Reincarnation Blues di Michael Poore

Milo è un’anima antica estremamente attaccata alla vita tanto da essersi reincarnato 9995 volte. Tuttavia non può continuare a rinascere all’infinito, dopo la diecimillesima volta dovrà raggiungere la Perfezione o perdersi nel Nulla.

Queste sono le premesse di Reincarnation Blues, l’ultimo romanzo scritto da Micheal Poore che mescola fantascienza e filosofia. La morte la fa da padrone e, in questo caso, ha pure un nome: Suzie.

Con il tempo Milo è diventato amico e amante di Suzie e ripercorriamo, capitolo dopo capitolo, le vite che più lo hanno segnato e le ultime che gli sono rimaste. È stato uomo, donna, grillo, albero e l’unica costante è stata una domanda: cos’è la Perfezione e com’è possibile raggiungere e unirsi all’Anima universale, la Superanima?

La morte è una porta. Ci passi attraverso più e più volte, ma ogni volta ti terrorizza.

Dopo la morte si finisce nell’Aldilà in una dimora a misura della vita che si è vissuti e si sceglie cosa essere nella prossima. Ma soprattutto ci si sofferma su cosa sia andato storto e cosa si poteva fare per essere migliori e raggiungere la Perfezione.

Al suo fianco Milo non ha solo Suzie ma anche due figure cosmiche non ben identificate che chiama semplicemente Ma’ e Nonna. Due personificazioni materne che sanno essere molto severe come quella volta in cui Milo l’ha combinata grossa ed è tornato sulla Terra come insetto.

“Vai” disse Ma’. “Combatti il male. Fallo in maniera perfetta. Poi torna e vedremo cosa si può fare”.

Stronzate, pensò Milo.

Ma andò. In fin dei conti, era reduce da un mezzo milione di lunedì mattina.

 

Questo libro è come se fosse più romanzi mescolati insieme perché parla di dilemmi esistenziali, storie di vita quotidiana, amore e storie distopiche.

Come quella volta che Milo è stato un ragazzo prodigio di 14 anni condannato su un pianeta-prigione dove non c’erano leggi né alcun briciolo di umanità ed è stato costretto a far fronte a ogni tipo di  sopruso. L’autore è stato davvero geniale in questo perché riesce a tenere l’attenzione di chi legge nonostante il tema ridondante e le oltre 400 pagine.

A parer mio, i capitoli dove si entra più nel dettaglio nella vita di Milo in ipotetici futuri sono i migliori; agghiaccianti ma con elementi interessanti e risvolti che sorprendono continuamente.

E soprattutto danno una boccata d’aria fresca al lettore senza bombardarlo continuamente con nozioni filosofiche sull’esistenza. Inoltre, così facendo, si rende sempre nuovo il protagonista che è sempre lo stesso ma con un involucro diverso.

Milo non ricorda le vite passate, a volte sente quasi delle “voci” che lo consigliano ma prende consapevolezza di se stesso solo dopo la morte. Michael Poore è riuscito a rendere un tema così tetro ed evitato come la morte quasi comico e avvincente. Si parla molto del significato della propria esistenza ma non in maniera oppressiva, riesce a dare spunti interessanti di riflessione senza alcuna pretesa. 

Per tutti gli amanti di Adam Douglas e Neil Gaiman, Reincarnation Blues è una lettura da non farsi sfuggire.

 

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