Steep ritorna a quasi un anno di distanza dall’uscita del gioco base in questa nuova Winter Games Edition comprensiva dell’espansione da poco rilasciata: Road to the Olympics. Scoprite come ci è sembrata con la nostra recensione.

C’erano una volta i titoli dedicati agli sport invernali, in particolare allo snowboard. Alpine Racer in sala giochi. Cool Boarders per PlayStation. 1080 Snowboarding per Nintendo 64 e Gamecube. SSX per Playstation 2. Amped per Xbox e Xbox 360. Serie amatissime che, oltre a vendere piuttosto bene, hanno cavalcato, al pari del contraltare ‘estivo’ rappresentato dalle simulazioni di skateboard (Tony Hawk’s Pro Skater) il cambiamento nei costumi e nella musica di fine millennio, quella voglia matta – e, col senno di poi, ingenua – di anticonformismo dal retrogusto un po’ fricchettone, di indossare felpe e maglie extralarge, braghe basse, musica a palla nelle cuffie.

Abbandonando finalmente nella gruccia la tuta da sci classicona in cui la mamma ci aveva compressi anni prima, buona per baby boomers dai capelli brizzolati, viso carbonizzato dalle lampade e pelle imbrattata di Piz Buin.

 

 

Nel 1998 lo snowboard debuttava come disciplina olimpica a Nagano. Lo sciatore d’un colpo sembrava un quadro antico e non a caso il settore avrebbe poi reagito con nuove trovate, come i carving.

Negli ultimi anni alcuni reportage giornalistici hanno documentato la fine di un’epoca. Secondo il New York Times negli Stati Uniti il declino di popolarità dello snowboard affonda le radici negli inverni meno rigidi a causa del cambiamento climatico, nel tracollo degli investimenti in sponsorizzazioni e nel declino del numero di praticanti. La recessione economica ha messo in ginocchio i trenta e quarantenni che impazzivano per la tavola, senza contare che nel frattempo sembra pure passata la moda.

Chi praticava lo snowboard agli albori – racconta il direttore di 4 Snowboard, l’unica rivista italiana specializzata sopravvissuta – oggi è diventato genitore e manca il ricambio generazionale. Adesso i giovani si danno al freeski, lo snow non fa più tendenza come una volta.

Secondo uno studio commentato recentemente sulla Stampa nel Vecchio Continente la contrazione del mercato delle tavole sia del 5% all’anno, in Italia persino di più. Dieci anni fa si vendevano 60 mila pezzi, l’inverno precedente neanche 20 mila: il 70% in meno. Oddio, non che lo sci se la passi meglio: i dati apparsi sulla Stampa ed elaborati dal consorzio delle maggiori aziende di settore indicano un dimezzamento del fatturato nell’ultimo decennio.

Morale della favola: se oggi EA annunciasse un nuovo SSX non importerebbe più un accidenti a nessuno.

Morale della favola: se oggi Electronic Arts annunciasse un nuovo SSX non importerebbe più un accidenti a nessuno (e infatti di giochi di snowboard ne esce uno ogni morte di Papa), per carità il sottoscritto lo acquisterebbe senza remore, ma sarebbe comunque un prodotto da riserva degli indiani. Complice anche il fatto che, da tempo, l’arrivo del freddo coincide con il rincoglionimento collettivo inflitto dai vari FIFA, Call of Duty, Assassins Creed, Battlefield, veri e propri busti scolpiti in onore al consumatore reazionario, l’eterno ritorno di ogni cosa, difficile spostare i riflettori verso altre produzioni.

 

 

 

 

Per queste ragioni lo scorso anno la decisione di pubblicare Steep assomigliava a un salto nel vuoto. In realtà bastano dieci minuti per rendersi conto che la portata dell’azzardo va ridimensionata: in fin dei conti è solo l’ultimo dei franchise confezionati dall’impressionante generatore automatico di open world che è Ubisoft, la quale non ha fatto altro che tirar fuori dal garage la oliatissima macchina free roaming che tutti abbiamo imparato a conoscere, grazie ai vari Far Cry, Assassins Creed, The Division, Tom Clancy’s Ghost Recon Wildlands, Watch Dogs, The Crew ecc…

La domanda semmai è: tutta questa libertà fa bene a un gioco del genere? E come si sposa in un ambiente senza confini la nuova espansione dedicata alle imminenti olimpiadi di PyeongChang?

Scopritelo con la nostra recensione: Steep: Winter Games Edition è la versione più completa esistente del gioco e comprende, oltre ai DLC finora rilasciati, anche la nuova espansione Road to the Olympics, acquistabile anche separatamente. Il gioco è disponibile a partire dal 5 dicembre 2017 per PC, PlayStation 4 e Xbox One.

 

 

Il gioco base

Conclusa l’interminabile procedura di installazione e dato retta al gracchiare della voce fuori campo che spiega il tutorial, si schiude all’orizzonte l’immensità del paesaggio montano ricostruito da Ubisoft, costellato da boschi, cime, nuvole basse, foreste, cottage in legno dai tetti spioventi, laghi ghiacciati, impianti di risalita. E poi lei, la vera regina del gioco, la  neve, riprodotta alla perfezione, neve che imbianca il Monte Bianco o il Denali in Alaska, neve dappertutto, neve a perdita d’occhio, neve in faccia e sulla tuta da sci, un brivido bianco che lascia senza fiato.

Steep è bello da far paura perché riesce a infondere una sensazione di profondità di campo, di maestosità mai raggiunta in una simulazione di sport estremi, mette addosso un freddo, una voglia di skipass e vin brulè da far dimenticare quei cinque minuti la mattina in cui si suda come bestie infilando calzamaglia e scarponi. L’impatto del titolo insomma è di quelli memorabili, complice la solidità dei modelli poligonali degli atleti e un sistema di ombre riflesse sul manto nevoso davvero inappuntabile.

 

 

I problemi cominciano invece pad alla mano. E non tanto perché il titolo patisce qualche rallentamento, che tuttavia non compromette l’esperienza di gioco, sempre in grado di trasmettere, nonostante il framerate inchiodato a 30 fps, l’impressione di scivolare a rotta di collo giù per un pendio. No, il vero problema di Steep è la sua struttura. Che si compone di quattro discipline base (snowboard, sci, parapendio e tuta alare) e altre quattro secondarie incluse nei DLC (slittino, tuta con retrorazzi, combinazione sci e parapendio e il base jumping, ossia uno sport con cui ci si lancia da torri, edifici o rocce e si atterra con un paracadute).

Tutte le attività sanno intrattenere e persino stupire per qualche ora ma dopo un po’ ci si ritrova ad andar giù solo con gli sci, lo snowboard o, al limite, lo slittino. Ok, ma quindi che si fa con tutto questo ben di Dio? Lo annuncia, con inspiegabile autocompiacimento, la prima schermata del gioco: “Affronta le sfide e i racconti della montagna, sali di livello e sblocca tantissimi contenuti fantastici”. 

 

 

Steep è dunque un titolo sportivo con una bizzarra componente ruolistica, un curioso ibrido incentrato sull’avanzamento di livello. Che però non serve a potenziare l’atleta ma solo a scoprire nuovi percorsi da battere e stipare la cantina di cianfrusaglie quali maschere, caschi, berrette, tute, guanti, tavole ecc. I punti esperienza si guadagnano, ad esempio, scendendo lungo la cresta dei monti, evitando all’ultimo secondo rocce o alberi, eseguendo acrobazie. Oppure affrontando le sfide, talora persino troppo difficili: non sempre basta tagliare il traguardo per primi, alle volte occorre raggiungere un determinato punteggio a furia di trick, altre volte è necessario non perdere il filotto di checkpoint. Tutto qui.

La scelta rafforza il senso di inutilità del tempo trascorso a vagabondare in uno sterminato quanto vuoto parco giochi a tema invernale.

Certo, comprendiamo la smania di fare i bomber sulle piste dopo aver sbloccato lo zainetto fluo della North Face, ma non possiamo condividere la decisione di privare il titolo di un qualsiasi sistema di progressione dell’atleta, le cui caratteristiche non salgono di una virgola dall’inizio alla fine. La scelta rafforza il senso di inutilità del tempo trascorso a vagabondare in uno sterminato quanto vuoto parco giochi a tema invernale, col risultato che la stanchezza comincia a farsi sentire dopo pochissime ore. A meno che, beninteso, non si appartenga a quella legione di giocatori che trovano la propria dimensione unicamente nel multiplayer in rete: in questo caso Steep sta all’inverno come il cacio sui maccheroni, perché è possibile affrontare le sfide, tra l’altro, in co-op. L’online è imprescindibile al punto che il gioco non ne vuol sapere di avviarsi se non si dispone di una connessione sempre attiva che consenta il login all’account Ubisoft.

 

 

 

 

Di carne al fuoco Ubisoft ne ha messa fin troppa e infatti dal punto di vista dei contenuti Steep straccia tutti i predecessori, anche quelli più illustri, i quali a conti fatti offrivano molto meno. Eppure divertivano di più, perché avevano un sistema di controllo più immediato e una fisica meno contraddittoria. Rispetto, ad esempio, a un SSX dove si cazzeggiava impunemente come circensi della montagna, qui la lancetta è più spostata sul realismo simulativo.

Sennonché non si comprende per quale ragione il nostro avatar riesca a rimanere in piedi dopo voli di cinquanta metri, mentre alla prima roccia toccata o al primo albero sfiorato finisca a rotolare giù per la vallata. Per non parlare delle situazioni in cui si resta come incastrati in alberi o rocce, bug onestamente difficili da digerire in una produzione di questo livello.

 

 

Il sollievo viene premendo il triangolo, cui segue – che Dio ti benedica, Ubisoft – il riavvio immediato della sfida dall’esatto punto di partenza senza dover sopportare alcun caricamento. Sennonché al cinquantesimo restart le meccaniche trial and error mettono a dura prova la pazienza anche di un santo. Solo discreto poi il comparto audio: gli sport estremi (e i videogiochi ad essi dedicati) ben si presterebbero a ritmiche d’assalto, eppure eccezion fatta per qualche brano – The Cinematic Orchestra, Bomfunk MCs, Victorian Halls – la colonna sonora passa per lo più inosservata.

Bocciati senza appello infine i menù di gioco: tanto eleganti quanto poco chiari nell’indicare la sconvolgente mole di cose da vedere e fare. Lo smarrimento è assicurato: tanto per dirne una la modalità campagna delle olimpiadi coreane non si avvia dalle montagne coreane ma dalle Alpi. Bah.

 

Road to the Olympics

Questo corposo contenuto scaricabile è un po’ una pecora nera. A differenza del resto dell’offerta di Steep, dove si passa il tempo per lo più bighellonando a casaccio godendosi il panorama, le cime asiatiche portano in dote un’esperienza più lineare e circoscritta, quella delle Olimpiadi di PyeongChang.

Road to the Olympics è la dimostrazione di come Ubisoft abbia avuto l’umiltà di ascoltare le critiche mosse da chi cercava motivazioni per scendere in pista. Il DLC olimpico offre infatti un’appagante modalità storia in cui si veste i panni di una nullità che aspira a diventare campione di snowboard destreggiandosi nelle specializzazioni freestyle, half pipe e Big Air. La preparazione ai giochi prevede divertenti sessioni di allenamento sparpagliate lungo un po’ tutti gli scenari del gioco e poggia su una trama raccontata sotto forma di documentario, con tanto di interviste ad alcuni fuoriclasse – come Bode Miller, Lindsey Vonn, Sage Kotsenburg, Tony Ramoin – i quali, mano a mano che la carriera del nostro avatar progredisce, ci forniscono lumi su quanto sia dura l’avventura per coloro che si ficcano in testa l’idea di salire sul podio.

Bisogna riconoscere che la campagna funziona sorprendentemente a dovere perché il canovaccio si regge in piedi, riuscendo – era ora – a rendere Steep un titolo in grado di rapire l’attenzione. La storia narrata in Road to the Olympics – cui si perdonerà qualche sciatteria, come la telecronaca ridotta a un campionario di cinque frasi – immedesima nel mondo degli atleti professionisti, fatto di rinunce, dedizione, sangue da sputare, fino alla fine, fino all’inno nazionale suonato durante la premiazione.

 

 

 

 

Per il resto troviamo sei competizioni, alcune con lo snow (come lo snowboard cross e il gigante parallelo), altre sugli sci (come lo slalom speciale o gigante), comunque suddivise in manche e, ancora una volta, il provvidenziale riavvio col tasto triangolo evita crisi di nervi. Il livello di divertimento sale in particolare nelle competizioni, come la discesa libera, in cui la velocità sfiora la precognizione.

La vera piaga di questo DLC è il penoso sistema di attribuzione dei punteggi.

La vera piaga di questo DLC è il penoso sistema di attribuzione dei punteggi: la medaglia si vince non tanto facendo in concreto meglio del prossimo, bensì superando un ammontare predeterminato di punti indicato dal tabellone all’inizio di ogni manche. Le sorti di ogni torneo sono quindi già scritte in partenza, con tanti saluti all’adrenalina e all’imprevedibilità delle competizioni olimpiche.

 

 

Inutile negare poi che Road to the Olympics si trascina dietro tutti i problemi della fisica del gioco principale e quindi, ad esempio, inforcando una porta nella discesa libera non c’è speranza che quest’ultima si accartocci a terra, cosa che invece capiterà a voi. Allo stesso tempo, terminata la modalità storia, l’appeal del DLC crolla vistosamente e, per quanto l’atmosfera delle cime giapponesi inviti all’esplorazione, la noia non tarderà a farsi sentire.

In conclusione Steep è una manna dal cielo per gli amanti della montagna e degli sport invernali. La casa francese è riuscita nell’impresa di confezionare un prodotto unico nel suo genere che – contro ogni aspettativa – offre il meglio di sé nelle oniriche discese in contemplazione del paesaggio innevato immerso nel silenzio. Un’esperienza capace di lasciare davvero a bocca aperta chiunque. Peccato però che, proprio come nella vita, anche in una simulazione non si va tanto lontano senza uno scopo: la ripetitività di fondo, aggravata dalle troppe incertezze del sistema di collisioni, affonda il giudizio su un titolo che, con un pizzico di lavoro in più, poteva diventare caposaldo di un genere ormai dimenticato.

Ubisoft segna però un importantissimo goal nei minuti di recupero con questo DLC dedicato alle prossime Olimpiadi invernali: nonostante qualche scivolone, Road to the Olympics offre una modalità campagna che punta tutto sull’emotività, riuscendo a tenere inchiodati davanti allo schermo fino a quando, dai e ridai, non si riesce a portare a casa quel maledetto oro.

É solo l’ultimo dei paradossi di Steep Winter Games Edition: aver incluso un contenuto scaricabile che, quantomeno per coinvolgimento, supera di diverse lunghezze il gioco base.
77
Steep Winter Games Edition
Recensione di Luca Fabbri
ME GUSTA
  • Suggestivo, toccante e spaventosamente bello da vedere
  • La campagna del DLC olimpico merita davvero di essere giocata
  • Tante discipline da giocare e quindi tantissime cose da fare
FAIL
  • Ma è davvero divertente tutta questa varietà?
  • Fisica da rivedere
  • L'assenza di un sistema di abilità è inspiegabile
  • Finita la campagna di Road to the Olympics ci si annoia in fretta