Dark Souls sbarca ufficialmente nella sua versione remastered anche su Nintendo Switch. Scoprite come ci è sembrato con la nostra recensione.

Dark Souls è un punto fermo nella storia dei videogiochi. C’è un prima e un dopo, non tanto per l’enorme quantità di prodotti che ne hanno ripreso la formula vincente cambiandola, in parte, migliorandola, talvolta, e anche emulandola con pessimi tentativi. Neanche per aver messo in testa a tanti disgraziati la parola lore o per aver creato culti pop come i cosplay di Solaire (fandom che diventa metafisico, tanto da spingere la casa di Kyoto a realizzare una statuetta amiibo sul personaggio, utilizzabile esclusivamente con la versione Switch).

Il merito più grande di Dark Souls, quello che l’ha portato in cima all’ambito podio della Top 100 della rivista inglese Edge, è l’aver creato un nuovo concept nel segmento dei giochi di ruolo, andando oltre le classiche suddivisioni tra giochi all’occidentale e all’orientale. Sia per quanto concerne il level design che il character design, il combat system e la progressione delle classi, e non da ultimo il modo in cui viene silenziosamente raccontata una storia che è connaturato a un’estetica macabra e al tempo stesso magnetica, il titolo From Software è stato innovativo, anzi sovversivo. Una ventata d’aria fresca per l’industria tutta.

Dopo l’uscita di qualche mese fa dell’edizione rimasterizzata per PlayStation 4, Xbox One e PC Dark Souls: Remastered è ora disponibile anche per Nintendo Switch. Questo, già di suo, è un evento che segna ancor più dell’apertura da parte di Bethesda e Ubisoft come Nintendo sia ormai tornata ad essere una delle principali voci del mercato (su Wii U, per intenderci, non sarebbe mai arrivata una conversione ad hoc di Dark Souls), ma questa versione del titolo presenta ugualmente un buon numero di criticità.

Curiosi di saperne di più? Allora non vi resta che continuare nella lettura della nostra recensione. Il titolo è disponibile per Switch dal 19 ottobre.

 

L’anima oscura

Il mondo era amorfo, immobile e avvolto in una nebbia perenne nell’Era degli Antichi. Non il nostro mondo, quello di Lordran, un tempo dominato dai Draghi, sconvolto dall’arrivo della Prima Fiamma che portò con sé il caos e i dualismi di cui parlavamo nell’introduzione. La fiamma, il fuoco, la luce che spezza l’uniformità di quel mondo oscuro ne interrompe anche l’eternità e stabilisce un ciclo: crea un inizio e una fine, crea la vita, in un certo senso.

Questo racconto, insieme all’ascesa dei Lord che vinsero la fiamma (Gwyn, Nito, la Strega di Izalith e il Nano Furtivo) lo troviamo nel filmato introduttivo di Dark Souls, l’unico di tutto il gioco che da lì in poi parlerà silenziosamente al giocatore della propria storia, attraverso dialoghi coi personaggi non giocanti e righe di testo nascoste nella descrizione degli item. Una scelta, quella di From Software, non proprio immediata per molti, ma che ha portato a interrogarsi sugli intrecci di questa storia dai contorni poco nitidi e alla nascita di una delle community più appassionate nella scena del videogioco moderno.

 

 

Eppure ciò che ho apprezzato più di tutto nel modo di raccontarsi del titolo è qualcosa che va anche oltre la Lore (ovvero il folklore, la cornice sottesa nelle storie di questa serie), è il senso di ineluttabilità che permea la nostra missione in quanto non-morto prescelto: noi ci muoviamo in un mondo il cui destino è già segnato, siamo quasi il criceto in una ruota che gira e che continuerà a girare accogliendo nuovi criceti dopo la nostra dipartita, tuttavia c’è un forte senso di speranza nel nostro percorso, è quasi catartico.

La decadenza che fa da sfondo all’inusuale mondo fantasy partorito dalla mente di Hidetaka Miyazaki avvolge ogni momento senza però annichilirlo; gli stessi personaggi che incontri lungo il cammino restituiscono un’idea di malessere e cinismo fisicamente palpabili dietro ogni parola, ma ci sono. Sono lì per noi, per aiutarci ad affrontare un viaggio che ci premierà infine con il libero arbitrio. O, quantomeno, con la sua illusione.

 

 

La versione per Nintendo Switch

Pur lasciando intatto il gioco originale quanto a sviluppo e gameplay, come per le altre edizioni di questa remastered, la più tardiva versione per l’ibrida della casa di Kyoto si presenta come la più debole quanto a “migliorie”. Ve la faccio semplice: pare di giocare sostanzialmente alla versione PlayStation 3 o Xbox 360 del titolo, cosa che però non dovrebbe stupire nessuno viste le potenzialità hardware di Switch.

 

 

I miglioramenti visti su PlayStation 4 e Xbox One non hanno raggiunto i lidi di Switch.

Sebbene la console sia stata in grado di gestire egregiamente produzioni quali Zelda: Breath of the Wild o Mario Odyssey (dove parliamo però di titoli first party che sono stati ottimizzati all’inverosimile), qui si parla di un porting tutt’altro che semplice. Insomma, gli effetti di luce e le migliorie viste su PlayStation 4 e Xbox One non hanno raggiunto i lidi di Switch, le texture non sono delle migliori e la risoluzione nativa (a cui il titolo gira in modo parecchio godibile in portatile) è di 720p con frame-rate ancorato a 30fps.

Collegandoci alla tv tramite il dock la risoluzione passa a 1080p ma i rallentamenti si fanno abbastanza frequenti nelle fasi di gioco più concitate.

Collegandoci alla tv tramite il dock la risoluzione passa a 1080p ma i rallentamenti, praticamente assenti in portatilità, si fanno abbastanza frequenti nelle fasi di gioco più concitate. Visti i vari compromessi grafici di questa versione sarebbe stato auspicabile che il porting, che colpevolmente non porta a 60fps un gioco datato quanto basta, restasse quantomeno sempre saldamente ancorato ai 30. Non si tratta di cali vertiginosi, certo, ma fastidiosi il giusto e difficilmente giustificabili in un’operazione come quella di Dark Souls: Remastered.

Ovviamente rimane sempre il valore aggiunto della console di poter giocare in mobilità ora anche a un gioco così importante per l’industria videoludica qual è Dark Souls, ma questo non basta a salvare del tutto il giudizio tecnico negativo, né basta la pure apprezzatissima statuetta Amiibo di Solaire of Astora, che come extra conferisce fin da subito la gesture con cui “Lodare il Sole”, comunque ottenibile nel corso del gioco.

78
Dark Souls Remastered – Switch Edition
Recensione di Francesco Ventrella
ME GUSTA
  • Dark Souls è pur sempre Dark Souls
  • Valore aggiunto della portatilità
  • Molto bello l'amiibo di Solaire
FAIL
  • Miglioramenti praticamente inesistenti
  • In modalità tv va anche sotto i 30fps