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Il Secolo del Guano

Il Secolo del Guano

Quando il naturalista Alexander von Humboldt fece ritorno in patria dal Sud America, nel 1804, portò con se i frammenti di una preziosa risorsa estratta nei dintorni delle coste peruviane; di fretta chiese le analisi dei frammenti. I chimici confermarono che il guano del Perù era un potenziale fertilizzante, forse il migliore mai scoperto fino ad allora.

Humboldt, in realtà, non scoprì nulla di veramente nuovo. Negli usi delle civiltà precolombiane, come gli Inca, il huano (o dal quechua wanu) era già presente, anzi, di grande importanza. Basti pensare che veniva razionato tra i diversi villaggi, un bene così prezioso da dover ripartire senza sprechi.

Spostandosi lungo la costa del Sud America osservò con sorpresa una vegetazione lussureggiante, non riusciva però a spiegarsi come questo potesse accadere quando tutt’attorno vi era un arido deserto. La fortuna gli permise di imbattersi in una flotta di navi indiane, che trasportavano guano, e da queste riuscì a conoscere il luogo da cui ricavavano questo prodotto molto speciale: le Isole Chincha, ad appena 21 km dalla costa, senz’altro le più importanti tra le centoquarantasette isole del guano del Perù.

Sembra qualcosa di assurdo e di poco conto, ma il Guano si rese protagonista di tutto il XIX secolo.

Rinvigorì gli esausti campi dell’intera Europa e delle Americhe, che in tal modo riuscirono ad affrontare l’impennata demografica portata dalla rivoluzione industriale. Il settore secondario era in forte sviluppo, ma senza quello che può essere considerato il carburante umano, non ci sarebbe stato nessun rapido progresso.

La fertilità di un paese, che era stabilita dai limiti naturali del suolo, determinava il successo economico nazionale.

Shown William Miller (Storico)

 

 

Il Guano

Si parla di miniere e di estrazione del Guano perché l’attività di recupero del prodotto avveniva in maniera simile a quella dei minerali, tanto e vero che lo strumento principale degli operai che lo estraevano era il piccone.

Ma rispetto a questi, il Guano è un composto di tutt’altra origine. Viene prodotto dagli uccelli, nello specifico parliamo di uccelli marini, e le sue proprietà dipendono tanto dai fattori atmosferici quanto dall’alimentazione degli uccelli che lo producono.

Le condizioni presenti nell’area del basso pacifico, lungo la costa del Cile e Perù, sono tra le migliori per ottenere un prodotto di qualità.

Infatti la Corrente di Humboldt, una corrente d’acqua fredda che va da sud a nord vicino le coste del Sud America, abbassa la temperatura dell’aria riducendo le precipitazioni, che se fossero anche leggermente più abbondati impoverirebbero il guano della sua composizione chimica di elevata carica nutriente.

Le analisi confermarono, con dati scientifici, quanto il disgustoso guano contenesse di buono, risultando il più ricco fertilizzante in circolazione. Fino ad allora i campi venivano concimati perlopiù con ossa o letame, ma il contributo apportato non era sufficiente a risanare il terreno degli elementi necessari alla crescita come: azoto, potassio e fosforo, tra i nutrienti che si dicono essenziali.

Nonostante l’aria al suolo sia composta da un 78% di azoto le piante non sono in grado di assorbirlo se questo è in forma gassosa, come è presente nell’aria, mentre è di più facile assorbimento quello nel suolo come NH3 (Ammoniaca), NO2 (Nitriti) e NO3 (Nitrati).

Anche se i numeri parlavano chiaro, l’idea di rimpiazzare i sistemi classici non piaceva agli investitori.

Anche se i numeri parlavano chiaro, l’idea di rimpiazzare i sistemi classici non piaceva agli investitori che evitarono di rischiare in qualcosa che ancora non era richiesto.

I costi del trasporto dal Sud America in Europa non erano affatto trascurabili per un viaggio che sarebbe durato più di 90 giorni e dal profitto ancora molto incerto. Ma in un paio di decenni le cose cambiarono: il tasso di produzione agricola delle fattorie europee cominciò lentamente a regredire e in tutto ciò la popolazione cresceva; a questo punto le necessità erano più che evidenti, ciò nonostante la richiesta era economicamente trascurabile. 

Solo quando, nel 1840, Justus von Liebig, un rispettato chimico tedesco, dimostrò la dipendenza delle piante dai nutrienti, come l’azoto, e mettendo a confronto i valori dei della farina d’ossa con quelli del guano, l’opinione degli investitori cambiò e le richieste del bene iniziarono ad arrivare.

Guano AdvertisementDa quell’anno in Inghilterra sbarcarono 1800 tonnellate di guano, per poi aumentare a 4056 in tre anni e infine 219.764 nel 1845. Tutto il guano importato dall’Europa, in quegli anni, proveniva dal Perù che ne esportò circa 14 milioni di tonnellate per un valore di 150 milioni di sterline.

La produzione raddoppiò e le richieste del bene arrivarono alle stelle. 

La produzione dei beni alimentari come patate, mais e grano, incrementò enormemente, riuscendo a sfamare le popolazioni e ottenendo, nel giro di qualche decade, un surplus nella produzione agricola grazie al quale si creò un parallelismo tra il settore primario e quello secondario dell’800.

Il Perù ne venne fuori ricchissimo.

Dopo qualche anno le isole vennero nazionalizzate. In tal modo il Perù si assicurò il monopolio del guano che per problemi di impossibilità gestionale venne ripartito a compagnie private inglesi, francesi e peruviane. Il prezzo di vendita di una tonnellata di guano si aggirava intorno alle 12 sterline, prontamente rivenduta ad almeno il doppio.

I ricavi delle stellari vendite vennero, in parte, investiti e gettarono le basi per la modernizzazione delle infrastrutture del paese e delle attività agricole. Presumibilmente queste ricchezze fecero la differenza nel Conflitto del Pacifico (1879-1884) detto anche guerra del Salnitro, combattuta tra Cile, Bolivia e Perù per la conquista delle miniere di salnitro nel deserto di Atacama.

 

L’inferno: Le Isole del Guano

Se dal lato dell’imprenditore vediamo gli ingenti profitti derivati dallo smercio del guano, non è possibile trascurare la gravosa situazione vissuta dagli operai, destinati ad un supplizio infernale.

Quando Humboldt raggiunse le Chincha il guano sulla superficie raggiungeva i 35 metri di spessore.

Il loro lavoro consisteva nel picconare i cumuli di guano, sgretolarlo e trasportarlo al molo per essere caricato in stiva. Ad ogni colpo, una nube corrosiva investiva gli operai.

L’ammoniaca che aleggiava nell’aria era corrosiva e portatrice di malattie respiratorie.

 

Marinai che visitano il letto di guano al largo della costa del Perù, 1880

 

I siti di estrazione erano spogli e interamente ricoperti di guano. Non vi era acqua potabile, riparo o un lembo di terra su cui riposare.

I siti di estrazione erano spogli e interamente ricoperti di guano. Non vi era acqua potabile, riparo o un lembo di terra su cui riposare, né angolo dove non poter respirare il forte olezzo del guano. Certamente il lavoro venne evitato da chiunque e solo chi privo di libertà era costretto a lavorarci: i prigionieri. Gli schiavi invece erano troppo preziosi per essere spostati dai campi di cotone. Inoltre la schiavitù in Perù venne abolita nel 1854. E chi non poteva sfuggire a questo triste destino, spesso, con un ultimo briciolo di libertà, si toglieva la vita.

Perciò per estrarre il guano si contrattava in Cina, in modo ingannevole, con i coolies che erano impiegati come manodopera quasi servile. Questi firmavano un contratto credendo di lavorare in California, nelle miniere d’oro. Da contratto si impegnavano a lavorare come servi per otto anni in modo da sdebitarsi per ripagare l’occasione offertagli.

Ricordiamo che i Coolies vennero impiegati anche nella costruzione delle ferrovie, soprattutto nella realizzazione della tratta transcontinentale americana, dove in tanti di loro persero la vita.

 

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Guano Islands Act

Questa storia, che ha dell’assurdo, non è ancora finita. Come abbiamo visto il prezzo del guano era elevato e importarlo non era uno scherzo. Gli inglesi potevano estrarlo, perdendo una parte dei ricavati come pagamento nei confronti del Perù, mentre altri come gli Stati Uniti dovevano pagare il tutto a prezzo di mercato.

Per il congresso degli Stati Uniti tutto questo non era ammissibile. Così nel 1856 vennero presi dei provvedimenti, approvando il Guano Islands Act. La legge autorizzava qualunque cittadino statunitense a prendere possesso di qualsiasi isola con depositi di guano che non fosse sotto la giurisdizione di un altro Stato.

Inoltre, non era obbligato a mantenerne il possesso una volta esaurite le riserve dei depositi, introducendo il concetto di area insulare. Ovvero, un territorio che veniva governato dagli Stati Uniti, ma non entrava a farne parte.

Il Guano Islands Act rappresentò una spinta verso l’espansione territoriale statunitense.

Si cercava dunque un modo per ottenere le proprie riserve di guano. In pochi anni vennero occupate svariate isole e tra le più importanti abbiamo: Isola Navassa nei Caraibi e l’Atollo Johnston e l’Atollo Midway nel Pacifico.

Ognuna di queste isole ha una storia inaspettatamente ricca dove tra il XIX e il XX secolo si sono perpetrati atti di violenza e deturpazione ambientale, questi ultimi, anche per fini bellici. Ci tengo a menzionare due progetti attivi prima e durante la guerra fredda che hanno coinvolto l’Atollo Johnston: lo Starfish Prime, un programma di sperimentazione di armi nucleari e il JACADS, un progetto per lo stoccaggio di armi chimiche dismesso nel 2000.

Avvicinandosi alle porte del ‘900, quasi tutte le riserve di guano conosciute stavano per esaurirsi

Avvicinandosi alle porte del ‘900, quasi tutte le riserve di guano conosciute stavano per esaurirsi. Come detto in precedenza, i conflitti tra gli stati del sud america erano scoppiati per accaparrarsi il nuovo bene di maggiore interesse, il salnitro. Anche questo veniva impiegato come fertilizzante anche se poi vennero scoperti dei side effect che minacciavano l’intera coltivazione. Ma la causa principale che decretò la fine del secolo del guano fu l’inizio della produzione di fertilizzante azotato artificiale che ebbe inizio nel 1905.

Bene o male, il guano ha contribuito allo sviluppo dell’intera economia globale, permettendo l’avanzamento di ambizioni e risultati nel campo della chimica, ma ancor di più si deve all’uomo che si dice aver Inventato la Natura, Alexander von Humboldt, a cui sono state riconosciute intuizioni e scoperte straordinarie, nonché, il primo ad avvisare l’umanità sui cambiamenti climatici, trovando una relazione tra le azioni dell’uomo e le variazioni del clima, e che ciò poteva aveva un impatto imprevedibile sulle generazioni future.

 

Anno 1800

Anno è una delle storiche serie di gestionali che ha da poco compiuto 20 anni. Dal 98 ad oggi con i suoi 7 capitoli principali gli sviluppatori hanno esplorato epoche storiche differenti, rievocando in modo più o meno soddisfacente ambientazioni nostalgiche con Anno 1602, 1503, 1701 e 1404, mentre sperimentando innovazioni futuristiche con Anno 2070 e 2205.

Dopo questi due ultimi capitoli un po’ sotto tono la serie ha ripreso la strada dei suoi fasti periodi andando a realizzare un nuovo episodio ricco di novità, visivamente appagante e tecnicamente di spessore.

Giocabile single player in due modalità: Campagna e Sandbox, ma anche in multiplayer Online; punta tutto sulla progettazione meticolosa della città e della gestione dei processi di produzione. La rivoluzione industriale, momento storico cardine del ‘800, è ricreata fedelmente e quanto richiesto dal gioco al giocatore risulta quasi naturale se ci si immedesima nei panni di un imprenditore dell’epoca.

In Anno 1800, i giocatori saranno i fautori dei cambiamenti del loro destino, percorrendo rapide evoluzioni tecnologiche.

Disponibile ora su Uplay e Epic Store a 59,99 € (Rimosso poco prima del rilascio da Steam)

 

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La Storia in Breve è una rubrica di carattere storico che cerca di raccontare – in breve – popoli, grandi personaggi, battaglie e curiosità del mondo antico e moderno. Non dimentichiamo ciò che merita di essere conservato, ricordando salviamo il nostro passato.

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