Ormai il 2018 volge al termine, e anche in ambito videoludico è tempo di stilare una classifica con i dieci videogiochi che abbiamo maggiormente apprezzato dell’anno.
Bentornati, dunque, al nostro annuale appuntamento con la Top 10 dei videogiochi che hanno animato la vita dei nostri PC e console durante l’anno. Come di consueto ricordo che l’assenza di titoli indie dalla classifica è voluta, in quanto ad essi dedichiamo una classifica ad hoc ritenendo che non possano giocarsela ad armi pari con i tripla A.
Questo, beninteso, non toglie che ci siano indie game da sempre più meritevoli di tanti tripla A, motivo per cui ve ne parliamo in un “ambiente protetto”, fuori dalle roboanti cifre che animano invece il mercato videoludico. Altra premessa – poi la smetto, giuro – che assume quest’anno ancor più valore che nel 2017 (da cui avevamo iniziato ad adottare la valutazione numerica per parametri dei videogiochi): potrebbero comparire in diverse posizioni della classifica dei titoli che al momento della recensione hanno ottenuto una valutazione più o meno alta dei titoli collocati sopra/sotto.
Questo semplicemente perché un giudizio in valore assoluto dei prodotti non esiste (e chi vi dice il contrario sta mentendo) ma ogni titolo va giudicato sulla base del contesto in cui arriva, oltre che di dati oggettivi. Le recensioni sono state scritte da diversi autori, con diverse sensibilità, e questa classifica rispecchia, ovviamente, anche una parte del mio personale gradimento dei vari titoli. Sarò contento di leggere nei commenti le vostre visioni, che sono sicuro saranno talvolta discordanti dalla mia. Ora mettetevi comodi, si parte.
.10
Shadow of the Tomb Raider
Crystal Dynamics
Con Shadow of the Tomb Raider si conclude la trilogia delle origini di Lara Croft che era iniziata nel 2013 con il reboot della saga affidata a Crystal Dynamics da Square Enix.
Non siamo davanti a un capolavoro che lascerà un segno indelebile nella storia del medium, ma a un gioco oggettivamente bello e godibile che va a concludere una trilogia priva di grandi sbavature e che consiglierei ad occhi chiusi a ogni amante del genere action adventure (che potrà trovarvi anche tanti elementi stealth e ruolistici, peraltro).
Siamo convinti che la serie, così come ora strutturata, abbia raggiunto con questo capitolo la massima espressione possibile. Da qui in avanti, magari approfittando della potenza delle prossime macchine, Square Enix dovrà pensare fuori dagli schemi, prendersi più rischi, introdurre idee e meccaniche veramente nuove.
Così si diceva in chiusura della nostra recensione, che vi riportiamo di seguito.
.09
Dragon Ball FighterZ
Arc System Works
Se Smash è decisamente il picchiaduro che ha caratterizzato la fine del 2018, Dragon Ball FighterZ è quello che ne ha caratterizzato l’inizio. Il celebre manga/anime di Akira Toriyama, che sta vivendo una seconda golden age con l’arrivo della serie Dragon Ball Super, è stato infatti protagonista anche di uno dei migliori adattamenti videoludici mai realizzati finora, in questo caso da parte delle sapienti mani di Arc System Works.
Va detto che il titolo si colloca in un segmento ben preciso e non è adatto a tutti i palati, inoltre la sua natura piuttosto votata all’online potrebbe deludere le aspettative di chi cerca un prodotto più variegato (stile Dragon Ball Xenoverse 2), ma è di gran lunga il miglior videogioco mai realizzato sul franchise di Goku e compagni, sia in termini stilistici che, soprattutto, di gameplay. Di seguito la nostra recensione.
.08
Super Smash Bros. Ultimate
Bandai Namco Games
È da sempre il picchiaduro più sguaiato e particolare che si possa immaginare, per molti incomprensibile nelle sue meccaniche, tanto semplici quanto raffinate, per altri uno degli svaghi più attesi ormai da generazioni, che sbarca finalmente anche su Nintendo Switch. Stiamo parlando di Super Smash Bros. Ultimate, arrivato proprio questo mese, quasi a chiudere col botto un anno un po’ piatto per l’ibrida della casa di Kyoto.
Riteniamo che questo nuovo Super Smash Bros. sia un gioco che ogni possessore di Switch dovrebbe, se non acquistare ad occhi chiusi, come minimo provare con attenzione. Ultimate è uno stratosferico party game, prima ancora che un picchiaduro.
Ma non solo: l’introduzione degli Spiriti conferisce alla serie una componente strategica del tutto inedita, trasformando un titolo di lotta, sia pure atipico, in un’esperienza ibrida, che per profondità e complessità tende ai giochi di ruolo. Così l’abbiamo commentato in chiusura della nostra recensione, che trovate di seguito.
.07
Monster Hunter: World
Capcom
Sembra passato molto più tempo, ma è da meno di un anno che Capcom ha deliziato i fan di uno dei suoi franchise di punta con l’esperienza più ricca e completa di sempre – nonché col ritorno al multipiattaforma dopo una lunga partnership con Nintendo – grazie al pluripremiato Monster Hunter: World.
La struttura di gioco è stata interamente pensata per abbracciare le più disparate esigenze e rivolgersi ad un pubblico mai così ampio, introducendo per la prima volta anche un comparto narrativo (seppur abbozzato) all’interno di uno scheletro open world davvero notevole, sia per la sua offerta ludica che per il suo comparto tecnico. Difficile che non ne abbiate già sentito parlare, ad ogni modo trovate di seguito la nostra recensione.
.06
Pokémon Let’s Go Pikachu e
Pokémon Let’s Go Eevee
Game Freak
Sono passati esattamente vent’anni dall’uscita in Giappone di Pokémon Giallo (che non è il primo gioco della serie, arriva cronologicamente dopo Verde, Rosso e Blu) capitolo in grado di consacrare un brand e un’icona a livello globale per sempre. Il brand è proprio quello dei Pokémon, ormai un vero e proprio fenomeno di costume, l’icona è Pikachu, in quegli anni fedele compagno di Ash nell’anime, a cui Pokémon Giallo strizzava l’occhio per cavalcare la popolarità in continua ascesa del franchise.
Dopo tantissimi nuovi giochi che hanno letteralmente tenuto in piedi, grazie al comparto portable, la Nintendo che non se la passava benissimo nella stagione Wii U, portando il brand verso una dimensione più competitiva e, se vogliamo, hardcore, con Pokémon Let’s Go Pikachu e Let’s Go Eevee si torna a parlare ai fan che si erano innamorati della semplicità, dell’immediatezza, dell’estetica e del divertimento che gli originali 150 mostriciattoli da catturare donavano in Pokémon Giallo.
Attualizzando finalmente il comparto tecnico che sbarca, così, su Nintendo Switch, e con diverse meccaniche mutuate dall’altro enorme successo che è stato Pokémon GO, questi due titoli offrono il punto di partenza ideale per i neofiti e un dolce e confortevole tuffo nei ricordi di chi ha già qualche anno in più. Un must per Nintendo Switch che tutti dovrebbero giocare; di seguito trovate la nostra recensione.
.05
Detroit: Become Human
Quantic Dream
Una menzione d’onore (che se potessi sarebbe anche più avanti in classifica) va data all’ultima fatica di David Cage e del suo studio, Quantic Dream, ovvero Detroit: Become Human. Tre protagonisti, al centro di una narrazione ben stratificata e affascinante, accompagnano il giocatore attraverso percorsi intricati e riflessioni profonde sulla società, sulla tecnologia e, non da ultimo, sull’uomo.
Detroit: Become Human è un gioco profondo che ci sentiamo di consigliare ad occhi chiusi a tutti gli amanti delle esperienze di stampo narrativo, ma anche a chi non ne avesse mai giocate sullo stile di Quantic perché si tratta davvero del miglior esponente che lo studio francese abbia finora regalato all’industria dei videogiochi. Queste le mie parole in chiusura della recensione, che vi riportiamo di seguito.
.04
A Way Out
Hazelight Studios
A Way Out è un titolo incredibile, una chicca che ci ha fatto genuinamente divertire, oltre a farci riscoprire quanto sia divertente giocare fisicamente insieme a un amico. Due ladri cercano di evadere da un carcere. Non si conoscono, a dirla tutta neanche si piacciono particolarmente, ma hanno un obiettivo comune. Nei loro panni i due giocatori, giocando in split screen locale (o anche online, ma ve lo sconsigliamo), dovranno collaborare per farla franca. Ma sarà solo l’inizio di un avventura scritta estremamente bene, fidatevi.
A Way Out si fonda su un’idea innovativa, ci crede fino in fondo e la porta a compimento. Fine. Non pretende di essere quello che non può essere. Non dà alla gente quello che vuole ma punta a farle capire che ci possono essere altri modi per divertirsi. Non cerca di stupire facendo affidamento a grafiche da urlo, effetti speciali, mondi sterminati, dozzine di quest secondarie, personaggi da potenziare fino all’ossessione.
È un prodotto che si regge in piedi unicamente sull’originalità delle sue intuizioni e sull’impatto di una regia onnipresente. Per questa ragione il titolo, contrariamente a tanti giochi ben più quotati, supererà la sfida del tempo rimanendo scolpito nella memoria di chi deciderà di spendere i 29 euro necessari per l’acquisto. Perché va dritto al punto. Perché è qualcosa di unico, senza compromessi. Perché è una gemma. Così l’abbiamo descritto nella nostra recensione, che vi riportiamo di seguito.
.03
God of War
Santa Monica Studio
Era dura quest’anno eh? Probabilmente il 2018 è stato l’anno più corposo in termini di uscite di qualità per l’attuale generazione, e il nuovo God of War è uno degli esponenti più illustri di questa tendenza. Premiato come gioco dell’anno ai The Game Awards, è un’altra chicca del parco esclusive PlayStation 4 che segna un deciso passo in avanti per uno dei franchise più amati dai tempi di PlayStation 2.
Cambia tono, cambia ambientazione, cambia linguaggio, cambia gameplay, in questo titolo cambia tutto, a parte Kratos. E poi mica tanto, perché anche lui l’abbiamo trovato parecchio diverso rispetto a come lo ricordavamo, muovendoci insieme ad Atreus in un racconto epico e affascinante, che mi ha tenuto incollato allo schermo per decine di ore senza mai annoiarmi.
L’unico “difetto” di God of War è forse l’essere un po’ autoreferenziale. Molti riferimenti e gran parte dell’entusiasmo per il ritorno di questa saga risultano incomprensibili a chi non ha giocato i vecchi capitoli, banalmente anche per questioni anagrafiche. Ma gli si sta trovando il pelo nell’uovo eh, ne sono consapevole. Comprendo e condivido la scelta di gioco dell’anno, e non vedo l’ora di giocare al sequel. Di seguito la nostra recensione.
.02
Red Dead Redemption 2
Rockstar Games
Tranquilli, eccolo qui Red Dead Redemption 2. Qui stiamo parlando non solo del titolo con i più alti valori produttivi dell’attuale generazione, ma dell’intera storia dell’industria. È un punto fermo del mondo dei videogiochi che cambierà totalmente il modo di fare open world, in misura uguale seppur in modo diverso a quanto fatto da The Legend of Zelda: Breath of the Wild. Gli abbiamo dato un perfect score, perché se lo merita tutto anche solo per essere riuscito a coniugare a un mondo così vasto e pieno di attività una narrazione altrettanto dettagliata, curata e profonda.
Red Dead Redemption 2 è un gigante, un videogioco mastodontico, e questo oltre ad essere il suo più grande pregio è anche il difetto per cui non è in prima posizione, per me. Per certi aspetti è anche troppo. Richiede uno sforzo ingente da parte del giocatore in termini di comprensione di comandi, meccaniche di gioco estremamente articolate e, non di minor importanza, richiede moltissimo tempo.
Questo lo rende inevitabilmente un titolo non approcciabile da tutti, ma se andrete oltre queste difficoltà vivrete una delle esperienze videoludiche più importanti della storia, un punto imprescindibile come lo fu The Last of Us nella scorsa generazione. Qualora vi vada di approfondire ulteriormente il titolo, di seguito trovate la nostra recensione.
.01
Marvel’s Spider-Man
Insomniac Games
Cosa? Marvel’s Spider-Man è il primo gioco che ti viene in mente per una classifica dei dieci migliori titoli del 2018? Ebbene sì. Per un motivo molto semplice: questo videogioco mi ha letteralmente catturato dall’inizio alla fine, compresi tutti i DLC, tutte le side quest, i trofei nascosti. Ho fatto di tutto per restare qualche ora in più a svolazzare tra i grattacieli di New York nei panni del personaggio fumettistico che più apprezzo fin da tenera età.
L’esclusiva PlayStation 4 firmata Insomniac Games non è il titolo coi valori produttivi più alti uscito nel corso dell’anno, lo so. Ma come noi non siamo semplicemente la somma delle nostre parti, neanche l’arte e l’intrattenimento lo sono. Oggettivamente si possono trovare svariati difetti ludici a questo titolo, ma personalmente nessuno mi è mai pesato durante l’intera esperienza.
Questa sensazione l’ho provata lo scorso anno anche con i due pezzi da novanta della casa di Kyoto, ed è qualcosa di davvero raro. Chi ha già giocato Marvel’s Spider-Man capirà il perché di questa scelta, chi non l’ha ancora giocato spero lo farà prima o poi, e qualora vogliate approfondire la cosa trovate di seguito la nostra recensione.