Donkey Kong Country: Tropical Freeze, originariamente uscito su Wii U, sta per arrivare anche su Nintendo Switch. Scoprite come ci è sembrato con la nostra recensione.

Fare la parte del becchino alle volte può essere un affare. Seppellita WiiU, la console più sfigata e meno venduta della storia di Nintendo, Switch è partita senza ansia da prestazione. Impossibile far peggio del predecessore. E poi, alla bisogna, è tornato comodo saccheggiarne senza ritegno il catalogo di esclusive per rivenderle al pubblico una seconda volta – nella veste di porting o deluxe edition – e irrobustire il calendario delle uscite per i periodi di magra. Mario Kart 8. Pokkén Tournament. Bayonetta 2. Adesso Donkey Kong Country Tropical Freeze. A brevissimo Hyrule Warriors. E subito dopo Captain Toad Treasure Tracker.

Nel giro di un anno e mezzo la lineup di Switch ha beneficiato e beneficerà di tutte le gemme del parco titoli di Wii U.

Morale: nel giro di un anno e mezzo la lineup di Switch ha beneficiato e beneficerà di tutte queste gemme. Cui vanno sommate due ex esclusive WiiU sbarcate anche su altre console: Lego City Undercover e Rayman Legends. E senza contare sua maestà Breath of The Wild, arrivato nei negozi – guardacaso – giusto in tempo per il debutto mondiale di Switch lo scorso marzo, a cadavere di WiiU ancora tiepido. Solo chi è intellettualmente disonesto può negare che il miglior Zelda di sempre, il miglior titolo disponibile per la nuova ammiraglia Nintendo e, per molti appassionati, il miglior gioco mai realizzato, è in realtà farina del sacco di WiiU, ovvero un prodotto concepito e sviluppato per una macchina da tempo decotta. E non finisce qui. Scommettiamo che a breve metteremo le mani sulle conversioni di Mario Maker, Pikmin 3, Yoshi’s Woolly World, New Super Mario Bros U, Star Fox Zero, The Wonderful 101 oppure Super Mario 3D World?

 

 

 

 

La ragione della razzia è presto spiegata. Addetti ai lavori a parte, chi vuoi che si accorga che tutto questo ben di Dio è una minestra riscaldata? Il punto è che buona parte dei titoli di punta per WiiU resta tuttora sconosciuta alle masse, essendo appannaggio della decina di milioni di consumatori che aveva creduto nelle potenzialità della console. Quattro gatti per la verità, soprattutto in paragone al bacino d’utenza cui ambisce Switch. La quale, a poco più di un anno dall’esordio, ha capitalizzato una base installata più ampia di quella raggiunta dal predecessore nell’intero ciclo vitale. Il pubblico ha perso la testa dietro all’ultima ammiraglia made in Kyoto con la medesima schizofrenia con cui ha ignorato WiiU e il suo, pur eccellente, parco titoli. Si ha addirittura l’impressione che là fuori nessuno si sia davvero reso conto che tra Wii e Switch è esistita un’altra macchina. Per convincersene basti pensare al fatto che – penosamente – sotto le feste tante famiglie versano tuttora l’obolo pur di portarsi a casa una Wii usata. A quasi dodici anni dal lancio. Chissà perché.

 

 

Insomma, i vertici di Nintendo stanno semplicemente realizzando i sogni più perversi che agitano le notti di qualsiasi dirigente: fare quattrini a costo pressoché zero. Sfruttando l’appeal e la sconvolgente versatilità di Switch per riproporre, in forme rivedute e corrette, software i cui oneri di sviluppo sono già stati sostenuti. Fare il ragù con la carne che si ha è un’arte tramandata da decenni dalle parti di Kyoto. Chiamali fessi. E i consumatori? Paradossalmente non hanno che da guadagnarci: in attesa di produzioni studiate appositamente per Switch, come Metroid Prime 4, possono pur sempre ingannare il tempo con una gamma di titoli – l’eredità di WiiU – di ineccepibile fattura. La medesima che da sempre ha contraddistinto la serie di Donkey Kong Country.

Scoprite come ci è sembrato il porting di Tropical Freeze, l’ultimo episodio della saga dello scimmione, in esclusiva per Nintendo Switch a partire dal 4 maggio.

 

 

Il gioco originale

A più di un anno dal lancio, i numeri di WiiU stentavano a decollare. Super Mario 3D World, uscito a fine 2013, non era riuscito a trainare le vendite della console. Molti recensori all’epoca avevano messo in discussione la scelta di affidare, in un momento così drammatico, al franchise di Donkey Kong Country il compito di rinforzare la lineup per spingere la macchina fuori dal pantano in cui essa si era cacciata. Per l’impresa sarebbe servito – argomentava la critica – non un altro platform, peraltro vecchia scuola, ma un fenomeno da baraccone alla Wii Sports, se non, addirittura, una nuova pietra miliare. Tesi perentoria, ma coglieva nel segno. Nel febbraio 2014 Tropical Freeze arrivava nei negozi nell’indifferenza generale. Il silenzio calato sul titolo negli anni a venire non ne scalfisce le qualità.

Perché quando Nintendo gioca in casa, si vede. Storicamente è difficile che sulle console della grande N siano pubblicati titoli di piattaforme first party che come minimo non varchino la soglia dell’eccellenza e questo episodio del gorilla incravattato non fa certo eccezione. Merito dei texani di Retro Studios, gente con due attributi così che, dopo il diluvio di consensi raccolti con Metroid Prime, ha avuto l’intelligenza di approcciarsi a un mostro sacro come la serie Donkey Kong Country senza snaturare lo spirito dei capolavori firmati da Rare negli anni ‘90. Nel 2009 Returns per Wii è riuscito infatti nell’impresa di riportare all’infanzia i fan più attempati, facendogli tornare alla mente i turpiloqui davanti a tubo catodico e Super Nintendo per l’ennesimo salto nel vuoto e, allo stesso tempo, di svecchiare la saga per consegnarla con tutto il suo fascino alle nuove generazioni. Returns era un cavallo di razza. Un platform bello da vedere, divertente da giocare e, soprattutto – sulla falsariga del capostipite – arcigno come pochi, dal tasso di sfida stratosferico. 

 

 

Torna il nonsense, la stravaganza, l’umorismo dei mondi di gioco in 2,5D tratteggiati, ancora una volta, da una direzione artistica che rende onore a tutto l’immaginario creato vent’anni fa dai fratelli Stamper di Rare.

Tropical Freeze riparte da questi risultati. Torna il nonsense, la stravaganza, l’umorismo dei mondi di gioco in 2,5D tratteggiati, ancora una volta, da una direzione artistica che rende onore a tutto l’immaginario creato vent’anni fa dai fratelli Stamper di Rare. Troveremo quindi sfilze di barili esplosivi dentro cui rotolare per essere sparati da una parte all’altra dei livelli. Palloncini colorati che si librano verso il cielo, da afferrare all’ultimo secondo con un colpo di reni pur di guadagnare una vita extra. Rinoceronti cui montare in sella e prendere a cornate tutto e tutti. Montagne di banane fluttuanti e lettere “K O N G” disseminate qua e là, da raccogliere aggrappandosi a liane penzolanti. Intere sezioni, superbamente riprodotte in controluce, da affrontare muovendo le ombre dei protagonisti che si stagliano sullo sfondo. Carrelli da miniera che schizzano a rotta di collo lungo le rotaie stile Indiana Jones e il Tempio Maledetto. E poi, immancabile, il ganzissimo bazar – gestito da Funky Kong in persona – in cui, capitolo dopo capitolo, Donkey Kong seguita a rifornirsi di gadget in grado di salvargli le terga. Insomma, gli appassionati della serie in appena 30 secondi di gioco si sentiranno come chi torna a casa dopo un viaggio di mesi e trova tutto dove lo aveva lasciato. Questo non significa che Tropical Freeze sia avaro di novità.

La più evidente delle quali consiste nel supporto di una schiera di primati più nutrita che mai, ognuno contraddistinto da diverse abilità. Spiccato un salto, Diddy – già presente in Returns – riesce a svolazzare più a lungo sfruttando il jetpack. Trixie invece con un balzo arriva più in alto di tutti roteando la chioma. Cranky poi è un caso a parte, il suo incedere ricorda Zio Paperone nel mai dimenticato DuckTales: l’anziano quadrumane può usare il suo bastone per saltare sopra ai nemici oppure trotterellare lungo rovi e spuntoni senza conseguenze. Nella modalità single player si gioca di squadra caricando il socio di turno sul groppone di Donkey Kong. In cooperativa locale invece, ognuno controlla un personaggio e, di conseguenza, il coordinamento è tutto. Saper sfruttare le abilità di ogni scimmia diventa indispensabile per superare i passaggi più ostici, scoprire i varchi di accesso ai livelli extra e collezionare i segreti disseminati per le aree di gioco. E poi, in team raddoppiano i cuori e quindi il numero di botte che si possono incassare.

 

 

Ancora, in Tropical Freeze, come da tradizione, il gorilla può farsi largo tra i nemici rotolandogli addosso oppure saltandogli in testa. Inoltre, esattamente come in Super Mario Bros 2, gli sviluppatori hanno inserito la possibilità di frastornare alcuni avversari per poi scagliarli a peso morto contro altri.  Altra chicca confezionata apposta per questo capitolo: i maniglioni agganciati al suolo.  Tirando i quali viene azionato un congegno che rivolta l’area di gioco come un calzino, facendo apparire pertugi nascosti, zone altrimenti inaccessibili oppure, più semplicemente, banane e bonus vari da raccogliere.

Non conveniamo quindi con quei commentatori che avevano etichettato il titolo come reazionario. Le innovazioni in Tropical Freeze ci sono e pesano. E, sia chiaro, non riguardano tanto l’ovvia superiorità tecnologica rispetto al predecessore, il quale – è bene ricordarlo – usciva su una macchina, Wii, non progettata per l’alta definizione. In tal senso il paragone con Returns nemmeno si reggerebbe in piedi, l’impatto visivo di questo episodio brilla di luce propria, offrendo una pulizia d’immagine, un livello di dettaglio grafico e un impatto visivo finalmente al passo con i tempi. Dove in realtà Tropical Freeze perfeziona davvero la formula della serie è nella ricchezza del gameplay. L’ampliamento della gamma degli attacchi disponibili e, soprattutto, la possibilità di ricorrere a un drappello gregari chiamandoli in causa in base alle rispettive peculiarità, determina un approccio nettamente più strategico ai livelli. La progressione viene quindi scandita da una varietà che Returns semplicemente si sogna.

Il divertimento risulta poi amplificato all’ennesima potenza piazzandosi sul divano accanto a un amico, il quale potrà dar manforte a Donkey Kong optando per il comprimario che più si addice al proprio stile di gioco.

Il problema dell’ultima fatica di Retro sta semmai nel senso di incompiutezza dell’opera che si respira dopo qualche ora. Si ha come l’impressione che i programmatori abbiano frenato la propria immaginazione, che non abbiano creduto fino in fondo alla bontà di certe intuizioni. Prendiamo le citate maniglie inchiodate al suolo: l’idea di poter stravolgere con un semplice gesto un’intera area di gioco è, se sviluppata a dovere, una genialata in grado di incrementare esponenzialmente lo stupore e il divertimento. Quali effetti innescabili da un gancio piuttosto che un altro si potevano, ad esempio, prevedere bivi o, addirittura, la comparsa di boss secondari. A tutto vantaggio, peraltro, della longevità finale. Peccato che niente di tutto questo si verifichi: il meccanismo delle impugnature ben presto si rivela, stancamente, un espediente fine a sé stesso. Più fantasia non avrebbe certo guastato.

Il discorso poi può essere esteso, in generale, al level design. Prima di essere presi a ortaggi in faccia scansiamo gli equivoci: ce ne fossero di produzioni eleganti come Tropical Freeze. Le aree di gioco sono ben costruite, di dimensioni ragguardevoli, articolate. Manca tuttavia il guizzo, il colpo del fuoriclasse, la trovata a sorpresa in grado di elevare un prodotto solidissimo al rango di capolavoro. Pad alla mano, sembra quasi che – forse per timore reverenziale nei confronti dei tratti storici della serie – i ragazzi di Retro siano andati avanti col pilota automatico, puntando a svolgere il compitino, a mettere a punto un bel seguito senza pretendere nulla di più da se stessi. Peccato, perché la stoffa per osare ai texani non manca di certo.

Per quanto riguarda il comparto audio, paga la decisione di recuperare lo storico compositore della serie. David Wise, autore della colonna sonora del capostipite, vent’anni fa aveva stregato il mondo dei videogiochi producendo una compilation di motivetti capaci di ficcarsi nel cervello per non uscirne mai più. Qui il lavoro dell’artista non tocca mai i picchi di personalità del titolo originale per SNES, ma la classe resta intatta. Questo Donkey Kong, musicalmente parlando, è una bomba.

Due parole, infine, sul livello di sfida. Nonostante l’apparenza giocherellona e scanzonata, come tutti gli episodi di Donkey Kong Country, anche Tropical Freeze si rivela una prova davvero spietata per i meno esperti. Inutile negarlo, molti giocatori potrebbero trovarlo al di sopra delle proprie capacità di sopportazione. Nei sei mondi che compongono il pacchetto capiterà più di una volta di essere tentati dall’idea di mollare tutto. E solo sulla carta questo capitolo è più breve dell’antenato per Wii, che contava ben otto mondi: i livelli qui sono mediamente più lunghi e complessi. Lo sconforto insomma è in agguato e negli estenuanti scontri con i boss può raggiungere picchi di autentica desolazione. Ragion per cui, lo ammettiamo senza pudore, all’annuncio di una modalità più indulgente confezionata apposta per l’edizione Switch, abbiamo stappato la bottiglia.

 

 

Le novità in esclusiva per Switch

Questa edizione è un toccasana per il sistema nervoso. A meno che non siate dei fenomeni del pad oppure – semplicemente – dei masochisti, il consiglio è di provare, senza remore, la modalità Funky creando un file di salvataggio ad essa dedicato. Tranquilli, la vostra virilità non ne uscirà ridimensionata. Perché l’ossatura di Tropical Freeze resta comunque quella di un platform vecchia scuola: ne consegue che, anche impostando questa opzione, l’impegno richiesto è superiore a tanti videogiochi moderni.

All’inizio di ogni livello possiamo scegliere se scendere in campo con la combriccola di scimmie dell’opera originale oppure con il solo Funky Kong. A meno che non si giochi in cooperativa locale, l’una esclude l’altro. Nel primo caso la novità principale consiste nel fatto che, oltre a poter portare più oggetti, la resistenza ai colpi nemici aumenta. I cuori infatti passano da due a tre per personaggio, arrivando quindi a 6 quando si avanza in tandem. Non è tutto: per evitare crisi isteriche, Nintendo ha pensato bene di accorrere a detergerci il sudore sbloccando, dopo un certo numero di fallimenti collezionati nel medesimo schema, il livello successivo. Resta inteso che nulla impedisce di incaponirsi e tentare per l’ennesima volta di superare l’ostacolo con le proprie forze. Gli aiutini, in ogni caso, finiscono qui. Pertanto, a differenza di quanto accade in tante altre produzioni, selezionando la modalità per principianti in Tropical Freeze i nemici non diventano affatto più deboli o rincoglioniti.

 

 

La musica cambia impersonando Funky Kong. Il quale anzitutto è in grado di rotolare senza fermarsi. E poi, dopo un salto, lo scimmione non solo riesce a rallentare la discesa a mezz’aria roteando la tavola da surf che si porta appresso, ma può anche spiccare un ulteriore balzo. La salute del nostro conta inoltre ben cinque cuori che non diminuiscono quando si atterra su una superficie appuntita. Funky è infine capace di respirare sott’acqua, neanche avesse due branchie al posto dei polmoni. Un bomber.

Inutile dire che l’onnipotenza di questo gorilla, con tanto di bandana alla Silvio e aria strafottente, permette di avanzare senza troppi patemi. Si può, ad esempio, correggere la traiettoria della caduta dopo un salto mal calibrato. Nonostante il crollo del livello di difficoltà, contrariamente ad ogni previsione, anche selezionando questo possente primate Tropical Freeze riesce a rapire. Il gameplay cambia pelle. Con Funky sale una gran voglia di abbandonare ogni prudenza per correre a palla lungo i livelli, provare salti da suicidio, capriole senza senso, evoluzioni da sport estremo. Ne consegue un’inaspettata assuefazione. Non è da escludere che questa modalità diventi, curiosamente, una specie di luna park per gli speedrunners. Tenendo a mente poi che tutto questo può essere goduto anche sulla tazza del water grazie alla natura ibrida di Switch, è lecito supporre che l’ora di Donkey Kong sia definitivamente scoccata. Il titolo di Retro ha le carte in regola per raggiungere, finalmente, il pubblico che merita.

 

 

Da un punto di vista tecnico, infine, il porting di Tropical Freeze raggiunge, davanti al televisore, la risoluzione di 1080p full HD a 60 frame al secondo. Rispetto ai 720p cui arrivava WiiU è senza dubbio un progresso di cui tener conto. Resta comunque il fatto che, esteticamente parlando, il titolo non faceva faville prima e non le fa nemmeno ora. Tuttavia, giocando in modalità portatile, i  720p del piccolo schermo di Switch rendono giustizia alla serie offrendo un gran bel vedere.

In conclusione riteniamo che per Tropical Freeze il tempo sarà galantuomo. Grazie all’impressionante popolarità dell’ibrida Nintendo il titolo può oggi – e meritatamente – vivere quella giovinezza di cui era stato privato negli anni della catastrofe di WiiU. L’ultima opera di Retro viene così ad affiancare ARMS, rappresentando la frontiera hardcore delle produzioni first party disponibili per Switch. La clemenza della nuova modalità messa a punto per questa edizione rende l’esperienza fresca e godibile per chiunque. L’introduzione di un personaggio funambolico e tamarro come Funky Kong si rivela una sorpresa in grado di garantire ore di divertimento, offrendo una diversa prospettiva di gioco. I puristi potranno comunque cimentarsi con l’avventura classica, ben sapendo, tuttavia, a cosa andranno incontro: una vera e propria guerra di nervi.

Sconsigliamo quindi questo Donkey Kong Country solo a quella ristrettissima cerchia di utenti che all’epoca aveva spolpato fino all’osso il titolo originale. Tutti gli altri dovrebbero prenderne in considerazione l’acquisto: troveranno un platform vecchia maniera, senz’altro non rivoluzionario, comunque spassoso, coloratissimo e longevo. Da giocare ovunque. Lasciatevi quindi sedurre, ancora una volta, dallo scimmione in cravatta rossa. Le leggende non tradiscono mai.

84
Donkey Kong Country: Tropical Freeze
Recensione di Luca Fabbri
ME GUSTA
  • Gameplay inossidabile
  • Livello di sfida sempre al top
  • Funky Kong semplifica la vita facendo impennare il divertimento
  • Giocato in mobilità su Switch è una goduria
  • Colonna sonora da primo della classe
FAIL
  • Level design privo di trovate davvero memorabili
  • Le buone idee messe in campo non sempre sono sviluppate a fondo
  • Alle volte sa essere davvero TROPPO frustrante
  • Graficamente solo discreto