Dopo il grande annuncio di Lucca Comics, arriva dal 9 marzo Oblivion Song, la nuova serie di Robert Kirkman e del nostro Lorenzo De Felici, con i colori di Annalisa Leoni, distribuita in Italia da Saldapress. Oltre ad essere un fumetto estremamente atteso è anche un grande traguardo, dato che in Skybound Entertainment, da oggi, si parla anche un po’ di italiano.
Lorenzo ed Annalisa quindi sbarcano negli States e lo fanno in pompa magna; Oblivion Song è certamente uno dei titoli più attesi dell’anno (se ne è parlato davvero parecchio negli ultimi mesi) e il suo autore Robert Kirkman, padre di The Walking Dead, Invincible e Outcast è uno degli autori più di successo degli ultimi anni.
La fama mondiale della più famosa serie televisiva di sempre sugli zombies ha permesso a Kirkman di diventare un vero e proprio Re Mida: molte serie prodotte o supervisionate dallo stesso hanno ottenuto notevoli riscontri e l’attenzione dei produttori di serie tv (prima AMC, poi Cinemax, ed infine Amazon Video con l’importantissimo accordo siglato la scorsa estate) non ha fatto altro che incrementare l’attenzione sul brillante autore del Kentucky.
Ma veniamo al punto. Cos’è questa Oblivion Song?
L’incipit narrativo è semplice ma dannatamente affascinante: dieci anni prima rispetto a quanto narrato nel primo volume il mondo ha conosciuto l’evento forse più importante e drammatico della sua intera storia.
Un’intera porzione della città di Philadelphia, con oltre 300.000 abitanti, scompare letteralmente nel nulla, lasciando al suo posto un territorio alieno, ostile, pieno di terribili creature selvagge, veri e propri mostri aggressivi provenienti da chissà dove.
La città paga quindi un pesantissimo tributo di sangue: le vittime sono migliaia e solo dopo gli sforzi congiunti di polizia, esercito e della stessa popolazione, la minaccia – presumibilmente aliena – viene debellata. Ma dei 300.000 abitanti dispersi, nessuna traccia. Perduti chissà dove, destinati forse all’oblio.
L’evento diventerà un vero e proprio 11 settembre di questo universo narrativo fumettistico, generando come potete immaginare una forte ondata di commozione a livello mondiale.
Vengono creati monumenti agli scomparsi e celebrazioni, per un evento che mai nessuno avrebbe immaginato potesse accadere.
Passerà molto tempo prima che lo scienziato Nathan Cole e la sua equipe scoprano una delle rivelazioni più importanti della storia moderna.
Esiste una dimensione parallela nel nostro universo che sembra occupare la stessa posizione nello spazio della nostra, ma che per qualche motivo esiste in un diverso piano vibrazionale e presenta differenze naturalistiche e biologiche a dir poco abissali. Questa dimensione è quella che si è materializzata a Philadelphia ed è quella dove presumibilmente è finita la scomparsa porzione di Philadelphia, con tutti i suoi abitanti; questa dimensione alternativa prenderà il nome di Oblivion.
La scoperta genera immediatamente la speranza, perché con la giusta tecnologia, si può abbattere il confine tra le due dimensioni e viaggiare tra di esse. Questo vuole dire che le persone dall’altra parte potrebbero essere vive; vuol dire che potrebbero essere salvate. Cominceranno subito le missioni di recupero e salvataggio con un progetto ed un’organizzazione senza precedenti.
Torniamo al “presente”. Il protagonista Nathan Cole è l’unico soccorritore rimasto a continuare i viaggi nell’Oblivion per cercare di salvare gli ormai pochissimi sopravvissuti (come i Creenshaw, gli ultimi cronologicamente ad essere portati di nuovo “a casa”).
Dopo dieci anni le speranze di trovare ancora in vita qualcuno in un mondo così ostile sono bassissime: lo sa bene Nathan, lo sanno i suoi collaboratori più stretti (il sopravvissuto Duncan, Bridget ecc.), ma lo sa bene anche il Governo, ormai intenzionato a sospendere ogni finanziamento.
Ma Nathan è ossessionato dalla ricerca, non accetta l’idea di lasciare qualcuno dall’altra parte e rischia sempre di più la vita nei tentativi di “teletrasportare” i sopravvissuti.
La verità è che non riesce ad accettare di aver abbandonato il fratello Edward al suo destino, uno dei 300.000, e la cosa lo consuma al punto da mettere in gioco tutta la sua vita (anche sentimentale) pur di scoprire cosa è accaduto. Saranno proprio i Creenshaw, tornati al nostro mondo dopo dieci anni di sopravvivenza nell’Oblivion e ovviamente vittime di una difficoltà forse incolmabile di riadattarsi alla vita “civile”, a fornire l’informazione che darà il via alla nostra avventura: Edward potrebbe essere ancora vivo; forse dall’altra parte la vita umana ha tenuto duro più di quanto si possa immaginare.
Il canto dell’Oblivion (spiegato bene da Duncan) diventerà un richiamo infine irresistibile, al pari della voce delle sirene.
Oblivion Song rapisce fin dal primo momento con un’atmosfera davvero azzeccata: un mix di avventura e mistero, survival e grande introspezione ed analisi dei personaggi.
Mantenendo quindi vivissima l’eredità di The Walking Dead, ma staccandosi dalla stessa per seguire una strada originale, come noterete presto.
Nathan Cole, il protagonista, non è un eroe: è uno scienziato che rischia la vita per sottostare ad un’ossessione che lo consuma giorno dopo giorno, mosso da sentimenti contrastanti che ci verranno spiegati nel corso del fumetto, ma lasciandoci comunque un’aurea di mistero irrisolto e di ombra.
Il primo volume italiano (uscito in contemporanea con gli Stati Uniti) contiene i primi 6 numeri della serie che avrà cadenza mensile, quindi se siete parecchio sadici potreste già fare enormi spoiler ai vostri amici d’oltreoceano.
Già perché nei primi 6 numeri succede tanta roba, tantissima, in un continuo susseguirsi di colpi di scena, ad un ritmo davvero incalzante, con la storia che rimbalza di continuo tra il nostro mondo (e la sua relativa tranquillità “oppressiva”) e l’Oblivion con le sue selvagge minacce.
Lorenzo De Felici (già colorista di Orfani e disegnatore per la Francia), chiamato all’impegno dallo stesso Kirkman (con lo zampino di Cory Walker) non solo come disegnatore ma come co-autore, si rende protagonista di una grande prova.
Il suo disegno è solido e dettagliato, ricco di espressività. Quando a tratti ricorda il Carmine di Giandomenico di Magneto Testament, riesce poi a sorprendere con un design studiato sia dei costumi che degli ambienti; mi riferisco in particolare all’Oblivion, un mondo governato da un diverso tipo di evoluzione biologica sia di flora che di fauna, ora in parte “fuso” con quel che è stato trasportato da Philadelphia.
Le creature di Oblivion hanno arti allungati e in sovrannumero, alcuni non hanno occhi ma potenziali sensi ipersviluppati. Le jungle sono altissime e pericolose. Da un lato certe forme riportano alla nostra mente qualcosa di familiare, cinematografico (Predator?), ma in generale risulta tutto molto originale, affascinante e sorprendentemente credibile.
Merito anche delle fantastiche atmosfere evocate dai colori Annalisa Leoni, una delle migliori coloriste che abbiamo in Italia (anche lei già vista su Orfani), che ha saputo valorizzare tantissimo le tavole di Lorenzo.
L’impatto grafico che ne risulta è decisamente efficace. Così come la storia continua a rimbalzare tra il nostro mondo e l’Oblivion, Annalisa crea un ponte cromatico tra le due dimensioni, rendendo la jungla aliena a volte molto vicina alla jungla urbana del nostro mondo.
La serie poi vanta un potenziale televisivo elevatissimo, a dimostrazione di quanto la creatività di Kirkman sia assolutamente trasversale (e non lontana da fruttuose strategie di business): non mi stupirei affatto se tra un anno sentissimo un annuncio in tal senso.
A chi si aspettava un “derivato” di TWD, fortunatamente posso dire che nonostante i citati punti in comune (legati soprattutto al concetto di sopravvivenza e di “lasciar andare” i propri cari scomparsi) ci troviamo di fronte ad un qualcosa di nuovo, diverso negli scopi e nel procedere.
Certo se il vero nemico in TWD è sempre rappresentato dall’essere umano stesso, anche in questo caso la vera minaccia potrebbe essere più vicina a noi di quanto crediamo, ma credo che Kirkman abbia già un piano narrativo ricco di sorprese e cambi di direzione (già in parte annunciati nell’introduzione stessa), che ci terranno incollati alle pagine per tanti numeri.
L’edizione di Saldapress (due versioni, quella brossurata e quella cartonata) è stata curata in maniera impeccabile e vista l’occasione non ci si poteva certo aspettare di meno.
Oblivion Song saprà conquistarvi fin dalle prime pagine con un’immediatezza davvero singolare.
Ricordandoci quanto sia bello lasciarsi catturare dal mistero e dall’azione. Ma nel contempo non manca di lanciare stilettate socio-politiche, quandanche esistenziali, soddisfacendo quindi anche chi ricerca un’autorialità sempre più esposta.
Per quanto mi riguarda sono molto felice per Lorenzo ed Annalisa perché questa serie farà sicuramente il giro del mondo e potrebbe essere per loro un traguardo di carriera esplosivo.
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- Ritmo serratissimo
- Ottimi i disegni e i colori "italiani"
- Raccoglie l'eredità di TWD ma prende una strada indipendente
- Ci aspetta una serie probabilmente lunga, con tutti i rischi del caso