The natives of the town of Timbuctoo may be computed at 40.000, exclusive of slaves and foreigners […]
The natives are all blacks: almost every stranger marries a female of the town, who are so beautiful that travellers often fall in love with them at first sight.
Shabeni in James Grey Jackson’s
An Account of Timbuctoo and Hausa, 1820
Chi non vorrebbe andare in un posto così? Cioè, arrivi li e bam! Ti sposi una figa.
Come la Moldavia, ma meglio, perché la città è piena di ogni ricchezza, di oro, di sale, di avorio e schiavi, i palazzi sono maestosi, le genti istruite, le carovane di mercanti numerose, l’università di Sankore possiede una sterminata mole di volumi.
Ma c’è un problema: nel 1820 a Timbuctoo non c’è mai stato nessuno.
O meglio, nessuno che conta (ossia nessun europeo), la città è una leggenda, gli europei sanno che esiste, sanno che è bellissima e piena di ricchezza, sanno anche circa dove si trova.
Ma niente da fare, non riescono a raggiungerla. E la cosa gli rode parecchio.
La Città Leggendaria
The rich king of Tombuto hath many plates and sceptres of gold, some whereof weigh 1300 pounds. … He hath always 3000 horsemen … (and) a great store of doctors, judges, priests, and other learned men, that are bountifully maintained at the king’s cost and charges.
Leo Africanus, Descrittione dell’Africa
Timbuctoo è posizionata sotto il deserto del Sahara ed è uno snodo fondamentale per tutto il commercio che attraversa il deserto. Era un centro economico ma anche culturale di altissimo livello, al suo interno si trovava un’università islamica di Sankore (fondata nel sedicesimo secolo) e un’enorme biblioteca.
All’inizio del diciannovesimo secolo gli europei hanno ormai colonizzato quasi tutto il mondo, gli esploratori delle potenze marittime hanno scoperto continenti, tracciato nuove rotte, varcato interi oceani.
E dietro di loro sono arrivate le rispettive nazioni a colonizzare e civilizzare le nuove terre. Certo c’è ancora molto da fare, ma l’ottimismo vittoriano pervade le società europee, si può arrivare dappertutto, si deve arrivare dappertutto.
Eppure a Timbuctoo non ci è ancora arrivato nessuno, nonostante ci sia un premio di 10.000 sterline in palio e, soprattutto, la gloria per aver trovato la leggendaria città nel deserto.
Spedizioni Precedenti
The inhabitants are very rich, especially the strangers who have settled in the country [..] But salt is in very short supply because it is carried here from Tegaza, some 500 miles from Timbuktu.
I happened to be in this city at a time when a load of salt sold for eighty ducats. The king has a rich treasure of coins and gold ingots.
Leo Africanus, Descrittione dell’Africa
Non che nessuno ci avesse mai provato. Il Mali era un obiettivo goloso per le potenze occidentali, i francesi erano in zona già da un po’ e si espandevano lentamente verso l’interno. Ma la zona era selvaggia, le tribù violente, il clima ostico ed era molto lontana dalle zone colonizzate dagli europei.
Daniel Houghton
Il primo a provarci fu un certo Daniel Houghton, un irlandese verace. Ebbe una vita burrascosa (si arruolò a 18 anni e divenne sergente poco dopo) e fu uno dei primi europei a esplorare l’interno dell’Africa occidentale. Nel 1790 propose all’African Association di Londra di risalire il fiume Gambia e mappare la zona.
La sua energia, il suo ottimismo e, mi piace immaginare, i suoi folti baffi, convinsero l’associazione a finanziarlo, inoltre gli venne chiesto di trovare la leggendaria città di Timbuctoo che si sapeva fosse da qualche parte lungo il Niger.
Nel 1791 inizia la sua esplorazione. La situazione è subito difficile, un incendio distrugge buona parte del suo equipaggiamento, ma lui non si da per vinto e continua a risalire il fiume.
La strada verso Timbuctoo è aspra inoltre i regni nella zona sono in guerra tra loro aumentando le problematiche e i pericoli. Ma Houghton non si arrende e continua ad avanzare. A maggio abbandona il Gambia all’altezza delle cascate di Barra Kunda e procede verso la città leggendaria.
He had now passed the former limits of European discovery.
Raggiunge il fiume Saleme, ma gli abitanti della zona sono ostili e l’esploratore viene rapinato. A luglio ha raggiunto la cittadina di Ferbanna e si prepara per l’ultima parte del suo viaggio. L’ultima lettera è del settembre 1791, mandata dal trading post di Pisania.
Non ne seguiranno altre, Houghton non raggiungerà mai Timbuctoo e morirà di stenti nel Sahara dopo essere fuggito dai suoi accompagnatori che temeva volessero assassinarlo.
Alexander Gordon Laing
Nel 1825 è il turno di Alexander Gordon Laing maggiore dell’esercito di sua maestà britannica. In alcune sue esplorazioni precedenti, si era convinto di aver scoperto la fonte del Niger e propose quindi di seguirlo fino al delta.
L’African Association di Londra fu d’accordo e finanziò la spedizione sperando che questo viaggio potesse rivelare la posizione di Timbuctoo. Il 14 luglio Laing si sposa a Tripoli, due giorni dopo parte per trovare la città leggendaria.
Inizia ad attraversare il Sahara. A dicembre raggiunge l’oasi di In Salah. A gennaio dell’anno seguente riparte in direzione di Timbuctoo.
Le condizioni sono dure e i nativi ostili, in uno scontro con alcuni Tuareg viene ferito e perde una mano, ma continua a procedere. Raggiunge Sidi Al Muktar, diventando il primo europeo ad attraversare il Sahara da nord a sud.
La sua ultima lettera è datata 21 settembre ed è spedita da Timbuctoo, Laing ha raggiunto la città, ma la situazione è pericolosa ed è pronto a tornare subito indietro.
Il 26 settembre, poco dopo aver lasciato la città leggendaria, Laing viene ucciso da alcuni predoni Tuareg e con lui muore la speranza di mappare la rotta fino Timbuctoo.
Un Nuovo Approccio
Instead of coined money, pure gold nuggets are used; and for small purchases, cowrie shells which have been carried from Persia, and of which 400 equal a ducat. Six and two-thirds of their ducats equal one Roman gold ounce.
Leo Africanus, Descrittione dell’Africa
Auguste René Caillié
Auguste René Caillié non era un militare, non era di buona famiglia (i genitori erano molto poveri e morirono quando lui era ancora un ragazzino) ma aveva una sete incredibile di avventura, instillatagli dai grandi romanzi d’avventura che si vendevano in quel periodo.
A sedici anni si imbarca come mozzo e passa molto tempo in Africa, a 18 anni si aggrega a una spedizione esplorativa lungo il fiume Senegal.
A 23 anni è di ritorno a Saint-Louis in Senegal con il bruciante desiderio di arrivare a Timbuctoo della quale ha sentito gli incredibili racconti.
René comprende che una spedizione classica andrebbe incontro a un probabile fallimento come le precedenti, inoltre nessuno finanzierebbe un ragazzino inesperto, così cambia approccio.
Se non potrà arrivarci come un europeo ci arriverà come un arabo.
Chiede al governatore di Saint-Louis di finanziare la sua permanenza presso una tribù di nomadi nel sud della Mauritania.
Il governatore accetta e René trascorre otto mesi a imparare l’arabo e gli usi e costumi dei nomadi del deserto e la dottrina dell’Islam al quale si converte.
Purtroppo per lui il governatore si stufa di dargli soldi e così René rimane al verde, ma non si arrende.
Lavora diversi mesi in una piantagione in Sierra Leone risparmiando ogni moneta che riesce a ottenere.
Alla fine decide che ha abbastanza denaro per tentare l’impresa (circa 80 sterline… per raggiungere una città che ha abbattuto spedizioni ben più grandi e organizzate) si veste come un arabo, e si aggrega a una carovana di mercanti dicendo di essere un egiziano portato in Senegal dai francesi. “Voglio solo tornare a casa” dice ai mercanti.
È il 19 aprile del 1827.
René lascia la città di Bokè nella Guinea e si dirige spedito verso est. Attraversa il Niger a Kurussa. Il viaggio non è semplice, René si ammala e rimane 5 mesi in un piccolo villaggio della Costa d’Avorio.
Ma la malattia non lo piega, a gennaio del 1828 riparte. Ad aprile raggiunge Djenne, non manca molto. Come un perfetto arabo René prende una barca per coprire l’ultimo tratto di strada.
È il 20 aprile del 1828 quando René raggiunge infine la leggendaria città di Timbuctoo, la perla del deserto, la città dell’oro e del sale. La città cercata per secoli si mostra in tutta la sua grandiosa bellezza al giovane pescatore francese.
Delusione
Je m’étais fait de la grandeur et de la richesse de cette ville une tout autre idée : elle n’offre, au premier aspect, qu’un amas de maisons en terre, mal construites; dans toutes les directions, on ne voit que des plaines immenses de sable mouvant, d’un blanc tirant sur le jaune, et de la plus grande aridité.
René Caillié, Voyage à Tombouctou, 1830
“Ma che è sta merda?”
Questi sono i pensieri che attraversarono la mente di René appena arrivato a Timbuctoo.
La città era, in effetti, una merda. Un mucchietto di case di fango, incastrate le une sulle altre, in una piana polverosa.
Gli abitanti erano cenciosi arabi come ne aveva visti ovunque in Africa.
Oro? Niet.
Avorio? Nada.
Belle donne? Picche.
René ci rimane molto male, i suoi sogni sono infranti, Timbuctoo è un villaggio di fango.
Alcuni giorni dopo, sempre fingendosi un arabo, si aggrega a un’altra carovana e arriva a Fez il 12 agosto. Il suo viaggio non fu comunque inutile, fu il primo europeo a raggiungere Timbuctoo e a tornare, anche se, raggiungendo l’obiettivo, aveva distrutto un sogno lungo secoli.
L’African Association gli versò di buon grado le 10.000 sterline di premio e pubblicò il suo racconto di viaggio. Ricevette anche la legione d’onore. René morirà nel 1838 di tubercolosi.
René fu importante non tanto perché scoprì l’ennesima baraccopoli africana, benchè dal nome altisonante, ma perché portò un’idea radicalmente nuova nel mondo delle esplorazioni.
Dove le spedizioni di solito prevedevano decine di uomini e soldati e portatori, René era andato da solo, ma prima aveva speso anni ad imparare la lingua, la cultura e la religione delle persone che abitavano i luoghi che lui voleva esplorare.
In realtà René sbagliò periodo, Timbuctoo fu davvero tutto quello che era scritto nelle cronache, ma fu anche vittima di una forza inarrestabile, capace di distruggere intere città.
L’economia.
Quando le rotte commerciali si modificarono, Timbuctoo rimase tagliata fuori e decadde.
Nel 1800 ci passava giusto un po’ di sale estratto non lontano, troppo poco per mantenere la leggendaria perla del deserto.
Oggi Timbuctoo continua a essere una baraccopoli, l’unica cosa per cui valeva la pena visitarla, ciò che rimaneva della collezione di opere dell’università di Sankore, è stata data alle fiamme da terroristi musulmani, perché nella loro testa erano opere di idolatria.
Prima di abbandonare la città, pressati dai militari francesi, i terroristi hanno anche distrutto i pochi siti di interesse storico.
Eppure Timbuctoo continua ad esercitare un fascino ancestrale, la promessa di una città bellissima, nascosta ai bianchi, da qualche parte nel deserto.
Dove i palazzi sono grandiosi, le donne bellissime e l’oro inonda le strade. Non per nulla esiste un sito che vi permette, se volete, di inviare anche voi una cartolina dalla leggendaria città di Timbuctoo.
- Timbuktu (wikipedia.org)
- René Caillié (wikipedia.org)
- Postcards from Timbuktu (postcardsfromtimbuktu.com)