Resident Evil VII torna nella Gold Edition in cui troviamo, oltre al gioco base, anche tutti i contenuti aggiuntivi rilasciati per il titolo compresi gli inediti DLC ‘Not a Hero’ e ‘End of Zoe’. Scoprite come ci è sembrato nella nostra recensione.

Nella classifica del 2017 che come ogni anno, quasi per inerzia, la mia mente compone, Resident Evil VII è secondo solo a Breath of the Wild. Il quale a mio parere, in una singolare analogia con la sua stessa copertina, guarda gli altri videogiochi – tutti quanti – da lassù. Solo. Per il resto, che posso farci, Mario Odyssey non me ne voglia se lo sbatto in terza posizione, ma io ho un debole per i survival horror. Beninteso, per quelli in cui è ammessa la legittima difesa, quindi vade retro esperienze, pur di pregevole fattura, stile Outlast, che lascio volentieri recensire ad altri.

Sono dodici anni che volevo un Resident Evil in grado di torcere le stomaco.

La verità è che sono dodici anni che aspetto un episodio di ferocia paragonabile al quarto capitolo della saga Capcom, titolo che – al pari del capostipite, non a caso entrambi diretti da quel genio di Shinji Mikami – ha influenzato come pochi altri l’immaginario della mia adolescenza. Sono dodici anni che volevo un Resident Evil in grado di torcere le stomaco. Dodici anni che attendo il momento in cui, proprio come quella notte nel 2005 e, prima ancora, nell’estate del 1996, avrei visto, ancora una volta, me stesso giocare, solo immerso nel buio, a un’opera simbolo di un’epoca, capace di portarsi dentro la tensione da accerchiamento, la paranoia di non farcela, lo squallore della decadenza, il senso di inutilità di ogni tentativo di sfuggire alla violenza. Dodici anni che sento nostalgia del male, del livello di desolazione che Mikami ha saputo mettere in scena.

Da allora per quanto mi riguarda solo P.T. era  riuscito a toccare certe corde, peccato che quest’ultimo sia durato il tempo di un amen, perché scioccamente Konami ha sferrato calci alla creatura che il suo miglior talento, Hideo Kojima, portava in grembo, fino a ucciderla.

 

Ecco perché ai miei occhi Resident Evil VII: Biohazard vale oro.

É un titolo cattivo come il diavolo, malato, rancoroso, sporco, subdolo, senza pietà. Giocato in VR poi – checché ne dicano i detrattori della realtà virtuale – è semplicemente la cosa più impressionante che l’industria videoludica di massa sia oggi in grado di offrire.

Il finale gettava ombre sul coinvolgimento della Umbrella e sul ruolo di Chris Redfield nei fatti di villa Baker a Dulvey, in Louisiana; per questa ragione, la pubblicazione di materiale aggiuntivo che fornisse lumi in merito era attesa da mesi dai fan. Eccoli accontentati: End of Zoe e Not a Hero sono ora disponibili per PC, Xbox One e Playstation 4. Il primo costa 14,99€, il secondo è gratuito per tutti possessori del gioco. Entrambi i contenuti possono essere scaricati da chi ha acquistato il Season Pass; in alternativa è disponibile Resident Evil VII: Gold Edition che include tutti i DLC fino ad oggi pubblicati e che raccomandiamo a chiunque, vista l’indiscutibile qualità del prodotto.

 

 

Per avere un’idea della valutazione di Resident Evil VII potete dare un’occhiata alla nostra recensione pubblicata da Francesco in occasione dell’uscita del gioco (la trovate qui sotto). In questa sede ci concentreremo principalmente sui contenuti aggiuntivi della Gold Edition.

 

 

 

End of Zoe

Questo contenuto scaricabile trasforma un moderno survival horror in un picchiaduro a scorrimento d’antan con visuale in prima persona. Bum. Non è chiaro se il delirio sia il frutto di sessioni di lavoro negli uffici di Capcom facendo le ore piccole con l’aiuto di funghi di dubbia provenienza, ma tant’è.

 

 

 

 

I fatti raccontati in End of Zoe scorrono in parallelo alle battute finali di Resident Evil VII e cominciano quando nella palude di Dulvey.

I fatti raccontati in End of Zoe scorrono in parallelo alle battute finali di Resident Evil VII e cominciano quando nella palude di Dulvey. Ethan Winters, personaggio principale della sceneggiatura madre, decide di abbandonare come un cane in autostrada l’unico membro sano di mente della famiglia Baker, ossia Zoe, i cui genitori fino a quel momento si sono dilettati a vessare il protagonista con ogni mezzo. Entra allora in scena un volto nuovo, lo zio Joe,  cui spetta il compito di salvare la nipote e farsi strada tra gli orrori menando come un fabbro.

Da energumeno qual è il nostro infatti non dispone di armi e non ne troverà neanche mezza nel corso delle due ore necessarie per portare a termine l’avventura: non resta quindi che affidarsi agli sberloni e alla possibilità di inanellare combo con cui mettere al tappeto le creature più ostinate. Joe è uomo che non deve chiedere mai e lo si capisce anzitutto dalla dieta: il buzzurro della Louisiana non è forchetta da stellato Michelin, qui non si butta via niente, tutto fa brodo, compresi vermi, gamberi crudi, ragni, vivande fondamentali per recuperare le energie dopo una rissa con i micomorfi. Il rudimentale sistema di crafting aumenta le chance di portare a casa la pelle: combinando le crudités di cui sopra con fluidi chimici si ottiene un medikit e – allo stesso modo – lavorando rami e ferraglia è possibile fabbricare lance, buone per infilzare le creature dalla distanza.

 

 

Un gameplay così congegnato scuote le meccaniche del titolo dalle fondamenta perché dopo pochi minuti si capisce che l’unico modo per sopravvivere è – paradossalmente – correre incontro alle creature tenendo la guardia alzata e trotterellare come un pugile per schivare i colpi e contrattaccare al momento giusto. Oppure, sempre che gli spazi lo permettano, si può provare ad avvicinarsi al nemico in silenzio per colpirlo alle spalle. Gli alligatori infetti rappresentano l’eccezione alla regola: senza un giavellotto nell’inventario conviene stargli alla larga perché con un morso si finisce al Creatore.

I puristi del genere potrebbero snobbare End of Zoe, eppure questo DLC compie il miracolo di mantenere, nonostante le scazzottate,  pressoché intatto il senso di oppressione di RE7E poi ci si diverte: menare le mani rabbiosamente contro le nefandezze che ostacolano il cammino di Joe è una soddisfazione, che tocca l’apice verso la fine, dopo aver trovato un certo giocattolino. Allo stesso tempo, occorre un minimo di tattica per uscire vivi dalla palude, perché andare incontro ai micomorfi alla carlona equivale a morte certa.

Alla metà e alla fine del DLC gli sviluppatori hanno poi piazzato la bomba, ovvero due boss fight furiose, durissime, memorabili: rimarranno negli annali della saga e quando tra qualche anno ricorderemo con gli amici l’incubo di Resident Evil VII, correrà un brivido lungo la schiena pensando, tra l’altro, al vergognoso numero di volte in cui abbiamo dovuto ricaricare la partita dopo essere stati fatti a pezzi da questo (nuovo?) nemico. Un mito, una leggenda metropolitana, un po’ come il coccodrillo nelle fogne di Resident Evil 2 o il fenomeno con motosega e sacco di juta in testa di Resident Evil 4.

Purtroppo, la longevità di End of Zoe, come anticipato sopra, lascia un po’a desiderare: la modalità difficile “Joe Deve morire” e le bocche da fuoco sbloccabili dopo i titoli di coda potrebbero essere argomenti non sufficienti a giustificare una seconda partita.

 

 

Not a Hero

Qui si spara e non poco. Ritroviamo una delle superstar della serie, Chris Redfield, il quale, caricato Ethan sull’elicottero al termine della campagna principale, può finalmente dedicarsi alla vero scopo per cui è stato spedito in quell’inferno chiamato Dulvey: stanare e interrogare quel figlio di buona donna di Lucas Baker, una tizio da TSO, vera e propria zecca nel didietro, che, per buona parte di Resident Evil VII, perseguita il protagonista sottoponendolo a giochetti tra la vita e la morte, neanche fosse Saw l’Enigmista.

Ma perché poi Chris deve trovare Lucas? E che diavolo ci fa la Umbrella in Louisiana? Per quale ragione lo stemma della Corporation impresso sulla fusoliera dell’elicottero è blu non rosso come sempre? Esiste ancora una Umbrella come l’avevamo conosciuta nei precedenti capitoli? Per sciogliere i dubbi gli sviluppatori hanno farcito Not a Hero di alcune informazioni chiave, affidandole a dialoghi, ordini di servizio, brogliacci di vario genere, permettendo di ricostruire il puzzle narrativo dei fatti di villa Baker.

 

 

 

 

Scovare Lucas non sarà una passeggiata, Chris dovrà esplorare le miniere, postaccio infestato di ogni mostruosità, cercando nel frattempo di recuperare alcuni compagni di squadra di cui si sono perse le tracce.

Scovare Lucas non sarà una passeggiata, Chris dovrà esplorare le miniere, postaccio infestato di ogni mostruosità, cercando nel frattempo di recuperare alcuni compagni di squadra di cui si sono perse le tracce. A differenza di End of Zoe, qui i cambiamenti nel gameplay rispetto all’avventura madre sono minimi ma comunque apprezzabili: Chris è un professionista, Ethan un tizio qualunque che finisce invischiato una faccenda più grande di lui. Impersonando Ethan in Resident Evil VII ogni comparsa di un micomorfo è un tiro di roulette russa, non è detto che si riesca a uscirne vivi. Giocando con Redfield, peraltro equipaggiato come uno SWAT, prevale invece la sensazione di poter aver la meglio, merito anche di un sistema di combattimento che riflette il grado di addestramento dell’agente. Il quale, oltre a sferrare coltellate che fanno un male boia, può avvicinarsi alle creature e metterle KO con un destro da peso massimo.

Questo non significa che in Not a Hero potremo aprire il fuoco a volontà su qualsiasi cosa ci sbarri la strada: bisognerà comunque avanzare con un minimo di circospezione ed evitare di restare accerchiati perché, nonostante non manchino le munizioni, restarci secchi non è fantascienza. Tra l’altro, senza spoilerare nulla, ben presto saremo messi alle corde da qualche aberrazione più aberrazione delle altre, non ci sono più i micomorfi di una volta. L’avanzamento nelle caverne è poi insidiato da sessioni in cui il livello di difficoltà sale palesemente: ad esempio nelle aree in cui l’oscurità costringe a indossare il visore notturno oppure quando la presenza di spore infette nell’ambiente rende obbligatorio il filtro anti-contaminazione. E poi ci sono le – immancabili – trappole piazzate un po’ ovunque dal più sadico dei Baker, che richiedono un minimo contegno per non innescarne il meccanismo, evitando di muoversi come un elefante in un negozio di cristalli.

 

 

Insomma, anche in modalità normale portare a termine questo DLC richiede il medesimo impegno di Resident Evil VII, senza contare che, esattamente come accade in End of Zoe, gli sviluppatori hanno pensato bene di rifilarci una di quelle boss fight che finiremo per sognarcela la notte. Per allungare il brodo infine è prevista la possibilità di rigiocare l’avventura a livello hardcore e di collezionare tutte le monete, con cui sbloccare oggetti ed equipaggiamento aggiuntivo. Si tratta di elementi che, pur apprezzabili, realisticamente non alzano di un centimetro l’asticella della longevità.

In definitiva le quattro-cinque ore di gioco necessarie per completare End of Zoe e Not a Hero forniscono una scusa inattaccabile per tornare a spaventarsi nel mondo di Resident Evil VII. Si tratta di due espansioni  impegnative, claustrofobiche e opprimenti almeno quanto il gioco cui accedono e dovrebbero essere scaricate da tutti coloro che hanno amato l’ultimo episodio della saga Capcom. Cui raccomandiamo, dovendo scegliere, di non perdere soprattutto Not a Hero, meno divertente di End of Zoe, ma più denso di spunti narrativi. In questo senso aver trasformato – curiosamente – un contenuto scaricabile in un passaggio obbligato per capire la trama del gioco principale e, soprattutto, per avere un’idea di dove l’intera serie andrà a parare, è una mossa che espone Capcom a fortissime obiezioni.

Forse è per questa ragione che End of Zoe costa (salato) mentre Not a Hero è gratis: il primo si rivela un piacevole diversivo, il secondo invece paradossalmente lo avete già pagato perché è il vero finale di Resident Evil VII, oltre che l’antefatto del prossimo capitolo: in epoche diverse una porzione di gioco del genere difficilmente sarebbe stata scissa dall’avventura madre.

87
Resident Evil VII Gold Edition
Recensione di Luca Fabbri
ME GUSTA
  • Torna tutta la qualità di Resident Evil 7, uno dei migliori titoli dell'anno
  • Alcune trovate sorprendenti in termini di gameplay
  • Not a Hero sviluppa il finale del titolo principale
  • Ed è gratis
  • Gold Edition imperdibile
FAIL
  • End of Zoe si fa un po' pagare
  • Durata dei due DLC migliorabile