Hokusai, sulle orme del Maestro a Roma

Protagonista assoluto dell’Ara Pacis a Roma dal 12 Ottobre 2017 al 14 Gennaio 2018, il maestro indiscusso del mondo fluttuante Katsushika Hokusai ci regala circa 200 opere tra silografie policrome e dipinti su rotolo, messe a confronto con alcuni artisti che hanno ricevuto l’eredità del grande Maestro venendone inevitabilmente influenzati, primo tra tutti  Eisen, amico di Katsushika e altri allievi tra cui Utamasa Gessai, Shinsai Ryūryūkyō e Totoya Hokkei.

Nelle sale della mostra possiamo ammirare volumi di manga disegnati da Hokusai, vere e proprie enciclopedie del disegno, vedute dei più celebri luoghi giapponesi (meisho), bellezze femminili che furono prese come modello da artisti del calibro di Van Gogh, animali, natura e immagini di seduzione e erotismo.

 

Quando in una poesia giapponese vi è un nome di luogo celebre, questo sta al poema come il cuscino sta a noi nel sonno. Quando ci riposiamo sul cuscino facciamo sogni d’oro. quando ci riferiamo ai luoghi celebri componiamo ottime poesie.

 

Keichū nel 1692 anticipa quello che elesse Hokusai a riferimento artistico contemporaneo giapponese, tramite le serie pubblicate tra il 1830 e il 1833, Trentasei vedute del monte Fuji, Viaggio tra le cascate giapponesi e Vedute insolite di famosi ponti giapponesi di tutte le provincie.

 

 

Katsushika Hokusai (1760-1840)

Hokusai nasce a Edo, l’attuale Tokyo nel 1760, pubblica le sue prime opere con lo pseudonimo di “Shunrō“, morto il suo maestro Shunshō ne eredita l’atelier Tawaraya. In questo periodo modifica la sua firma in “Sōri“,  e cresce artisticamente con i ritratti di donne dal viso allungato e con lo studio prospettico del paesaggio.

Nel periodo Taito (1810-1819), publica i manga e nel 1829, ormai sessantenne si rinnova totalmente, rinominandosi Hokusai Iitsu (di nuovo uno).

 

 

La mostra

Il percorso proposto, ci mostra l’evoluzione artistica del maestro e l’influenza che ebbe nei sui allievi in particolare in Keisai Eisen.

Manga: i manuali per imparare.

Ai dipinti di fauna e flora vengono affiancati i sopraccitati Manga che rappresentano tutto lo studio e la ricerca finalizzata al raggiungimento della singolare creatività e precisione dell’artista, le pagine raccolte in maniera enciclopedica offrono una totale visione del mondo giapponese: paesaggi come scogliere, rocce, prati, boschi e cascate nelle più disparate situazioni atmosferiche, animali di ogni genere e umani di ogni categoria nel loro quotidiano, fino a giungere al sovrannaturale con mostri mitologici e fantasmi.

 

 

Le vedute del Monte Fuji.

Uno dei luoghi, anzi probabilmente il luogo più misterioso e conosciuto della penisola è il Monte Fuji, non a caso il più rappresentato, immutabile nella sua slanciata forma conica allungata verso il cielo e coperto in punta da una bianca spolverata di neve, importante non solo per il suo significato iconico ma anche come luogo sacro per antonomasia e quindi meta dei pellegrini scintoisti, divenne nel periodo Edo l’immagine rappresentante l’identità nazionale del Giappone.

Studiato e mostrato nella serie Trentasei vedute del Monte Fuji, pubblicate tra il 1830 e il 1831, influenzò in maniera determinate molti artisti specialmente, con le sue due opere principali “Grande Onda” e “Fuji rosso“.

 

 

Abbiamo moltissime e dettagliate informazione su Hokusai e la sua cerchia grazie alla documentazione dagli Scritti di un vecchio senza nome  del 1822, autobiografia di Keisai Eisen, figlio di un samurai e calligrafo.

Keisai nasce a Edo nel 1791, orfano a vent’anni si dedica all’ukiyoe.

 

Keisai Eisen (1791-1848)

Grazie alla perizia e alla cura per i dettagli nelle sue rappresentazioni di figure femminili, dagli accessori al trucco alle espressioni del volto, influenzò e fu fonte di ispirazione per lo stesso Van Gogh tanto che le sue immagini di cortigiana a figura intera furono copiate più volte dall’artista olandese e pubblicata sulla copertina di “Paris Illustrè. Le Japon” del 1 maggio 1886.

 

 

Le immagini femminili erano quindi studiate nei minimi dettagli e il concetto di fascino femminile veniva spesso idealizzato nella figura delle Geishe abbellite nel loro kimono da tessuti e motivi che accompagnano le loro sensuali movenze, erano il centro nevralgico dei quartieri di piacere, in particolare quello di Yoshiwara vicino a Edo.

 

Amori di natura furtiva e pericolosi.

 

Di questa raccolta fanno parte anche le immagini esplicitamente erotiche (shunga) e le  “immagini pericolose” (abunae) che esplicitavano talvolta l’elemento sessuale ma chiamate pericolose non per l’atto d’amore in sé per sé quanto per la sua natura furtiva e clandestina. Il genere, per la sua natura erotica, diventò uno dei più produttivi che permetteva agli artisti del Mondo Fluttuante di guadagnarsi da vivere e di conseguenza questo genere di illustrazioni aumentò sempre di più, venendo persino censurato dal governo; osservando le immagini si può perfettamente immaginarne il motivo.

 

 

 Sin dalle età di sei anni ho amato dipingere qualsiasi forma di cosa. All’età di cinquanta ho disegnato qualcosa di buono, ma fino a quel che ho raffigurato a settant’anni non c’è nulla degno di considerazione.

A settantatré ho un po’ intuito l’essenza della struttura della natura, uccelli, pesci, animali, insetti, alberi, erbe. A ottant’anni avrò sviluppato questa capacità ancora oltre mentre a novanta riuscirò a raggiungere il segreto della pittura.

A cento anni avrò forse veramente raggiunto la dimensione del divino. Quando ne avrò centodieci, anche solo un punto o una linea saranno dotati di vita propria. Prego quelli tra loro signori che godranno di lunga vita di controllare se quanto sostengo si rivelerà infondato.

Scrivo questo in tarda età. Usavo chiamarmi Hokusai, ma oggi mi firmo “Manji il vecchio pazzo per la pittura”.

 

Bestie sacre, simboli di buon auspicio.

Con questo pensiero il maestro ci accoglie nelle ultime stanze, mostrandoci “quasi” la fine del suo percorso e di conseguenza della nostra visita.

Il cercare ossessivamente la perfezione nella rappresentazione della natura tanto da innalzarsi a mostrare la potenza divina, incarnata in bestie possenti e vigorose come tigri, draghi o aquile, simboli benaugurali.

L’aquila ritratta con il fiore di ciliegio intangibile come l’aria, il drago definito da linee d’inchiostro che con estrema precisione delineano il confine di squame e artigli, circondato da nubi e vapore acqueo e la tigre rappresentata con il bambù resistente e forte come la terra, sono quindi i protagonisti di una delle collezioni più amate della produzione: i rotoli verticali che impegnarono Hokusai all’età di ottant’anni quando si firmava ” Manji il vecchio pazzo per la pittura”.

Questa ricercatezza ha decisamente consegnato a Hokusai un posto nell’Olimpo degli artisti del nostro tempo.

Diventa nuvola di fumo il tabacco acceso, diventa pioggia una fila di giorni di sole. Sotto le coltri e sul futon i piacevoli incontri della vita non durano a lungo.

 

Vi lascio il link per prenotare i biglietti per la mostra, che ricordate è separata rispetto alla visita dell’Ara Pacis: HOKUSAI. Sulle orme del Maestro (arapacis.it)

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