100 mila prenotazioni in pochi giorni e citata un po’ dappertutto sui social. Tanto è riuscita ad ottenere la Harry Potter Exhibition, più di una semplice mostra, una vera e propria esperienza che farà impazzire tutti i potterhead, ma non solo loro. L’evento vale davvero così tanto la pena? Lasciate che vi racconti.
Sono da sempre fan di Harry Potter (più dei libri che dei film, che ho comunque visto decine e decine di volte ciascuno), sono cresciuto con le letture di Zia Rowling e quando ho ricevuto il messaggio di Itomi in cui mi chiede di visitare la mostra in anteprima ho dovuto trattenere il tipico urletto virile in cui prorompo ogni volta che devo fare qualcosa che amo.
Nemmeno mi accorgo di essere in posta nel frattempo, circondato da ottuagenari che mi guardano torvi mentre squittisco. Il 10 maggio alle 9.45 del mattino sono in pole position alla Fabbrica del Vapore, a Milano, dove è stata allestita l’exhibition, che apre le porte ufficialmente il 12 maggio, al costo di 17 euro a biglietto.
La conferenza stampa di presentazione è prevista per le 10.00, mentre nel pomeriggio saranno ospiti i gemelli Phelps, che nei film interpretavano Fred e George Weasley. Le cose, però, non vanno come previsto.
Mi accreditano e mi fanno salire insieme agli altri ospiti in una stanza sopra al bar del complesso, dove trovo una tavola imbandita di croissant, fagottini al cioccolato e pasticcini, a nostra completa disposizione.
Dieci minuti dopo ho già preso 7 kg e sono in procinto di affrontare una colica renale, ma faccio finta di essere particolarmente concentrato, strizzando gli occhi come Brock di Pokèmon, l’amico di Ash con la passione per il balsamo per capelli e un’altra cosa che non dico, perché poi divento volgare.
Alle 10.40 ancora nessuna ombra della conferenza stampa, ma poco dopo ci fanno mettere in coda e in men che non si dica stiamo per entrare nella exhibition. Evidentemente la conferenza è spostata, sta di fatto che mi ritrovo in una stanza buia, illuminata solo dalle cornici al neon dentro a cui tutto intorno sono stati appesi i poster di tutti i film di Harry Potter.
In fondo alla stanza ci sono un gigantesco green screen, una fotografa con tanto di macchina fotografica professionale, e una hostess che distribuisce a tutti quelli che vogliono uno scatto la bacchetta del mago preferito. Mi faccio scattare la foto e mi consegnano un coupon per ritirarla alla fine, gratuitamente.
Entriamo nella stanza adiacente, dove troviamo un altro corridoio tappezzato di locandine, poi ci fermiamo di fronte ad una porta di legno intarsiata, che conduce ad un’altra stanza ancora. Ad attenderci c’è un funzionario zelante e barbuto, vestito da mago, che intrattiene gli ospiti con la cerimonia dello smistamento: a turno ci fa sedere sullo sgabello e ci calca sulla testa il Cappello Parlante, la cui voce in diffusione ci comunica a quale Casa siamo stati assegnati.
Scopro di essere Tassorosso (NdItomi: LOOOOOOL), ma non sono felicissimo, visto che i Tassorosso sono l’equivalente dei lavavetri nel mondo magico. Inghiotto l’amaro boccone e inizio l’esperienza vera e propria. Un corridoio ci conduce in uno spazio ristretto dove, su alcuni schermi verticali disposti in fila, scorrono alcune delle scene più rappresentative dei film. A pochi metri, sulla sinistra, troneggia la locomotiva dell’espresso per Hogwarts, con tanto di catasta dei bagagli, gabbie per gufi comprese.
Da lì in poi è il paradiso dei fan del Maghetto: teche contenenti riproduzioni degli oggetti di scena più rappresentativi, come i libri di testo dei protagonisti, abiti immediatamente riconoscibili e vere e proprie porzioni di set ricostruite.
Quelle che mi hanno colpito di più sono state senza dubbio il dormitorio di Grifondoro, o, per meglio dire, la porzione di dormitorio con i letti di Harry e Ron, la capanna di Hagrid, con tanto di uovo di Norberto, il drago che compare in Harry Potter e l Pietra Filosofale, collegato ad un meccanismo che lo muove come se stesse per schiudersi; la Foresta proibita, con riproduzioni meravigliose di Fierobecco, Aragog e un Thestral e quello che ho simpaticamente ribattezzato l’angolo dei Mangiamorte. Che detto così sembra una nuova rubrica perversa in prima serata al posto di Amici, ma in realtà è forse l’aspetto più inquietante di tutta l’exhibition, non voglio però spoilerarvi nulla. A quello ci pensa già Mark Ruffalo.
Vago per la mostra con gli occhi che ormai hanno assunto la forma di un cuore,
affascinato dall’accuratezza dei vari props e della suggestione che i vari ambienti ricostruiti riescono ad infondermi. Afferro mandragole urlanti per la corteccia, ammiro la collezione di dolci poco rassicuranti di Tiri Vispi Weasley e faccio il saluto militare dinnanzi al completo di Silente, mentre guardo con timore gli Horcrux: c’è proprio tutto, diviso in sezioni.
È un vero e proprio viaggio a 360 gradi nel mondo di Harry Potter, un’esperienza che consiglio di godervi appieno, osservando ogni teca e ogni installazione con la massima concentrazione: se vi soffermate di fronte a ogni oggetto esposto il giro vi durerà anche tre quarti d’ora.
L’ultima stanza è lo shop, dove si possono comprare gli oggetti a tema più disparati, ma preferisco evitare, che di lì a pochi giorni devo andare a Cannes e pregusto già la mia vita da barbone dopo la spesa che ne conseguirà.
Esco e scorgo un capannello di persone: incuriosito, mi avvicino. A quanto pare James e Oliver Phelps, alias i gemelli Weasley, sono arrivati in anticipo. Ne approfitto per fare una foto con loro, venendo immortalato con uno dei miei migliori sguardi privi di vita e voglia di vivere. In realtà stavo trattenendo uno starnuto, ma quando spiego il perché di quell’espressione mi piace dare la colpa alle cozze, che è più pratico. Segue, contro ogni mia apettativa, la tanto attesa conferenza stampa, dove tutti ne approfittano per fare domande agli ospiti d’onore.
Ho cambiato lavoro: sono stato assunto da Tiri Vispi Weasley. #HarryPotterExhibition
Posted by Victorlaszlo88 on Thursday, May 10, 2018
Nel giro di una mezz’ora è tutto finito e io lascio a malincuore la Fabbrica del Vapore, maledicendo la mia taccagneria per non aver voluto comprare l’anello dei Peverell allo shop, posto alla fine del giro. Ma la prossima volta compro gli occhiali di Harry, che quelli sono portatori sani di stile.
- Harry Potter Exhibition (harrypotterexhibition.it)