Il Neo-Noir

Di cosa parliamo quando ci riferiamo al neo-noir? Può essere considerato un genere o piuttosto uno stile cinematografico? Proviamo a delinearne le caratteristiche dalle origini del noir a oggi.

Sono l’alienazione, l’angoscia esistenziale, il dolore mentale più di quello fisico, la morte che ti porti dentro a costruire la noirceur.

Sono l’alienazione, l’angoscia esistenziale, il dolore mentale più di quello fisico, la morte che ti porti dentro a costruire la noirceur, un’atmosfera di pessimismo e mancanza di speranza che avvolge tutti gli antieroi delle storie noir in tutte le declinazioni, cinema e letteratura in particolare, ma ormai anche serie tv: dark lady, detetive, poliziotti, gangster e serial killer. Uomini e donne che hanno visto il male troppo da vicino e rivolgono ormai uno sguardo disincantato verso il vivere comune, fino al momento in cui sono chiamati ad affrontare il proprio destino, quasi sempre tragico.

Influenzati sia dall’espressionismo tedesco che dal realismo poetico francese, dalla letteratura hard-boiled americana e dalla generale disillusione postbellica, i registi noir del periodo classico (che possiamo datare dal 1941 con l’uscita de Il mistero del falco di John Huston al 1958 con L’Infernale Quinlan di Orson Welles) danno vita a un mondo alla deriva, specchio del tramonto del sogno americano post seconda guerra mondiale.

 

 

Le pellicole di quel primo periodo contribuiscono a creare un particolare visual style tipico del noir, che fungerà da paradigma per tutto ciò che arriverà dopo – sebbene in una iniziale inconsapevolezza degli autori, come testimonia la celebre dichiarazione di Robert Mitchum, attore definito “l’anima dei film noir” dal critico Roger Ebert:

Non so cosa significhi il termine noir. A quel tempo facevamo solo film. Cary Grant e le altre star della RKO prendevano per loro tutte le luci e a noi non restava che illuminare i set con i mozziconi di sigaretta…

 

Negli anni ’50 sarà la Francia, grazie all’analisi dei critici, a codificare il fenomeno noir cogliendo – nonostante le differenti sfumature che vanno dal “nero” più onirico a quello di impronta sociale o documentaristica – quell’attitudine comune a molti autori nel creare atmosfere pervase di violenza, ossessione e pessimismo.

 

Robert Mitchum

 

Gli stessi autori, per esprimere visivamente i conflitti interiori dell’uomo, elaborano un linguaggio peculiare.

Gli stessi autori, per esprimere visivamente i conflitti interiori dell’uomo, elaborano un proprio linguaggio, affidandosi a soluzioni innovative quali l’inusuale complessità narrativa, la voice over, il flashback, l’illuminazione a bassa intensità, le riprese in notturna, il montaggio serrato e la profondità di campo.

Inoltre la macchina da presa era spesso posta in posizione diagonale per accentuare il punto di vista emotivo del protagonista, costretto in ambienti claustrofobici, in una dimensione al confine tra realtà e incubo, spesso densa di riferimenti alla psicoanalisi.

 

 

È sempre la Francia, con la Nouvelle Vague e il poli-noir, a imprimere negli anni ’60 una modernizzazione del fenomeno di genere.

È sempre la Francia, con la Nouvelle Vague e con il poliziesco noir a imprimere negli anni ’60 un’accelerazione alla diffusione e alla modernizzazione del genere, espandendone i confini e ponendo le premesse per la sua costante presenza nella storia del cinema, fino ai giorni nostri. Il post noir nato tra la fine degli anni ’60 ed esploso negli anni ’70, ha posto le basi per il cosiddetto neo noir, che sarebbe nato a partire dagli anni ’80.

Il neo noir ha amplificato ulteriormente la natura sfumata di questo genere – originato nel B-Movie e ancora oggi molto amato dalle produzioni indipendenti  – che pervade ormai gli ambiti più disparati, dal thriller al dramma alla commedia. La scia del periodo storico in cui si sviluppa questa nuova corrente è di fermento politico e sociale, è quello della guerra fredda, dell’invasione americana in Vietnam e delle lotte per i diritti civili.

Contemporaneamente la tecnologia cinematografica progredisce in modo considerevole e nasce la pellicola a colori; vengono prodotte le lenti anamorfiche CinemaScope e Panavision, che avrebbero cambiato il rapporto d’aspetto dell’immagine nel cinema. Poi, grazie anche alla televisione e alle produzione straniere che iniziavano a concorrere con i colossal hollywoodiani, i contenuti moralmente accettabili per il cinema statunitense stipulati nel Codice Hays furono rapidamente abbandonati con il codice stesso, e ciò permetteva ai registi di mostrare immagini e parlare di temi che prima erano proibiti,

Il neo noir rappresenta rappresenta dunque un filone molto variegato, caratterizzato da una più forte presenza di violenza, sesso, ingiustizia e caos del mondo, come in Pulp Fiction di Quentin Tarantino, che ha segnato la rivoluzione estetica più significativa del cinema occidentale.

 

È inequivocabile come il noir oggi sia andato oltre i propri confini, contaminando i diversi ambiti cinematografici e invadendo anche il mondo della tv.

Che lo si definisca o no un genere, un sotto genere, un movimento o uno stile estetico e contenutistico che permea altri generi, è inequivocabile come il noir oggi sia andato oltre i propri confini, contaminando i diversi ambiti cinematografici e invadendo anche i format televisivi, trasformandosi talvolta da veicolo connotativo di uno stato d’animo in mero orpello estetico, con il conseguente rischio di sbiadirsi un po’.

Volendo tracciare una linea netta comunque, a differenza del classico noir, il film neo noir è caratterizzato da circostanze e tecnologie moderne — dettagli che sono stati in genere assenti o irrilevanti per la trama del filone classico. Nei film dei primi anni ’40 e ’50, il pubblico veniva guidato a capire e costruire un rapporto con il protagonista o anti-eroe, mentre i film neo-noir invertivano spesso questo ruolo.

 

 

 

 

Tra gli altri esponenti più di spicco, oltre al già citato Pulp Fiction, non possiamo non citare pellicole quali Velluto Blu di David Lynch (1987), Carlito’s Way di Brian De Palma (1993), L.A. Confidential di Curtis Hanson (1997),  Kill Bill, sempre di Tarantino (2001), Collateral di Michael Mann (2004) e il più recente Animali Notturni di Tom Ford (2016), che mette in scena la fenomenale coppia Amy Adams e Jake Gyllenhaal in una delle storie più crude e cariche di pathos arrivate in sala nell’ultimo decennio.

La trama inizia quando Susan Morrow, una gallerista affermata che sembra vivere un momento di insoddisfazione nella propria vita, riceve dall’ex-marito Edward Sheffield, che non vede né sente da circa vent’anni, il manoscritto di un romanzo appena finito, che le ha dedicato. Approfittando di un week-end in cui resta sola, la donna si dedica alla lettura del libro, che nella pellicola viene alternata alle vicende reali e presenta dei parallelismi metaforici con il loro passato di coppia.

 

 

 

 

Trovate Animali Notturni di Tom Ford (2016) su Infinity TV.
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