Arriva al cinema il nuovo film di Joe Wright con protagonista Gary Oldman, L’ora più buia, il biopic su Winston Churchill che porta sul grande schermo uno dei momenti più oscuri della storia mondiale attraverso il ritratto di una delle sue figure più controverse.
La storia è una di quelle materie che generalmente o piacciono o non piacciono e, se non piacciono, il più delle volte è colpa degli insegnati – dalle scuole elementari alle superiori – incapaci di rendere accattivante, ma soprattutto comprensibile, un particolare avvenimento storico.
Il più delle volte ci si trova di fronte ad un mero elenco di eventi privi di anima, date su date, azioni su azioni, senza spiegare le reali motivazioni, le menti, i gesti dietro a quelle grandi azioni, le paure, le riflessioni e gli ideali che, in un modo o nell’altro, hanno segnato il periodo storico in questione.
A volte il cinema, che potrebbe essere un valido escamotage per rendere più interessante un racconto storico, non sempre riesce nella sua missione, altre volte invece è in grado di fare dei veri miracoli.
È questo il caso de L’Ora Più Buia di Joe Wright che, in un unico grande film, non solo porta sullo schermo un momento storico molto importante, ma lo inquadra dal punto di vista politico e anche da quello privato del protagonista, Winston Churchill.
L’Ora Più Buia è infatti anche il ritratto di un controverso personaggio storico che ha il merito di aver del tutto capovolto le sorti europee del secondo conflitto mondiale, sebbene nessuno, dall’inizio alla fine, avrebbe scommesso su di lui.
La pellicola parte nel 1940, quando il primo ministro inglese Neville Chamberlain (Ronald Pickup) viene costretto a dimettersi. I favori ricadono sul visconte Halifax (Stephen Dillane), ma dal fronte bellico la situazione è molto pericolosa: l’Italia è ormai alleata della Germania, la Francia è a un passo dalla resa e le truppe inglesi non riescono ad avanzare.
In questo oscuro momento c’è bisogno di un agnello sacrificale, un uomo che tenga buono il parlamento e, al tempo stesso, si tiri addosso tutte le colpe dell’eventuale fallimento, in modo da poter portare poi avanti un negoziato di pace con la Germania.
Il soggetto in questione è Winston Churchill (Gary Oldman). Eccentrico, grande bevitore, burbero e non ben visto da Re Giorgio VI (Ben Mendelsohn). In realtà Churchill è tutta la vita che aspetta questo momento anche se è consapevole di essere stato barbaramente usato come una pedina del gioco. Eppure poco gli importa: Churchill è sicuro della sua posizione, delle sue idee ed ideali e ci mette ben poco a tirare l’attenzione su di sé.
Il conflitto, però, si fa sempre più feroce, inaspettatamente drastico e le vite in gioco sono troppe, troppe anche per la sicurezza di Churchill che, internamente, inizia a cedere.
Nel momento più buio per l’umanità Churchill si vedrà messo alle strette su tutti i fronti: 300 mila uomini bloccati sulle coste del Dunkerque, il silenzioso rifiutoda parte degli Stati Uniti alla richiesta d’aiuto, l’antipatia del Re e il dover scegliere tra il piegarsi alla follia di Hitler o portare avanti la guerra, difendendo i propri ideali, con l’altissima probabilità di una tragica sconfitta.
Nel bel mezzo del secondo conflitto mondiale sarà lo stesso Winston Churchill a vivere la sua personale ora più buia, sentendo su di sé non solo il peso delle sorti di un’intera nazione, ma anche quelle del mondo intero.
Gary Oldman porta sullo schermo una delle sue interpretazioni più grandi, probabilmente la più complessa e intensa. Una interpretazione che lo vede alle prese con un uomo realmente esistito, tanto controverso quanto incompreso. Un minuzioso lavoro che parte dal gestire un corpo diverso dal proprio e prosegue impegnandosi a parlare nello stesso modo del primo ministro inglese, non scandendo sempre bene le parole, fino ad arrivare a quei momenti di silenzio in cui basta uno sguardo per avere un vasto ventaglio di emozioni di fronte ai nostri occhi.
Un personaggio storico interessante che, per la prima volta sullo schermo, conosciamo non solo nella sfera politica, ma anche in quella privata. Joe Wright e Oldman affondano le mani nei punti deboli di Churchill, lo umanizzano, lo rendono fragile e spaventato dall’immenso peso che deve portare sulle proprie spalle.
Un uomo che non vuole piegarsi e che al tempo stesso ricerca consiglio negli occhi dolci, anche se stanchi, di una compagna che è sempre rimasta al suo fianco.
Una meravigliosa Kristin Scott Thomas nei panni della “bionica” Clementine Churchill, costante figura alle spalle di un uomo che senza il suo sostegno sarebbe perso e, molto probabilmente, avrebbe drammaticamente vacillato nel momento della sua scelta più importante.
Un quadro della politica interna inglese perfettamente approfondito e che al tempo stesso Wright è riuscito a rendere interessante, coinvolgente e ritmato.
Scandito dal prezioso passare dei minuti, delle ore. Scandito dal peso di quei secondi preziosi che separano Churchill dal dover prendere una decisione fondamentale. Piegarsi per avere la certezza, o quasi, della pace o combattere fino alla fine, andando incontro al proprio destino a testa alta?
Momenti di grande suspense che, anche se conosciuti, portano lo spettatore a immergersi totalmente nella storia, a renderlo partecipe perfino nei momenti più densi di dialoghi, quelli di vera politica, di discorsi basati sulle strategie, sui trattati, sulle azioni e sulle conseguenze, sui rischi da dover prendere e quelli, invece, da non poter prendere.
Un uomo che con la sua folle idea di spedire via mare i civili a recuperare i soldati inglesi bloccati tra cielo, terra e mare, ha salvato la vita a 300 mila persone. La famosa operazione Dynamo, meglio conosciuta come il Miracolo del Dunkerque che, nel 2017, ha visto una grande trasposizione cinematografica con il Dunkirk di Christopher Nolan.
Un uomo che è sceso nelle metropolitane inglese e ha chiesto al suo popolo: pace o guerra? mostrando enorme umiltà, ma anche enorme coraggio, per poi affrontare a testa alta e vittorioso quello spaventoso momento di tenebre.
Joe Wright vince un enorme sfida e porta sullo schermo non semplicemente un biopic, non un film storico o una pellicola di guerra, storicamente ben accurato e ricco di dettagli. Porta al cinema un film sulle relazioni umane, sul peso delle responsabilità e sul coraggio di prendere determinate scelte, sapendo quanto alta sia la posta in gioco.
L’Ora Più Buia è forse il film che, meritatamente, porterà Gary Oldman verso l’agognato Oscar – dopo la schiacciante vittoria ai Golden Globes – e che ci permette di comprendere, da un ulteriore punto di vista, uno dei capitoli più oscuri della nostra storia.
Anteprima Live: L'Ora Più Buia
L'ora più buia: commento dopo l'anteprima con Gabriella#LOraPiuBuiaFilm Focus Features
Posted by Lega Nerd on Wednesday, December 6, 2017
L’Ora Più Buia è nelle sale italiane dal 18 Gennaio.