il destino di Nathan Cole e la dimensione parallela dell’Oblivion.

La vicenda di Nathan Cole, dell’Oblivion e di tutte le persone coinvolte nell’incidente che ha portato 300.000 persone e una parte di Philadelphia a sparire nel nulla è decisamente una delle più coinvolgenti storie a fumetti dello scorso anno.

Sarà che a scrivere c’è un ispiratissimo e molto concreto Robert Kirkman, sarà che al reparto grafico ci sono due eccellenze del fumetto italiano, Lorenzo De Felici e Annalisa Leoni (tra le più brave coloriste d’Europa, secondo me), di certo non si può dire che Oblivion Song non abbia catturato l’attenzione del pubblico.

Come vi ho già raccontato la vicenda parte da uno spunto narrativo sicuramente affascinante e di impatto.

Improvvisamente un’intera porzione della città di Philadelphia, con 300.000 suoi abitanti, scompare lasciando al suo posto una realtà aliena, del tutto estranea, popolata da creature orribili e pericolose: l’Oblivion.

 

Il protagonista Nathan Cole, uno scienziato, dopo aver trovato la maniera di varcare il confine tra le dimensioni si dedicherà completamente nel cercare di salvare i suoi concittadini scomparsi dalle insidie dell’altra dimensione.

Ma quello che sembra un gesto eroico e di totale dedizione verso il prossimo nasconde in realtà un profondo senso di colpa e motivazioni assolutamente personali.

La “trasposizione” tra la nostra dimensione e l’Oblivion non è altro che la conseguenza di un esperimento messo in atto proprio da Nathan Cole e la sua equipe di scienziati.
Il nostro protagonista si è macchiato quindi di una colpa gravissima che pesa sulla sua coscienza in modo radicale. I suoi continui tentativi di salvataggio altro non so che la maniera per cercare di riparare a quanto accaduto, anche perché tra i 300.000 scomparsi c’era pure suo fratello Ed.

Il nostro protagonista si è macchiato quindi di una colpa gravissima che pesa sulla sua coscienza in modo radicale. I suoi continui tentativi di salvataggio altro non sono che la maniera per cercare di riparare a quanto accaduto, anche perché tra i 300.000 scomparsi c’è pure suo fratello, Ed.

Dopo esser stato finalmente trovato dal fratello, Ed tuttavia non manifesta alcuna intenzione di tornare alla sua vecchia vita, fatta di fallimenti e difficoltà. Le persone sopravvissute alla trasposizione, compreso lui, hanno ricominciato una nuova vita, migliore sotto tutti gli aspetti rispetto a quella opprimente e omologata della nostra società; qualcuno potrebbe addirittura definirla una proto società utopistica, fatta di uguaglianza e rispetto.

Gli sforzi di Nathan per porre rimedio a quanto accaduto sono stati quindi tutti inutili?

Cosa accadrà alla sua vita ora che il fratello sembra non solo del tutto intenzionato a tornare nell’Oblivion ma addirittura a portare più persone possibili con sé? E se le alte sfere dell’Esercito venissero a conoscenza del segreto di Nathan e volessero sfruttarlo per scopi bellici?

Il grande disegno alla base di Oblivion Song sembra chiarirsi e bisogna ammettere che ci troviamo di fronte ad una grande opera, degna del successo di The Walking Dead e probabilmente altrettanto ispirata.

 

 

 

 

Nell’opera di Kirkman si riscontrano alcuni tratti caratteristici del suo modo di narrare, già approfonditi su The Walking Dead:

  • la concentrazione sui personaggi e sul loro sviluppo/crescita;
  • l’aspra critica nei confronti di una società globalizzata che di certo non rende libere le persone;
  • i rapporti familiari, sempre in bilico;
  • la dicotomia tra cosa si vorrebbe fare e cosa sarebbe giusto fare.

Nathan Cole è un personaggio che, nonostante il plot twist che ce lo ha rivelato come causa dell’incidente e non come vero salvatore, rimane perfettamente coerente e delineato fin dall’inizio.

La sua voglia di sistemare le cose è genuina e palpabile, il suo senso di colpa traspare in ogni azione.

Le sue debolezze lo rendono umano e credibile e, anche se non è un eroe senza macchia, si empatizza con lui.

In questo secondo volume è veramente interessante il quesito che ci si pone: cosa è veramente giusto per l’umanità? La voglia di fare del bene a tutti i costi (o almeno quello che intendiamo noi come “bene”), può generare conseguenze anche terribili.

 

 

Ci rendiamo conto che riportare tutti indietro dall’Oblivion sembra essere la scelta più logica e ragionevole, ma se d’altra parte per i sopravvissuti i veri mostri non sono le creature selvagge extra dimensionali quanto maggiormente i banchieri, gli industriali, gli avvocati, gli organi di stampa, come reagiremmo?

Tutto scorre rapidamente, come sempre con la sensazione che quest’opera sia dannatamente adatta a diventare un’ottima serie tv. Ci sono gli elementi survival, un’apertura sci-fi sempre affascinante, personaggi credibili ma ottimamente caratterizzati.

Tutto scorre rapidamente, come sempre con la sensazione che quest’opera sia dannatamente adatta a diventare un’ottima serie tv. Ci sono gli elementi survival, un’apertura sci-fi sempre affascinante, personaggi credibili ma ottimamente caratterizzati. E nessuna intenzione di chiuderla presto o in maniera frettolosa. E a confermare ancora questo aspetto c’è sempre la spiccata attitudine ad inserire il super cliffhanger di fine volume, quasi immancabile, che fa chiudere il fumetto pieni di hype.

I disegni di Lorenzo De Felici, originali e dinamici, ci restituiscono un’ampia gamma di espressioni umane ben realizzate. Molte volte la recitazione dei personaggi è davvero sorprendente (certo, anche i personaggi dei fumetti “recitano” e lo si vede bene nelle espressioni più che nelle pose), per non parlare degli ambienti dell’Oblivion che esplodono per dettagli e creatività.

Se avete letto l’intervista a Riccardo Federici potrete riscontrare una cosa che anche lui ha confermato: i disegnatori europei, ed in questo caso italiani, si fanno apprezzare per la ricercatezza dello loro story telling e della funzionalità d’insieme, piuttosto che per le “pose” a cui ci hanno abituati i comics supereroistici. Oblivion Song è uno di questi casi e guardando la semplicità ma anche la cinematograficità delle tavole capirete perché Kirkman abbia scelto Lorenzo.

 

 

Il valore aggiunto che però fa davvero innalzare la parte grafica è dato dai colori, sensazionali, di Annalisa Leoni.

Troppe volte l’ho detto e scritto: i colori nei fumetti americani rischiano di rovinare tutto, a meno che non ci sia un super colorista all’opera. Gente come ad esempio Hollingsworth, Fairbairn, Jordie Bellaire e appunto Annalisa.

Il suo talento e la sua sensibilità (oltre che affinità con il disegnatore) si fanno sentire, regalando splendidi tramonti, contrasti eccellenti tra il mondo reale e quello alieno e in generale un gradevolissimo equilibrio.

 

 

 

 

Questo secondo volume di Oblivion Song non solo mantiene le aspettative, ma conferma il titolo Skybound come una delle migliori serie action di Image Comics.

Felicissimi che questo fumetto parli anche italiano e felicissimi che nei piani di Saldapress ci sia la regolarità semestrale nella pubblicazione.

Ah, manco a dirlo, la qualità di stampa e la cura editoriale è come sempre a livelli altissimi, con l’edizione cartonata dotata di dettagli e verniciature in rilievo rispetto la base opaca soft touch davvero sempre splendidi.

Se Invincible diventerà una serie a cartoni animati e un film non vedo perché Oblivion Song non debba diventare una delle nostre future serie tv preferite in futuro.

Intanto godiamoci il fumetto, che è davvero ottimo.

 

Qui trovate in anteprima ed esclusiva per Lega Nerd le prime sedici pagine. 

 

 

80
Oblivion Song 2
Recensione di Giovanni Zaccaria
ME GUSTA
  • Disegni originali e un gran story telling; colori superbi.
  • Perfetto mix tra survival, action, sci-fi e crescita dei personaggi
  • Sarebbe un'eccellente serie tv
  • D'ora in poi dovrebbe essere "regolare", ogni 6 mesi
  • Qualità del volume cartonato eccellente
FAIL
  • Potrebbe durare tanto: ma se il livello rimane questo siamo sicuri che sia davvero un difetto?
  • Sarebbe bello poterla leggere con cadenza trimestrale o quadrimestrale, almeno