Le rivalità tra i popoli, partendo dalla rivalità tra singoli, ha spesso portato a scontri epocali tra eserciti guidati da uomini importanti e influenti che riuscivano a flettere sotto la propria volontà miriadi di popolani e portarli in guerra molto spesso regalando loro la morte. Ma i racconti di queste sanguinose battaglie vengono dipinti con sfumature mitologiche, dove a fronteggiarsi non ci sono più uomini, ma dèi.

Proprio nelle più antiche battaglie sono menzionati eroi secolari, eserciti di dimensioni spropositate, miti e dèi, coinvolti in sciocchezze mortali, che danno vita ai più magnifici e memorabili racconti come l’Odissea o l’Iliade.

Quella che andiamo a riassumere oggi è la battaglia di Megiddo avvenuta all’incirca nel 1457 a.c nella terra che ospiterà poi l’importante civiltà Fenicia: la Cananea.

 

 

L’alleanza dei Principi

All’epoca della battaglia, questa terra non era stata ancora rivendicata da un popolo unito, ma dai Prìncipi della Cananea, ovvero una coalizione composta da oltre 300 prìncipi che esercitavano il controllo su ogni zona della regione orientale, approssimativamente corrispondente agli attuali Libano, Israele e parti di Siria e Giordania.

Una zona cosi vasta raccoglieva la disponibilità di numerose risorse strategiche come pregiato legname e metalli. Tra le città sotto il loro controllo vi era anche Qatna, un importantissimo crocevia commerciale dove veniva “prodotta” la più grande risorsa a quel tempo: i Cavalli.

Anche se i mezzi su ruote trainati da cavalli erano già stati inventati da tempo è proprio nell’età del bronzo che sono state sviluppate armi e tecnologie incentrate sull’utilizzo del cavallo, come strumento infallibile per ottenere la vittoria. Quindi il mezzo che più di tutti ha segnato il destino di molte battaglie è senz’altro il carro da guerra.

 

La coalizione formatasi in seguito ad anni di libertà fuori dal controllo egiziano stava per subire l’ira di uno dei più grandi faraoni: Thutmosis III o Thutmose III, anche detto “Il Napoleone del Nilo”. Gli storici affibbiano al faraone questo nome per le campagne di espansione che hanno caratterizzato il suo regno.

 

 

Un nuovo inizio

Thutmosis III è stato il sesto faraone della XVIII dinastia, guidando il proprio popolo durante il Nuovo Regno per ben 53 anni, ma in realtà al vertice del comando solo dopo la morte della matrigna reggente Hatshepsut che occupò il trono per 22 anni.

Durante questi anni di reggenza la matrigna non poté mai armare il proprio esercito: nessuno avrebbe seguito una donna in battaglia e proprio per questo alcune aree sottomesse al regno egizio si sentirono libere di chiamarsi indipendenti.

Thutmosis una volta acquisite le responsabilità del regno nella primavera del suo primo anno da faraone de facto, decise di non tollerare altre rivolte o dissociazioni sotto il proprio regno e intraprese la sua prima campagna di espansione alla testa del proprio esercito sul suo carro da guerra dorato.

I generali suggerirono a Thutmosis due possibili tragitti per raggiungere Megiddo in formazione. Ma il faraone decise di intraprendere un cammino secondario… 

Gli esperti generali dopo aver studiato sulla carta la battaglia, suggerirono al faraone due possibili tragitti per raggiungere Megiddo dalla costa, entrambi permettevano di avvicinarsi alla città in formazione, con i carri da guerra in prima linea e la fanteria e gli archi a chiudere.

Ma il faraone era di diverso avviso e decise di intraprendere un cammino secondario che gli avrebbe permesso di tagliare in due la catena montuosa del Monte Carmelo, ma ad un prezzo. Infatti, se i percorsi indicati dai generali permettevano un comodo arrivo a Tel Megiddo, quello da lui scelto sicuramente no, tanto che si racconta che non più di un carro alla volta potesse attraversare alcuni passi del tragitto.

È facile intuire come i Prìncipi potessero, anche con un esiguo esercito sentinella, bloccare facilmente l’avanzata dei carri e della fanteria. Basti pensare alla battaglia delle Termopili per capire la portata dell’azzardo commesso dal faraone.

Una volta raggiunto il perimetro della città il faraone decise di accamparsi e di aspettare il giorno successivo per sferrare l’attacco. In ogni caso, l’esercito dei Prìncipi era stato colto di sorpresa. Un primo blocco era distante 10 km ed era disposto sulla strada principale per raggiungere la città, mentre l’altro era a protezione di Megiddo e fu necessario un intero giorno per ricompattare l’esercito.

 

 

 

La battaglia

All’alba del giorno seguente Thutmosis era al centro della propria formazione a lanciare l’armata dei propri carri sull’inerme esercito nemico dispostosi in un unica linea compatta, attanagliato dalla manovra strategica degli egiziani che attaccarono su tre viversi fronti.

I Cananei non riuscirono a resistere l’impressionante urto sferrato dalle colonne egiziane e dopo poco dall’inizio dello scontro fecero dietro front verso le mura della città che vennero prontamente chiuse dalla popolazione quando capirono l’andamento dello scontro.

Alla fine dei conti, i morti tra entrambe le fazioni furono pochi e prima di cessare definitivamente la “ribellione” dei Prìncipi dovettero trascorrere mesi di continui assedi delle città ad oriente.

La battaglia di Megiddo del 1457 a.C è solo una delle molteplici che si sono disputate nei pressi della città, questa però rappresenta un importante testimonianza storica. Infatti si dice aver ispirato l’Armageddon, ovvero quell’evento che nella Bibbia, in particolare nell’Apocalisse, simboleggia la fine dei tempi, dove a darsi battaglia furono i re della Terra e Dio… rappresentati in questo episodio rispettivamente dai Principi e dal Faraone.

 

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La Storia in Breve è una rubrica di carattere storico che cerca di raccontare – in breve – popoli, grandi personaggi, battaglie e curiosità del mondo antico e moderno. Non dimentichiamo ciò che merita di essere conservato, ricordando salviamo il nostro passato.

 

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