In attesa del remake in arrivo a fine gennaio, riscopriamo qualcosa dell’originale secondo capitolo della celebre saga horror Capcom.
Il prossimo 25 gennaio gli appassionati potranno finalmente mettere le mani sull’atteso remake di Resident Evil 2, titolo chiesto a gran voce soprattutto dai fan storici della saga, che non sarà una mera riproposizione del gioco originale. Proporrà infatti diverse novità, offrendo ai giocatori un titolo moderno ma pur sempre vicino allo spirito della trilogia originale di fine anni ’90.
Ma cosa ha rappresentato Resident Evil 2 nel 1998 per il mondo dei videogiochi? Scopriamolo in questa retrospettiva del capolavoro Capcom.
Lo sviluppo di Resident Evil 2 iniziò quasi subito dopo la pubblicazione del primo capitolo, nel 1996. Il concept originale del titolo prevedeva la possibilità di scegliere fra due personaggi, il poliziotto Leon S. Kennedy (rimasto poi nella versione definitiva del gioco) e la studentessa Elza Walker. Nonostante il sequel fosse pronto al 70%, Shinji Mikami, “padre” del primo Resident Evil, non era soddisfatto del titolo e tutto il lavoro fatto fino a quel momento venne cestinato per ripartire da zero.
Hideki Kamiya subentrò a Mikami nel ruolo di game director, mantenendo buona parte delle idee del suo predecessore. Elza venne rimpiazzata da Claire Redfield, la sorella di Chris (protagonista del primo gioco), e l’ambientazione principale sarebbe rimasta la stazione di polizia, con un aspetto meno moderno e più gotico rispetto al concept di Mikami (ribattezzato Resident Evil 1.5, è possibile visionarne il prototipo su YouTube).
I due protagonisti avrebbero inoltre incrociato differenti personaggi secondari e di supporto, rispetto a quelli poi introdotti nel titolo definitivo: ad esempio, Leon avrebbe dovuto incontrare il poliziotto Marvin Branagh e una ricercatrice chiamata Linda (che sono stati rimpiazzati dal reporter Ben Bertolucci e da Ada Wong), mentre Claire sarebbe stata aiutata dal venditore di armi Robert Kendo (personaggio rimasto nella versione finale ma con un ruolo estremamente marginale).
Dopo un periodo di gestazione durato due anni, Resident Evil 2 venne pubblicato in Giappone nel gennaio del 1998 e in Europa qualche mese dopo (tra l’altro la versione italiana godette della completa localizzazione dei sottotitoli, operazione che solitamente indicava alte previsioni di vendita del gioco). In occasione del lancio del titolo in Giappone venne realizzato uno spot diretto dal leggendario George Romero.
Com’era facilmente prevedibile, Resident Evil 2 raccolse un consenso totale da parte della critica e un conseguente successo in termine di vendita: a differenza di altre celebri serie come Tomb Raider, Capcom non si limitò ad un semplice seguito che ricalcava le idee del predecessore, ma offri ai giocatori un titolo estremamente più curato e coinvolgente sotto tutti i punti di vista.
L’azione si era spostata da Villa Spencer a Raccon City, e nonostante gran parte del gioco si svolgesse nella stazione di polizia, la presenza di scenari come le strade cittadine e le fogne donavano al gioco un senso di progressione poco percettibile nel primo capitolo.
Capcom rese l’esperienza di gioco più accessibile aumentando la presenza di munizioni e nastri d’inchiostro (fondamentali per poter salvare quando si trovava una macchina da scrivere) e ancor più terrorizzante: momenti come la trasformazione del poliziotto sopravvissuto in zombie, il primo incontro con il licker, lo scontro con il coccodrillo nelle fogne, l’entrata nell’ufficio del capo della polizia e un mostro che squarcia il ventre di un personaggio secondario sono difficilmente dimenticabili, il tutto accompagnato da una colonna sonora che alternava suoni d’organo e pianoforte a momenti di totale silenzio. Un mix capace di infondere una profonda sensazione di timore nel giocatore.
Resident Evil 2 introdusse una modalità assolutamente inedita: un sistema di trame intrecciate noto come “swapping system”, in cui i due protagonisti esploravano il mondo di gioco contemporaneamente e alcuni dettagli di una campagna subivano delle variazioni in base a ciò che succedeva nell’altra.
Ad esempio, completando l’avventura una prima volta con Leon (scenario “A”) e salvando al termine della stessa, era possibile rigiocare la storia con Claire affrontando un percorso parzialmente diverso (scenario “B”), con armi e nemici posizionati in luoghi differenti rispetto allo scenario “A”, assistendo a determinati eventi da differenti punti di vista (ad esempio nello scenario “A” Leon troverà un elicottero in fiamme che blocca un ingresso, mentre Claire assisterà allo schianto dello stesso).
Se a questo aggiungiamo che l’avventura principale era comunque già differente in base al personaggio scelto (Leon avrebbe incontrato sulla sua strada la misteriosa Ada Wong, mentre Claire avrebbe incontrato la piccola Sherry Birkin), Resident Evil 2 poteva essere rigiocato 4 volte per chi voleva vedere l’opera di Capcom in maniera completa.
Insieme ad altri importanti titoli usciti negli stessi anni come Metal Gear Solid o The Legend of Zelda: Ocarina of Time, Resident Evil 2 impose un nuovo standard per il proprio genere, diventando un titolo di culto per la generazione PlayStation, anche se negli anni successivi venne convertito anche per N64, GameCube e Dreamcast.