Il 1 Febbraio arriva al cinema l’ultimo film di Steven Spielberg: The Post. Una pellicola che in un periodo storico come questo rappresenta un enorme inno al coraggio. Il coraggio che ci vuole a dire no, il coraggio che ci vuole a prendersi ciò che ci spetta, il coraggio di mettere tutto in gioco pur di arrivare a raccontare la verità. In occasione della presentazione a Milano della pellicola, abbiamo avuto modo di ascoltare il racconto di un grande film che sa rappresentare i nostri tempi attraverso gli attori premi Oscar Tom Hanks e Meryl Streep e il regista Spielberg.
Arriverà nelle nostre sale il 1 Febbraio il nuovo grande film di Steven Spielberg, The Post. La storia vera dei famosi Pentagon Papers che mostrarono al popolo americano documentazioni top secret del governo riguardanti la Guerra in Vietnam.
Quattro anni di mandati presidenziali ricolmi di bugie e false verità, dove molti giornalisti, arrivando al governo di Nixon, sono stati privati del loro potere più grande: raccontare la verità.
La pellicola parte da un enorme atto di coraggio che è quello del giornalista di guerra Daniel Ellsberg (interpretato nel film da Matthew Rhys) che nel 1971 rubò un importante report di guerra con all’interno un enorme quantità di segreti nascosti ai cittadini americani. Parte del rapporto venne consegnato al New York Times, il giornale più importante degli Stati Uniti.
Ben presto il direttore del Washington Post Ben Bradlee fece di tutto pur di ottenere la restante parte del rapporto e contribuire a svelare la terrificante verità ai suoi lettori e cittadini. Ben spinse se stesso, i suoi redattori e l’editrice Katharine Graham, la cui famiglia è stata dal 1933 la portatrice del patrimonio conservato all’interno del Washington Post, a rischiare se stessi pur di rendere pubblica quella storia.
E l’atto di coraggio di Ellsberg non fu solo la svolta per gli Stati Uniti stessi, ma permise a Katharine Graham di far valere la sua voce di donna e icona all’interno di un mondo “dominato” da soli uomini.
Parlando di coraggio, la prima a prendere la parola, durante l’incontro che si è tenuto lunedì 15 Gennaio a Milano in occasione della presentazione del film, è l’interprete di Katharine Graham, Meryl Streep:
Possiamo dire che il coraggio di cui parliamo in questo film ha avuto origine da Daniel Ellsberg, uomo abbastanza vicino al governo e che per tanti anni è stato un soldato giornalista. Ad un certo punto, stanco della falsa realtà che il Governo faceva percepire ai cittadini, Daniele ha deciso di sfidare la legge sottraendo quei famosi documenti, fatti arrivare a quel giornalista del Times.
Giornalista che a sua volta ha avuto il coraggio di rischiare, di mettere in gioco la sua carriera, quella dei suoi direttori ed editori pur di far sapere la verità agli americani. Quei documenti sul Times sono stati pubblicati per tre giorni di fila. Tre giorni dove il popolo americano ha finalmente aperto gli occhi, rendendosi conto che per ben quattro mandati era stato preso in giro dai suoi stessi governatori.
Popolo che ha potuto capire quanto in là si stava spingendo la follia di Nixon, portando a censurare, ad eliminare la libertà di stampa. Coraggio che, alla fine, si riflette sulla stessa Katharine, nel 1971 editrice del Washington Post.
Fino a quel momento Katharine non si è mai sentita al suo posto, trovandosi all’interno di un mondo per uomini dove impossibile era trovare spazio per le donne. Uomini bianchi in giacca e cravatta, dove l’unica presenza femminile era confinata al ruolo di segretaria.
E, invece, in questa occasione Katharine Graham si accorge del potere che possiede e lo usa per sfidare Nixon, prendendo l’importante decisione di mettere in gioco qualsiasi cosa pur di fare la differenza. Una donna che è stata capace di guadagnarsi il suo posto nel mondo. Una vera icona, ancora oggi, in questa società.
Cosa ci fa capire questo? Che il coraggio si può apprendere. Lo stesso Ben Bradlee, uomo spietatamente coraggioso, che ha deciso e accettato di mettere a rischio se stesso, i suoi redattori e la sua stessa editrice, pur di raccontare la verità! Ripeto: il coraggio si può apprendere, peccato che noi non lo insegnamo!
Nel 1971 direttore del Washington Post della Braham era Ben Bradlee, un uomo ambizioso, testardo e determinato, che nella pellicola viene interpretato da Tom Hanks. Sempre continuando sul coraggio, Hanks ci parla del suo personaggio:
Ben Bradlee aveva una grande passione e determinazione ad avere non una storia per il suo giornale ma la storia. E l’idea che il New York Times potesse avere una storia che il Washington non aveva, teneva sveglio di notte Ben.
Una delle scene più divertenti all’interno del film è quando sono tutti riuniti nella sala consiglio e leggono la prima grande notizia, riportata dal NYT, riguardante i Pentagon Papers e Ben dice: praticamente siamo gli ultimi a casa nostra.
In quel momenti c’è la netta percezione di sfida che guida quest’uomo lungo tutta la storia. Un uomo caparbio e testardo, pronto a tutto che ti fa capire che anche se sei il diretto di un giornale gratuito, non vuoi assolutamente arrivare secondo.
A continua a chiudere il discorso ci pensa proprio il regista della pellicola, Steven Spielberg:
Il Washington Post era, per così dire, un giornale di secondo ordine. Eppure Ben Bradlee aveva una così tale fama, appetito che lo hanno alimentato a tal punto da arrivare a sfidare il New York Time, che negli anni settanta era, ed è tutt’ora, il più grande giornale statunitense.
Questo suo modo di essere gli è poi valso, durante lo scandalo del Watergate, di essere il primo su tutti. Attraverso i Pentagon Papers, Bradlee aveva tolto qualsiasi freno ai suoi giornalisti, ed era riuscito ad avere la sua storia.
La grandezza di quest’uomo stava proprio nel suo ego smisurato, perché il vero obiettivo di Bradlee è sempre stato quello di rendere quel giornale un giornale abbastanza grande da meritare un così grande direttore come lui.
The Post non è solo un film che racconta di un importante momento cruciale americano, in cui è stata seriamente minacciata la libertà di stampa, ma si pone anche come un manifesto che rispecchia tragicamente, in ogni suo aspetto, il contesto politico e sociale nel quale ci muoviamo oggi.
Un contesto in cui la libertà di stampa viene, nuovamente, messa in discussione e con lei anche i giornalisti. Steven Spielberg non è più roseo sulla situazione attuale, affermando:
Credo che la libertà di stampa sia un diritto che consente ai giornalisti di essere i veri guardiani della democrazia. Me lo hanno insegnato quando ero bambino, ed è valido ancora adesso. Per me, resta una verità assoluta!
Se guardiamo a posteriore i fatti del 1971, quando Nixon ha cercato di vietare i Pentagon Papers, limitando il diritto di stampa – cosa che non accadeva dalla guerra civile americana – sinceramente, in questo periodo storico, mi sento molto vicino a quel momento.
Oggi la minaccia di una libertà di stampa vietata è reale. Il 2018 non è poco così lontano da quel 1971.
Se da noi in Italia questo aspetto si fa sentire leggermente meno, allo stato attuale delle cose in America questo parallelismo è più che azzeccato. Dopo l’elezioni presidenziali che hanno visto salire al governo Trump, non ci si meraviglia se i primi a cadere sono proprio i giornalisti e se la libertà di stampa viene seriamente minacciata non appena ci si permette di dire, anche solo mezza parola, contro l’attuale Presidente.
Eppure gli americani non sono stupidi, almeno non tutti, e il pubblico che per ora ha potuto vedere la pellicola, si è mostrato molto vicino al film, mostrando supporto e sostegno. A questo proposito, ricollegandosi con su quanto detto prima, Spielberg aggiunge:
Dagli americani abbiamo avuto tanto sostegno e supporto per questo film. Possiamo vantare di una stampa che deve respingere costantemente i continui attacchi dell’amministrazione, del governo stesso.
Deve combattere ogni giorno contro la disinformazione. Il film però ha incontrato molti consensi al di là del messaggio politico, l’ha fatto soprattutto per la figura di Katharine.
Una donna che si è trovata ai vertici della sua professione con una grande difficoltà: farsi avanti e farsi valere in un mondo governato dagli uomini. In un momento cruciale della sua vita ha trovato modo di far sentire la sua voce, mettendo tutti al loro posto. Il nucleo emotivo del mio film è rappresentato proprio da questa donna.
Credo che il rapporto che ho designato tra Katharine e Brad sia stato quello più difficile, dal punto di vista umano, che io abbia mai realizzato. mettendo tutti al loro posto. Ho avuto una grandissima fortuna ad avere due enormi interpreti come Tom e Meryl al mio fianco.
In questo momento non è solo la libertà di stampa ad essere uno degli argomenti caldi, soprattutto negli Stati Uniti. Il #MeToo e il #TimeIsUp hanno dato inizio ad una nuova onda di grande coraggio femminile, che partendo da Hollywood si sta facendo sentire in molti settori, dalla sfera pubblica a quella privata.
Questo è importante, sebbene non poco avvilente nel 2018 quando, ormai, ci si illudeva davvero che una parità dei sessi fosse quasi superata; invece, esempi di coraggio di oltre quarant’anni fa, come quello di Katharine Graham che ha tirato fuori la sua voce in un mondo in cui il sesso forte e preponderante è sempre stato quello maschile, sono fondamentali più che mai. E chi meglio ne può parlare se non proprio la sua interprete, non che grande attivista per i movimenti a favore delle donne e contro qualsiasi tipo di abuso e violenza.
La prima versione della sceneggiatura è stata scritta da Liz Hannah e acquistata dalla produttrice Amy Pascal solo sei giorni prima delle elezioni, quando eravamo convinti di essere di fronte all’alba di una nuova era con il primo presidente donna.
In quel momento avevamo pensato a quanta strada le donne avevano fatto fino a quel momento, invece, dopo la vittoria dell’attuale presidente, un vento di ostilità e violenza ha iniziato a soffiare ancora più prepotente contro le donne, e non solo. Contro la libertà di stampa, per esempio. Un vento proveniente proprio dai vertici.
Ecco, questo ci ha portato verso una nuova riflessione: quanta strada non abbiamo fatto. Ed è questo che mi ha portato verso il personaggio di Katharine.
Eppure, come i recenti Golden Globes hanno mostrato, il movimento #TimesIsUp sembra aver portato una vera aria di cambiamento, conseguenza di tanti volti usciti allo scoperto, oggi esempi nella vita reale di coraggio, determinazione e che insegnano, una volta per tutte, a dire “basta”, a dire “no”.
Perché solo adesso le donne hanno “imparato” a dire basta? Bhè, perché credo che gli esseri umani sono esseri che imparano lentamente. Ovviamente quella che stiamo vivendo adesso non è certo una battaglia nuova, ma non so perché ci sia voluto così tanto tempo per combatterla davvero.
Quello che però so con certezza è che l’aria sta cambiando. Non solo ad Hollywood, perché Hollywood è stata una miccia che ha permesso a qualsiasi settore di emergere, tirare fuori la testa e iniziare a dire basta.
Devo dire che le donne hanno sempre combattuto per affrontare questo problema, il problema delle violenze e molestie, in qualsiasi luogo, non solo in quello dello spettacolo.
Eppure coinvolgere questo mondo, coinvolgere Hollywood, ha reso molte donne sicure di sé, coraggiose, capaci di quell’importante atto di coraggio. Quello che prevedo io per il futuro è un necessario passetto indietro per andare poi, finalmente, avanti a testa alto.
Sono ottimista in questo momento storico, perché ritengo questi i veri momenti interessanti della nostra storia. in ogni luogo. Soltanto quando è stata coinvolta Hollywood le cose hanno iniziato a cambiare, le persone si sono sentite coraggiose. Io prevedo qualche passo indietro e poi si andrà avanti. Sono ottimista perché ritengo che questi sono momento interessanti.
Afferma la Streep, la quale viene seguita a ruota dalle emozionanti parole di Steven Spielberg che chiude un incontro magico, all’insegna del grande cinema, dei grandi nomi, ma soprattutto della riflessione sociale e dell’impegno che ognuno di noi deve mettere, costantemente, a rendere un posto diverso, un posto leggermente migliore, questo mondo.
Le donne hanno dimostrato in più occasioni di avere la forza di uscire dagli stereotipi e gabbie in cui gli uomini le costringono ad essere. Durante la Seconda Guerra Mondiale le donne hanno capitanato e mandato avanti le industrie, non solo quelle belliche ma quelle di tutti i settori, lasciate scoperte nel momento in cui gli uomini sono stati chiamati per combattere la guerra.
In quel difficile e drammatico momento storico le donne non si sono tirate indietro e hanno fatto valere la loro leadership, ma quando gli uomini sono ritornati dalla guerra nessuno ha detto loro grazie, nessuno ha riconosciuto il loro ruolo, non sono riuscite a capitalizzare quel potere e sono state costrette a ritornare nelle cucine.
Purtroppo, anche in questo momento, si tratta di una lotta di potere. Io non ho assolutamente le giuste competenze per poter fornire una risposta alle cause di quanto sta succedendo e di quanto è successo, ma quello che so è che le donne, in un modo o nell’altro, riescono sempre a far sentire la loro voce, perché fin da subito loro hanno trovato il modo di comportarsi, di interagire e interfacciarsi con il mondo.
Gli uomini, invece, tutto questo ancora non l’hanno trovato e, peggio ancora, non sono ancora in grado di accettare un “no” come risposta da parte di una donna. Quindi, proprio per questo motivo, questa lotta è destinata a continuare.
Sinceramente quello che è spero è che questo film possa essere d’ispirazione per molte donne come Katharine, donne che sanno come trovare la loro voce e che arrivano finalmente a dire “al diavolo, adesso facciamo come dico io!”
The Post sarà nelle nostre sale dal 1 Febbraio