È arrivato ancora una volta quel periodo dell’anno in cui esce un nuovo film di Star Wars: dopo l’acquisizione da parte di Disney siamo ormai abituati a vederne uno nuovo ogni anno e questo in particolare è il secondo capitolo della nuova trilogia aperta con Il Risveglio della Forza: stiamo parlando de Gli Ultimi Jedi e questa è la nostra ormai tradizionale Mega Ultra Multi Recensione dove troverete le opinioni dei nostri redattori e di tanti ospiti dai principali siti italiani.

Non preoccupatevi: non ci sono spoiler nella nostra multi review.

 

Non è facile recensire un film della grande Saga. Del più grande franchise cinematografico esistente, un incredibile quanto unico connubio tra fanbase sfegatata ed esigenze da blockbuster. Non è facile per niente e quest’anno lo è ancora meno: come vedremo le opinioni sono davvero molto variegate e questo riflette molto bene questo film. Un film che dividerà il pubblico come mai prima e che farà discutere davvero moltissimo online, fan e non fan della Saga.

Ho avuto la fortuna di vedere questo film in anteprima e sono uscito davvero frastornato dall’esperienza.

Detto in parole semplici Gli Ultimi Jedi è, quasi sempre, l’esatto opposto di quello che vi stavate aspettando.

Come già ripetuto tante volte i giorni scorsi, questo è il film che non volete vi sia spoilerato in alcun modo: sono presenti numerosi colpi di scena e scelte che assolutamente non vi aspettereste da un film di Star Wars.

Questo è il film che non volete vi sia spoilerato in alcun modo.

Rian Johnson riesce a stravolgere anche le fondamenta di una Saga che credevamo intoccabile e lo fa con una nonchalance a dir poco sfrontata. Questo lato del film devo dire mi ha sorpreso, come sorprenderà voi e lo posso apprezzare in linea generale, ma non all’interno di una saga di nove film che sta per concludersi. Rian avrebbe dovuto farsi i cazzi suoi in un film fuori dalla saga degli Skywalker, non nell’ottavo capitolo di nove.

 

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Posted by Antonio Moro on Tuesday, December 12, 2017

 

Ma il mio personale problema con Gli Ultimi Jedi è un altro ed è bello grosso purtroppo.

Continuo a vedere in ogni blockbuster quello che sembra un “effetto Avengers”: la ricerca, spesso forzata, della risatina. E la risatina, vedete, è infida.

La risatina piace al grande pubblico, perché è una espressione dei propri sentimenti che rimane nei ricordi anche a film finito. Come la sorpresa, o la paura. La risatina è facile e spesso banale, ma comunque generalmente funziona. Se usata con parsimonia può comparire in ogni genere di film e lasciare il segno efficacemente.

Il problema è quando di risatine ne metti troppe e Gli Ultimi Jedi è stato evidentemente farcito a forza di risatine. E questo non va bene. Non per me almeno.

Star Wars ha storicamente usato bene la risatina, affidandola a certi particolari momenti e solo ad alcuni personaggi della Saga, accertandosi accuratamente di lasciarla fuori dai momenti più importanti e lontana da alcuni personaggi che, con la risatina, ben poco avevano a che fare.

Gli Ultimi Jedi invece fa l’errore, per me molto grave, di prendere un bel sacchetto grande di risatine e di spargerle completamente a caso per tutto il film e addosso a qualunque personaggio capiti a tiro. Non so se è colpa di Avengers, di un qualche produttore Disney che si è imposto o una scelta ben precisa, ma una cosa la so: è una scelta sbagliata.

Una scelta sbagliata più che mai in questo film che è un film di Star Wars, molto lungo e pieno di eventi anche molto significativi ed importanti per tutta la grande Saga: mentre si tenta di costruire una vera e propria nuova epica su di un universo così complesso trovo davvero insopportabile che si voglia ad ogni costo inserire la situazione paradossale o la battuta forzata per strappare, appunto, quella risatina benedetta.

Gradirei una fan cut in cui vengano tolte tutte, o quasi, queste scenette. Il film sarebbe di molto più godibile. Di errori ce ne sono altri, intendiamoci, così come di cose che non mi sono dispiaciute. Gli Ultimi Jedi è veramente farcito di situazioni e, non ho alcun dubbio, farà parlare di sé tantissimo nei mesi a venire. Il mio primo commento a caldo? “pane per hater”.

 

Antonio Moro
leganerd.com

 

 

 

 

 

 

Gli Ultimi Jedi non è mai riuscito a convincermi appieno se non per qualche sporadico momento.

Le premesse non servono se non per dire che per un fan di Star Wars la prima impressione non conta. Il mio problema, però, è che nonostante ami questa saga alla follia, Gli Ultimi Jedi non è mai riuscito a convincermi appieno se non per qualche sporadico momento.

Ci sono abituato vero, ma ammetto che continuo a sognare una prima visione meravigliosamente esplosiva, fatta di urla, lacrime e lightsaber brandite a mezz’aria ma, ahimè anche stavolta non è arrivata, non solo, la consueta voglia di tornare in quella galassia non c’è proprio.

Non ho visto nulla per cui valga la pena rimanere seduto per una seconda visione.

Con Il Risveglio della Forza ero frastornato e confuso, ma avevo necessità di rivedere alcune scene memorabili che mi avevano fatto saltare sulla poltrona, il dog fight con il Falcon tra i relitti dei Destroyer oppure il triello finale nel bosco innevato tra Finn, Rey e Kylo ma qui, nulla di pervenuto, solo voglia di urlare la mia frustrazione al mondo, strappando a forza il certificato di matrimonio tra me e Star Wars gridando “tra noi è finita!” lasciandomi la porta sbattuta alle spalle.

È Star Wars che ha preso le distanze da me sancendo una volta per tutte che questo nuovo dozzinale cinema non è più per il sottoscritto.

Poi dopo quattro ore di sonno ho capito che non sono io a voler prendere le distanze, ma è Star Wars che ha preso le distanze da me sancendo una volta per tutte che questo nuovo dozzinale cinema non è più per il sottoscritto.

Luke dice che i Jedi sono estinti ed è terribilmente vero, è un incredibile e realistica metafora del passaggio di testimone tra i vecchi e i nuovi adepti mediatici della forza. Finita la poetica, rimane il fatto che ci si accontenta di poco, troppo poco, registi di seconda categoria con in mano proprietà intellettuali come questa che non le rendono giustizia, ed io, che ho amato Looper e ponevo immani speranze in lui, non ho visto nulla, ma nulla di perdonabile a Rian Johnson che no, non credo abbia fatto un buon lavoro, purtroppo per me, perché lui ha in mano il futuro della saga.

Un fan di 43 anni come me cosa voleva? Quel cazzo di biscotto che mi hanno tenuto davanti alla faccia per tutto il tempo e che alla fine hanno buttato a terra calpestandolo fissandomi negli occhi sussurandomi: Lo volevi? Stocazzo!

Non credo di chiedere tanto, sono ancora convinto che esista un modo di fare film che piaccia al bimbo di 13 anni e faccia impazzire quello di 60, ma forse mi sbaglio.

Per me e per la mia prima impressione, per cui non definitiva, Gli Ultimi Jedi è un grande cocente no.

 

Roby Rani
leganerd.com

 

 

 

 

 

 

C’è stato un momento in Star Wars: Gli Ultimi Jedi in cui ho dimenticato come si respira.

Credo che se un film, a prescindere dai pregi e difetti, riesce a far arrivare a tanto uno spettatore, ha assolutamente compiuto la sua missione.

Rian Johnson ha fatto, per dovere e non solo, ciò che J.J. Abrams non ha fatto: un salto.

Mentre ad Abrams è toccato riaccendere la fiamma per i fan e dare una nuova speranza a chi si avvicinava per la prima volta a Star War, ricalcando ciò che George Lucas aveva fatto nel 1977 con Star Wars: Una Nuova Speranza, Rian Johnson ha dovuto recidere il cordone ombelicale.

Si, fa male. Si, molti fan non lo accetteranno mai. Si, era necessario. Il coraggio di dare tutto nelle mani delle nuove leve, di riformare un nuovo Impero, una nuova generazione di Jedi, di Ribelli. Esattamente come la vita tutto si evolve e tutto prende una forma. Le generazioni si alternano e cambiano, così come nella vita reale anche in una saga, soprattutto come in un saga che rispecchia il suo tempo come ha sempre fatto Star Wars.

In Star Wars: Gli Ultimi Jedi si sente la Forza. È una Forza diversa, ma è la Forza di questi nuovi protagonisti che rispecchiano perfettamente la generazione di adesso, affamata e frustrata al tempo stesso, speranzosa ma alla continua ricerca della propria identità, del proprio posto nel mondo.

Una prima parte troppo troppo didascalica, infarcita dal tipico buonismo Disnenyano e troppe battutine e faccine tipiche della “terribile” ondata Marvel, ed una seconda parte incalzante, dove le svolte sono la parte fondamentale del racconto, dove il coraggio della regia di Johnson si fa sentire, lasciando che il film prenda la sua forma.

Tutto ciò che immaginavo potesse accadere non accade, ma molte sono le sorprese che permettono ai personaggi di ridimensionarsi, di arrivare a compiere il proprio destino e cammino.

C’è l’emozione, c’è l’empatia, c’è l’avventura. Ma c’è anche il tradimento. Ci sono ancora troppe domande rimaste irrisolte, ma del resto questo è un capitolo mediano. In un modo tutto suo Star Wars: Gli Ultimi Jedi sa come funzionare, sia narrativo che visivo, superando di molto Episodio VII.

È assai probabile che non tutti capiranno, ma purtroppo anche questo fa parte del gioco.

 

Gabriella Giliberti
leganerd.com

 

 

 

 

 

 

Due anni. Tanti ne sono trascorsi dall’uscita de Il Risveglio della Forza, film che è stato ampiamente rifiutato da una fetta piuttosto ampia di fan di Star Wars. Ora che Gli Ultimi Jedi è nelle sale la domanda che molti si fanno è: sarà migliore del suo predecessore?

La risposta, almeno per me, è sì. Decisamente sì.

Il testimone è passato dal buon J.J. Abrams a Ryan Johnson, già regista del discreto Looper, qui anche autore della sceneggiatura. Johnson ha fatto qualcosa di diverso, qualcosa che Abrams aveva accuratamente evitato di fare: ha intriso il suo film di spontaneità.

Per quanto Il Risveglio della Forza mi fosse piaciuto, e pure parecchio, bisogna ammettere che cercava in ogni modo di smuovere qualcosa nei fan di vecchia data, citando, ricalcando alcuni dei momenti più celebri della saga, in maniera calcolata e oculata.

Gli Ultimi Jedi è intriso di amore per i film precedenti, ma riesce ad avere una propria identità, senza bisogno di fan service evidente.

Gli Ultimi Jedi, invece, è intriso di amore per i film precedenti, ma riesce ad avere una propria identità, senza bisogno di fan service evidente, puntando piuttosto su una storia improntata verso momenti action continui e mozzafiato che concernono – guarda un po’ – le battaglie stellari, quelle che tanto aveva a cuore Gareth Edwards in Rogue One e che si rifanno ai primi film della saga.

Solo, ci ha messo del suo, facendo evolvere il tutto nella messa in scena. Registicamente continuo a preferire lo stile più Spielbergiano di Abrams, ma anche Johnson se l’è cavata, valorizzando le scene riferite ai combattimenti, facendosi notare per la notevole messa in scena.

Forse il difetto più grande di questa pellicola è l’eccessiva durata, che si fa sentire soprattutto nella parte finale e che poteva tranquillamente essere corretta senza bisogno di eliminare momenti fondamentali, a cui si aggiunge anche lo sviluppo poco convincente di Finn, il quale sembra essere stato inserito giusto perché bisognava dargli qualcosa da fare.

A parte questo, Gli Ultimi Jedi è senza ombra di dubbio un ottimo film d’intrattenimento, che risponde a buona parte degli interrogativi lasciati in sospeso e che riesce nel difficile compito di proseguire uno degli universi più amati di sempre in maniera credibile.

E grazie a dio i Porg non sono degli Ewok 2.0, ma vengo utilizzati in maniera cauta, risultando addirittura simpatici. Se vi state chiedendo, infine, come siano stati sfruttati Luke, Rey e Kylo Ren, posso solo dire: guardate il film e che la forza sia con voi!

 

Mattia Ferrari
leganerd.com

 

 

 

 

 

 

A distanza di due anni da Il Risveglio della Forza, che ci aveva riportato in quella Galassia lontana lontana tanto amata, finalmente si ritorna nel vasto spazio in cui ci sentiamo a casa. E nulla sarà come ci possa immaginare. Le parole pronunciate da Luke Skywalker ne trailer sono profetiche. Il film di Rian Johnson riesce a sorprendere e spiazzare.

Le due ore e mezza di film non sono avare di sorprese e colpi di scena inaspettati.

Quando si è convinti di sapere cosa accadrà e dove la storia stia andando il film vira bruscamente per portarci in luoghi sconosciuti ed esplorati.

È innegabile che Gli Ultimi Jedi strizzi gli occhi – e non poco – a L’Impero Colpisce Ancora e a Il Ritorno dello Jedi, ma sono rimandi a qualcosa di già noto solo per far sentire gli spettatori a casa e che fungono da specchietto delle allodole, perché come già detto quando meno ce lo si aspetti cambia completamente direzione spiazzando e lasciando a bocca aperta.

Un film sicuramente più maturo e profondo del precedente, con una buon caratterizzazione dei personaggi principali e new entry convincenti.

Un film sicuramente più maturo e profondo del precedente, con una buon caratterizzazione dei personaggi principali, con new entry convincenti e in cui finalmente avremo le risposte a cui attendiamo risposte da ben due anni.

Certamente non perfetto, in alcuni punti il naso si storce e non poco: ci sono troppo faccette, animali pucciosi e gag; così come non va l’essere didascalico e dove il perbenismo è fin troppo ingombrante, ma che nonostante tutto riesce ad emozionare e a coinvolgere.

Gli Ultimi Jedi è un film visivamente imponente, dove si ritrovano quegli elementi che hanno fatto divenire Star Wars una pietra miliare della fantascienza, dal futuro usato alle battaglie spaziali fino ad arrivare ai duelli con le spade laser. Un film in cui si ritrovano i tratti tipici delle saghe eroiche e delle tragedie shakespeariane, dove la speranza sembra più flebile che mai, ma difficile da abbattere. Una pellicola in cui la forza scorre potente, una forza figlia dei tempi odierni, che si appoggi con riverenza alla trilogia classica ma con l’intento di dare vita a qualcosa di nuovo e spiazzante.

Gli Ultimi Jedi continua il passaggio di consegne iniziato nel 2015, perché in fondo è giusto che le vecchie generazioni – di Jedi e non solo – lascino il posto alle nuove, per cui la trilogia è principalmente pensata. Perché in fondo ammettiamolo, qualunque nuovo film della saga non sarà minimamente paragonabile alla trilogia originale. Nonostante i non pochi difetti il film riesce a divertire ed intrattenere, portando lo spettatore nel pieno di una guerra per la galassia avvincente ed epica.

Da vedere.

 

Emanuele Bianchi
leganerd.com

 

 

 

 

 

 

Rian Johnson, maledetto bastardo.

La prima volta che sentii nominare questo nome fu nel 2013, quando vidi Looper al cinema e mi innamorai. Sì, sono un appassionato di fantascienza, sono cresciuto a Star Wars e Alien e Ritorno al Futuro, i viaggi nel tempo non sono roba nuova, ma Looper mi affascinò smisuratamente. E quando vieni affascinato, vai su Wikipedia per saperne di più. E leggo questo nome, mai sentito.

Rian Johnson, maledetto sconosciuto.

Scopro di non aver mai visto un suo film. L’anno dopo, nel 2013, AMC manda in onda la puntata più bella della storia della televisione, e non a detta mia, ma a detta di quelli che ne sanno. Parlo di Ozymandias, terzultima di Breaking Bad. Faccio 2+2 e dico: “Cazzo, questo è un drago, è lo stesso di Looper, ‘sto ragazzo ha un futuro.” E forse anche la Disney lo nota.

Rian Johnson, maledetto fenomeno.

Siamo al 2017, vado alla Star Wars Celebration di Orlando e Gli Ultimi Jedi viene presentato al mondo come si deve. Ci fanno vedere il trailer. E lo annuncia lui, Rian. E lo annuncia come potrei farlo io, o il ragazzino pazzo sfegatato per Star Wars. O George Lucas. Lo annuncia con l’energia di chi fa questo con l’amore e il rispetto per il miglior prodotto di intrattenimento mai creato. Pubblico in visibilio. “Lo volete rivedere di nuovo?” chiede il maledetto urlando. Ovvio.

E allora sono felice perché penso che Episodio VIII è in buone mani. Il Risveglio della Forza mi piacque alla terza visione. Oggi lo adoro. Ma quando sono entrato in sala per vedere Gli Ultimi Jedi, ero spaventato come un bambino il primo giorno di scuola ma sicuro che non sarei stato deluso.

Rian, maledetto fanboy.

Inizia il film, Kylo, i bombardieri, X-Wing, combattimenti, Rey, la spada, Luke, Leia, l’unica vera Principessa, l’isola, ancora combattimenti, la FORZA, tanta FORZA, i pretoriani, BB-8, Finn, Poe, Snoke e ancora Kylo e Rey e Luke e Rian.

Rian, maledetto regista con le contropalle.

Esco dalla sala tramortito, quello che ho visto non era prevedibile. Tutto quello che pensate, via, cancellatelo immediatamente, non è così! Tutto è cambiato per sempre, nulla sarà più come prima.

Sono un fan di Star Wars, non mi sento tradito, ma mi sento ravvivato, riempito di una nuova energia e di una nuova inerzia. Star Wars non sarà più la stessa cosa.

E io sono contento così.

Rian Johnson, maledetto bastardo.

 

Federico Sciortino
screenweek.it

 

 

 

 

 

 

Avevo paura di sedermi in poltrona; paura dettata dal pensiero di trovare uno Star Wars che non fosse più in grado di parlarmi dritto al cuore. Il Risveglio della Forza ci era andato vicino, lo ricordo bene, ma alla fine l’ho sentito comunque mio, nonostante quel sapore amaro in bocca che mi portai dietro per qualche giorno.

Gli Ultimi Jedi è più coraggioso: Rian Johnson gioca con la mitologia di Star Wars, modellandola a suo piacimento e proiettando la saga verso il futuro.

Gli Ultimi Jedi invece è più coraggioso: Rian Johnson gioca con la mitologia di Star Wars, modellandola a suo piacimento e proiettando la saga verso il futuro che, però, tradisce il cuore dei fan storici. I personaggi cardine della Galassia Lontana Lontana vengono infarciti di un’ironia che non gli appartiene, o addirittura messi in situazioni che mai ci saremmo sognati di vedere.

La storia scorre veloce (anche troppo, visto la posta in gioco) nonostante il minutaggio, ma è penalizzata da uno script impreciso e talvolta poco credibile, che rende la parte centrale della pellicola quasi paradossale se vista con gli occhi di uno spettatore attento.

Il film, nonostante le doverose premesse, è un blockbuster ambizioso e riuscito, soprattutto dal punto di vista visivo, sostenuto da un tono epico e da sequenze dal grande trasporto emotivo che lasceranno in qualche modo il segno.

Il focus però è un altro:

Star Wars abbandona definitivamente il vecchio per abbracciare il nuovo.

Non tutti saranno contenti, ma il mercato del grande cinema d’intrattenimento contemporaneo segue ormai regole impossibili da ignorare.

Gli adepti di Guerre Stellari ne pagheranno le conseguenze, mentre le nuove generazioni abbracceranno un prodotto indubbiamente capace di soddisfarli e appassionarli.

 

Yuri Polverino
spaziogames.it

 

 

 

 

 

 

Tanto atteso, finalmente arrivato. Chi avrebbe mai detto che Gli ultimi Jedi​ mi avrebbe conquistata? Di certo non io! Sarà che sono sentimentalista e rido con poco, ma questo film è una vera goduria cinematografica.

Ottavo titolo della lunga saga e forse il più particolare, “​Star Wars – Gli ultimi Jedi”​ ha in sé qualcosa di detto e non detto, sicuramente un alone di nostalgia che riguarda la Principessa Leia (Carrie Fisher) che… vedremo o non rivedremo nel prossimo film?!

Intanto, la forza è con questo ottavo capitolo. C’è la forza degli Jedi, quella della ribellione, quella delle “giovani leve” e quella, in particolar modo, di una scrittura vivace che sa sorprendere, non tradire il passato e fare rivivere inaspettatamente emozioni ancora vibranti nella galassia.

Era quindi necessaria questa terza trilogia? Al momento sembrerebbe di si. Certo, non facciamoci false illusioni, il passato non torna e la forza è destinata solo a fare spazio ai nuovi allievi, ma le carte in tavola sono tante e le sorprese sempre dietro l’angolo.

Una volta visto questo film cresce inevitabilmente l’attesa e la suspense verso lo spin off della saga che arriverà in sala nel 2018 e dedicherà un primo sguardo al caro Ian Solo (“Solo: A Star Wars Story”​) molto citato in queste circa due ore e mezza di visione.

Cosa possiamo imparare da Gli ultimi Jedi​? Che il male e il bene esistono, coesistono e continueranno a farsi la guerra; che ride bene chi ride ultimo, ma ultimo in fondo non lo sarà mai; e che c’è sempre una speranza e una possibilità per redimersi.

Questo è forse, anche, il film della saga che farà storcere il naso ai “vecchi” fan ma che ne avvicinerà dei nuovi, acerbi o ignari di quello che succedeva nella galassia qualche tempo fa.

Forse la Disney ha previsto vero un passaggio di testimone?

 

Margherita Bordino
artribune.com

 

 

 

 

 

 

“Papà, a chi potrebbe non piacere un film del genere?”

All’uscita della sala mio figlio Leonardo, otto anni ancora da compiere, mi ha detto “Papà, a chi potrebbe non piacere un film del genere?”. Si tratta del commento più semplice possibile, ma forse anche il più onesto e giusto che si possa fare ad un film come Gli Ultimi Jedi.

Perché chiunque di noi cresciuti a pane e Forza sarebbe impazzito per un film del genere 30 anni fa. E invece paradossalmente il nemico peggiore per questa nuova trilogia sono proprio i vecchi fan e le troppe aspettative, quel voler avere a tutti i costi le risposte che ci aspettiamo, le conferme alle teorie che per anni abbiamo avanzato, quel cercare nel nuovo esattamente quello che ci ha appassionato ed entusiasmato per decenni.

Il film di Rian Johnson è invece uno Star Wars nuovo, per certi versi inaspettato e sorprendente. È un film coraggioso ed importante per il (lungo) futuro della saga.

È anche un film che sbaglia spesso, ma proprio perché si prende dei rischi, prende strade diverse da quelle che erano attese e facilmente prevedibili.

È però anche Star Wars al 100%, perché mantiene quella capacità di stupire ed emozionare che l’ha resa la saga cinematografica per eccellenza e che ha trasformato un semplice film in un fenomeno culturale (e commerciale, ovvio) senza precedenti.

Il tempo degli Jedi è finito? Assolutamente no, ma è finito il tempo del Supremo Leader George Lucas che era comunque presente nel Risveglio della Forza attraverso i troppi “omaggi”.

Qui siamo dalle parti di una vera e propria rivoluzione, anzi ribellione, e per quella galassia lontana lontana si prefigura una nuova entusiasmante guerra con nuovi protagonisti. A chi non piacerebbe una promessa del genere?

 

Luca Liguori
movieplayer.it

 

 

 

 

 

 

 

Gli ultimi Jedi non è un film, è bene dirlo subito. No e non è neppure un franchise, una specie di “gallina dalle uova d’oro” o, addirittura, un covo “di spiriti antireligiosi e profondamente immorali” come in qualche sito oltranzista e super inteligralista cattolica si è letto negli ultimi anni.

La saga di Star Wars è diventato la cosa più vicina possibile ad un “cantare epico” che i nostri giorni liquidi e contemporanei possano produrre.

Questo nuovo episodio, bellissimo, super sciccoso e sbrilliccicoso, con un’estetica ed ancor di più una splendida etica “mista” che dona profondità e vissuto al racconto, mette la parola fine ad ogni possibile discussione: al pari di altre opere dell’umanità, la saga di Star Wars è diventato la cosa più vicina possibile ad un “cantare epico” che i nostri giorni liquidi e contemporanei possano produrre.

Già perché personaggi, situazioni, ambientazioni e citazioni cari ai fan di vecchia e nuova data (e che in questo film, finalmente, si ritroveranno felici e festanti a braccetto) sono ormai diventati patrimonio mondiali e Gli ultimi Jedi corona questo ragionamento.

Un’opera d’arte totale l’avrebbe definita quel simpaticone di Wagner (ma siamo sicuri che un suo emulo di questi anni, ovvero Hideo Kojima, non la pensi troppo diversamente) che dona all’universo meta-filmico di Star Wars un gradiente di realtà, concretezza e autorevolezza molto vicino al grado zero, ovvero alla “realtà più reale del vero”.

Senza abusare della computer grafica (ma ci rendiamo conto guardando indietro ad un solo decennio fa, tutti quanti noi eravamo in brodo di giuggiole per qualsiasi, e dico qualsiasi, inserto di computer grafica, anche e soprattuto se tamarra) SWTJ si tiene snello e affilato, con la grandiosità e il livello di epicità che gli compete in determinate scene, per poi prendersi un po’ di tempo, tirare il fiato e fare parlare le musiche, i personaggi e le ambientazioni in altro.

Quella galassia lontana lontana non è mai stato tanto vicina a noi, così prossima che quasi quasi la possiamo toccare. Eppure no, no, neppure questa volta lo faremo: perché abbiamo capito troppo bene che la magia che dal 1977 ci tiene incollati agli schermi è proprio questa: “Guardare e non toccare, perché la più bella delle realtà possibili è quella che non esiste”.

Ovviamente corredate delle sue brave spade laser, sennò che gusto c’è?!

 

Mattia Nesto
dailybest.it

 

 

 

 

 

 

Con Gli Ultimi Jedi, Rian Johnson lancia un messaggio ben preciso e lo fa in maniera chiara e didascalica. Oggi come allora, Star Wars è una saga che parla anzitutto alle nuove generazioni, a quei bambini che guardano le stelle e sognano le avventure di Luke Skywalker e dei cavalieri Jedi.

È per parlare a un pubblico più giovane che un immaginario ha bisogno di rinnovarsi nell’aspetto e nel linguaggio, di dissacrare i suoi simulacri e salutare il vecchio per accogliere il nuovo.

Gli Ultimi Jedi fa proprio questo: parte da pilastri, idee, immagini (e addirittura frammenti di dialogo) che ricordano l’Impero colpisce ancora e Il Ritorno dello Jedi, per poi prendere una brusca sterzata e cambiare le carte in tavola. Che piaccia o meno, il film è un dirompente passaggio di testimone verso una nuova generazione di eroi.

È un’opera imperfetta, con alcuni cali di tensione, qualche gag poco riuscita e un paio di clamorosi scivoloni di stile. Allo stesso tempo, è una pellicola emozionante, che diverte e fa venire la pelle d’oca, ricca di sequenze spettacolari e strabordante di colpi di scena (a proposito, occhio agli spoiler!).

È forse il capitolo di Star Wars visivamente più impressionante, senza dubbio quello più ricco e denso di eventi. Gli Ultimi Jedi è un film che ha il coraggio di tracciare una linea nella sabbia tra i suoi fan, a costo di risultare sacrilego agli occhi dei suoi adepti più storici. E sapete una cosa? Va bene così.

Oggi Star Wars parla un linguaggio diverso. Accettiamo quel linguaggio, oppure prepariamoci a scendere dal (nuovo) Millennium Falcon. Star Wars è morto, lunga vita a Star Wars!

 

Vincenzo Lettera
multiplayer.it

 

 

 

 

 

 

Quando Luke dice che le cose non andranno come ci aspettiamo ha dannatamente ragione.

Gli Ultimi Jedi è un film iconoclasta nel suo voler andare contro teorie, complotti ed elucubrazioni dei fan.

Sorprende, spiazza, scarta di lato, ci toglie tutti i momenti che aspettavano e questo probabilmente farà arrabbiare molte persone.

È un film senza dubbio con grossi difetti, ma che non si dimentica di essere fiaba moderna e materiale da sogno per molti ragazzi. Senza dubbio un film di transizione tra vecchi e nuovi fan.

Personalmente mi sono emozionato, ma non posso dire che chi si sente tradito stia sbagliando.

 

Lorenzo Fantoni
nerdcore.it

 

 

 

 

 

 

Star, Wars. Ecco spuntare una virgola nel titolo del mito.

Un po’ stellare come i destini degli eletti, un po’ bellico come la Resistenza e il Primo Ordine impongono, Gli Ultimi Jedi è un film dilaniato, perennemente scisso, dedicato a perenni conflitti.

C’è la dicotomia netta del genere d’appartenenza, via di mezzo tra il fantasy educato de Il Risveglio della Forza e il war movie veemente di Rogue One, il percorso solitario degli eroi e la missione collettiva dei soldati. C’è ancora una volta il dilemma dilaniante tra il Bene e il Male, sfumati in un grigio che tinteggia sia il senso di colpa che la delusione. C’è il duello tra il Passato e il Futuro della saga incarnato da maestri riluttanti e allievi senza guida.

Rian Johnason spinge avanti e indietro questa altalena galattica instancabile, sospesa tra cadute di stile e vette epiche, comicità forzata e picchi di poesia.

Rian Johnson spinge avanti e indietro questa altalena galattica instancabile, sospesa tra cadute di stile e vette epiche, comicità forzata e picchi di poesia. Assai più viscerale del più razionale e cauto Episodio VII, Episodio VIII è attraversato da una rabbia giovane, una rabbia che si rispecchia nelle cicatrici di Kylo Ren e nello sguardo fermo di Rey, una rabbia che ha il sapore della delusione, e che ha voglia di una sua indipendenza. Lontano da qualsiasi “equilibrio”, Gli Ultimi Jedi ha però la Forza di scrollarsi di dosso la polvere del passato pur di cercare la sua costellazione.

Oltre il mito, al di là delle leggende, per liberare le nuove navicelle spaziali dalle zavorre della nostalgia.

 

Giuseppe Grossi
movieplayer.it

 

 

 

 

 

 

Star Wars: Gli Ultimi Jedi fa un salto iperspaziale verso il futuro, e fa saltare in aria parecchie teste, soprattutto quelle dei fan-fossili.

Non è una galassia per vecchi. Sarà pure ancora ambientato “Tanto tempo fa”, ma questo Star Wars: Gli Ultimi Jedi fa un salto iperspaziale verso il futuro, e fa saltare in aria parecchie teste, soprattutto quelle dei fan-fossili.

È la pellicola che aspettavamo, di cui c’era bisogno: quella dirompente, spartiacque. Non il rassicurante e attendista Episodio VII: Il Risveglio della Forza, che prendeva con i guanti una mitologia inserendo nuovi personaggi e dandoci il contentino di una perdita di peso.

Star Wars: Gli Ultimi Jedi ci sbatte il futuro in faccia, costringendoci a prendere finalmente una posizione chiara nei confronti del nuovo corso.

Responso? Per quel che mi riguarda, più che positivo: basta con l’immobilismo reverente, basta con i totem intoccabili, ben venga il terremoto compiuto in modo drastico e traumatico, con le sue falle e le sue cadute di stile, ma finalmente con coraggio e senza timore.

Vero, c’è qualche gag di troppo, qualche battuta che non va a segno, qualche giro a vuoto nella trama: ma vista la densità e gli avvenimenti della pellicola, è davvero ben poca cosa di cui lamentarsi.

Questo Star Wars ingrana la sesta, investe le aspettative e poi torna indietro per passarci sopra un paio di volte.

Questo Star Wars ingrana la sesta, investe le aspettative e poi torna indietro per passarci sopra un paio di volte. In modo mirabile percula e distrugge le teorie dei fan con troppo tempo libero, spiazza senza pietà gli spettatori e procede come un panzer per portare a casa il risultato, che se non è un “tabula rasa” poco ci manca.

Rian Johnson fa il bello e il cattivo tempo con la penna e in cabina di regia: confeziona momenti toccanti, superflui, assurdi, superficiali, incomprensibili, portentosi. E almeno un paio di inquadrature da stampare in gigantografia e appendere alla parete.

 

Giacomo Lucarini
leganerd.com

 

 

 

 

 

 

Rian Johnson ci regala un capitolo di Star Wars insolito, ma estremamente ricco ed attuale.

Rian Johnson ci regala un capitolo di Star Wars insolito, ma estremamente ricco ed attuale. Con un gesto molto forte butta alle spalle degli eroi più amati di sempre tutta l’epica e il misticismo che ha sempre caratterizzato i dualismi dell’opera di Lucas: bene contro male, luce contro oscurità, giusto contro sbagliato, Jedi contro Sith.

I confini tra questi estremi non sono più così netti e c’era bisogno di dare un ultimo sguardo indietro per poi andare avanti senza più voltarsi.

Sono passati molti anni dall’inizio del fenomeno Star Wars e The Last Jedi te lo fa percepire fin dai primi secondi in modo molto diretto. Ti mette faccia a faccia con il fattore umano, spezza le catene che imprigionano lo spettatore in un modo vecchio di concepire la storia che sta per essere narrata, Johnson ci racconta la sua storia, una storia fatta di semplici persone, non di eroi o leggende, di persone che però hanno bisogno di credere alle leggende per trovare dentro sé stessi la forza di compiere azioni eroiche, di spingersi oltre i propri limiti.

Chi sono gli ultimi Jedi? Sono gli spettatori cresciuti nelle convinzioni dogmatiche che Star Wars si lascia alle spalle per aprirsi ad un futuro completamente nuovo e inedito.

Come dice un certo personaggio di nostra conoscenza – È tempo che ciò che è vecchio si faccia da parte, e lasci spazio a ciò che è nuovo.

 

Francesco Ventrella
leganerd.com

 

 

 

 

 

 

L’equilibrio nella Forza

Due anni fa, in tanti hanno criticato J.J. Abrams per aver ricalcato troppo il passato. Oggi tanti stanno criticando Rian Johnson per essersene allontanato troppo.

È un po’ una metafora della Forza di Star Wars, degli opposti che si bilanciano, di un equilibrio da trovare. In realtà penso che entrambi i film siano stati adatti al momento in cui sono stati realizzati: due anni fa c’era bisogno dell’approccio de Il risveglio della Forza per riportare la saga sulla strada maestra, oggi è necessario iniziare un cammino autonomo, allontanandosene. Forse persino tradendo.

Rian Johnson ha provato a farlo e ci è riuscito, armandosi di coraggio e tanta incoscienza, sbagliando qua e là, alternando momenti epici ad altri che rischiano di crollare dalle parti del ridicolo, ma senza perdere di vista il duplice obiettivo che il suo Gli ultimi Jedi ha puntato con decisione:

rendere omaggio al passato, ma lasciarselo con affettuoso rispetto alle spalle, per guardare ad un futuro che dovrà essere ancora molto lungo.

 

Antonio Cuomo
movieplayer.it

 

 

 

 

 

 

È difficile dare un giudizio definitivo sull’intreccio di dubbi e interrogativi sollevati da questa pellicola di transizione.

Rian Johnson affida a quello che forse è il pubblico più numeroso di fan legati ad una saga cinematografica una pellicola infarcita di citazioni, riferimenti e camei dettati nel segno del fanservice spinto, inserendoli in una trama che porta verso una nuova direzione.

È difficile dare un giudizio definitivo sull’intreccio di dubbi e interrogativi sollevati da questa pellicola di transizione che potrà essere valutata solo una volta compreso ciò che Star Wars diventerà dopo questo episodio.

A Johnson va riconosciuto il coraggio di essersi imbarcato nell’impresa di cambiare direzione, distaccandosi da quel che fino a oggi è stato raccontato.

Al di là di ciò la pellicola soffre di un’eccessiva durata e di troppi siparietti comici.

Lucas ha inserito elementi di humor in passato, ma in The Last Jedi i momenti comici risultano spiazzanti, mal gestiti e collocati fuori dal contesto narrativo.

Predomina un senso di causalità che rende lo svolgimento della trama un susseguirsi di fortunate coincidenze.

Fughe dettate dalla buona sorte, incontri fra personaggi secondari che avvengono per puro causo, salvataggi all’ultimo secondo grazie a puri colpi di fortuna. L’impressione è che nel pianificare le vicende narrate si sia data importanza al tentativo di cambiare direzione alla saga senza tracciare a fondo la rotta ma limitandosi a divertire e stupire con effetti speciali (cit.). Per carità, Star Wars è questo, ma se la sua formula ha resistito per 40 anni è perché è stata ben raccontata.

La mia “nuova speranza” non si è ancora affievolita del tutto, al di là dei pesanti difetti citati, Johnson mi ha lasciato con degli interrogativi che cercherò di superare con una seconda visione del film e con la consapevolezza che non è ancora stato raccontato.

Vedremo come andrà a finire.

 

Alessandro Mercatelli
leganerd.com

 

 

 

 

 

 

Star Wars è cambiato. Vorrei vedere voi dopo 40 anni! Abbastanza da vedere l’arrivo di nuove generazioni di fan, cresciuti all’ombra di quella saga fantascientifica che non ha eguali nella storia del cinema. Abbastanza da stravolgere il concetto stesso di cinema per come abbiamo imparato a conoscerlo.

E dopo 40 anni Star Wars cambia volto, si evolve, proprio come il cinema e gli spettatori che lo popolano.

Lo aveva già fatto in parte con Il Risveglio della Forza, scatenando l’ira di buona parte dei “fan”. Fan tra virgolette sì, perché a questo punto occorre fare una distinzione tra i fan e chi invece di Star Wars ne ha fatto una religione, cadendo in quella trappola psicologica che purtroppo riesce a fare danni in qualsiasi settore dell’intrattenimento (e non solo).

Che poi tutte le recensioni o le opinioni negative sono motivate da un’unica ragione: i momenti comici del film. È vero, ce ne sono un paio di troppo, alcuni per la verità anche divertenti, ma comunque troppi. Eppure il loro scopo mi appare lampante: diluire quanto accade in 2 ore e mezzo di film, alleggerire gli animi in vista del gran finale, un finale che mi ha tenuto incollato alla poltrona in un inaspettato vortice di emozioni. Ma rimane il fatto che non si può ridere durante Star Wars. È una religione, come vi azzardate a ridere?

La storia va avanti, e lo fa adesso più che mai con nuovi volti e con un taglio con il passato, quel taglio che non poteva essere fatto in modo troppo drastico ne Il Risveglio della Forza, un film che proprio per questo motivo è stato definito (erroneamente, a mio avviso) un semplice reboot di Una Nuova Speranza. E anche stavolta sono uscito dal cinema con un solo pensiero “Ancora, ne voglio di più!”.

Gli Ultimi Jedi mi ha emozionato, mi ha fatto ricordare ancora una volta perché sono un fan della saga.

Gli Ultimi Jedi mi ha emozionato, mi ha fatto ricordare ancora una volta perché sono un fan della saga. E il bello è che invece di rispondere alle domande che tutti ci ponevamo, Gli Ultimi Jedi ne pone di nuove, e lo fa in modo anche subdolo, portando lo spettatore a rimuginare su quanto visto, obbligandolo ad una seconda visione al cinema per cogliere tutti quegli indizi che insieme all’ultimo film della nuova trilogia lo porteranno a completare il quadro finale.

 

Lorenzo Delli
smartworld.it

 

 

 

 

 

 

Gli Ultimi Jedi sulla carta dovrebbe uscire con le ginocchia rotte, sia dal punto di vista tecnico (mediante un approccio competente sulla realizzazione del film), sia dal punto di vista del fan di vecchia data, che si sente tradito. Eppure lo promuovo.

Tutto è costruito per parlare ai nuovi fan e introdurli nel mondo di Star Wars con un approccio diverso.

È lo Star Wars per nuove generazioni: il linguaggio, la rapidità degli avvenimenti, il mancato background di Rey, Finn e Snoke, gli eccessivi sketch comici e i continui colpi di scena a mitragliatore (per mantenere la concentrazione di un pubblico nuovo che tende ad annoiarsi troppo facilmente), una nuova generazione di adolescenti che soppianta la precedente perché si crede decisamente migliore: tutto è costruito per parlare ai nuovi fan e introdurli nel mondo di Star Wars con un approccio diverso.

Ci sono i combattimenti con le spade laser e le battaglie spaziali, c’è il rapporto allievo/maestro, c’è la filosofia Jedi (il dialogo sul “fallimento” è monumentale), c’è l’amore e la battaglia interna tra luce ed ombra. Ma è tutto condito in maniera diversa. Un po’ come fanno certi chef che prendono i piatti della tradizione e li rivisitano in chiave moderna, creando novità non gradite a tutti.

A noi vecchi fans restano i tributi, i fan service e i richiami, e una seconda metà di film che sa ancora tenere col fiato sospeso ed emozionare… e i capitoli spinoff come Rogue One.

Discuteremo per mesi su certe scene con Leia, Luke, il generale Hux ecc. Se molti di voi sono delusi lo capisco, ma bisogna finalmente accettare che i tempi sono cambiati come i linguaggi.

I tanti difetti non invalidano un film che preme sull’acceleratore dimostrando coraggio, valore e anche un forte rispetto per la saga.

Che la Forza sia con i nuovi e futuri fan di Guerre Stellari. Per loro questo è il vero inizio. Tocca a loro portare la bandiera.

 

Giovanni Zaccaria
leganerd.com

 

 

 

 

 

 

Non chiedevo molto a un nuovo Star Wars: chiedevo che fosse così.


Non chiedevo molto a un nuovo Star Wars: chiedevo che fosse così.

La Forza si era risvegliata timida al limite del paranoico, incatenata alla vecchia trilogia come un cane ammaestrato, costretta e da qualcuno perfino ammirata per come aderiva alle regole, bastonata universalmente senza pietà all’unico impeto di emotiva ribellione.

Episodio VIII ritrova un minimo di dignità sindacale e fa quello che andava fatto fin da subito: nessuna rivoluzione, ma almeno una storia che ti dà l’idea di continuare, finalmente, per davvero, invece che ri-raccontarsi all’infinito.

A tratti “osa”: tenta sprazzi di umorismo dissacrante, “moderno”, che sconvolgerà sicuramente tutti gli ottantenni che vogliono le loro battute affidate unicamente a quei personaggi che hanno scritto in fronte “io sono quello simpatico” e guai a sgarrare.

Niente di esilarante, eh? Capisco che non sia per forza l’idea più astuta del mondo smontare momenti drammatici con Poe che sfotte o Luke che fa le burle, ma se l’alternativa era Lucas che fa inzuccare Jar Jar Binks, scorreggiare gli Eopie e far cascare gli Ewoks per terra, ci vuole davvero molto coraggio a dire che la situazione è peggiorata.

Dicevamo, Luke: Mark Hamill è sicuramente il centro carismatico del film e la cosa commuove. È il miglior uso che si potesse fare di lui, e se una performance del genere non basta a farlo tornare nel giro che conta parto per Hollywood col mio X-Wing e ci sparo nel buco. Dietro di lui un ottimo Adam Driver, mentre Daisy Ridley poverina recita come uno youtuber e spero che in Italia sia stata almeno doppiata bene a lasciarvi l’illusione che regga.

Lo script si gioca bene le sue carte, perlopiù nascondendole, a volte effettivamente non andando nella direzione che ci si aspetta.
 Nel finale spunta addirittura un’idea strutturale un minimo fresca, visivamente facile, ma efficace, ordinaria amministrazione per ogni saga al mondo, ma manna dal cielo per chi sembrava essersi ormai rinchiuso in loop infinito di situazioni identiche.

Non chiedevo molto a un nuovo Star Wars: chiedevo che fosse così.
 Se poi la prossima volta lo fanno anche un po’ più corto non mi lamento.

 

Nanni Cobretti
i400calci.it

 

 

 

 

 

 

Quegli imbecilli, che marciano con il passo dell’oca come lei, dovrebbero leggerli i libri invece di bruciarli!

Diceva uno strepitoso Sean Connery nei panni di Henry Jones, padre del più famoso Indiana, in L’Ultima Crociata, terzo (e ultimo, perché il quarto non esiste) capitolo delle avventure dell’archeologo più amato di sempre. Anche lì il sorriso irresistibile di Harrison Ford, che il pubblico aveva imparato ad amare qualche anno prima con Star Wars grazie ad Han Solo, la simpatica canaglia per eccellenza, ci stava dicendo una cosa:

per essere fichi non bastano le battutine, ci vuole anche classe.

Archiviata l’algida trilogia prequel, che comunque tocca vette altissime in Episodio III – La vendetta dei Sith, il mondo è impazzito quando è arrivato in sala il primo film del terzi ciclo di Star Wars: Il Risveglio della Forza, diretto da J.J. Abrams, ha segnato un nuovo corso e, benché ricalchi in modo impressionante il primo Guerre Stellari, è un film che bene o male ha una sua coerenza, introduce nuovi personaggi dal potenziale enorme e ha fatto avvicinare alla saga un nuovo pubblico di giovanissimi.

Purtroppo si tratta non di pacche complici, ma di vere e proprie sberle che fanno male.

Da Gli ultimi Jedi di Rian Johnson, che, ricordiamolo, ha avuto da poco il compito di scrivere una quarta trilogia, ci aspettavamo quindi qualcosa in più, un salto in avanti, pronto a tenere bene a mente la lezione del passato per portarci per mano nel futuro. Così è stato: ma a colpi di schiaffi, non di carezze, e purtroppo si tratta non di pacche complici, ma di vere e proprie sberle che fanno male.

Il primo principio della termodinamica ci dice che l’energia non si crea e non si distrugge, ma si trasforma: così è anche per la Forza. Ogni cosa invecchia ed è destinata a morire: l’importante è come si usa il tempo che si ha a disposizione. E se è vero che per i giovani è necessario uccidere i padri per compiere il proprio destino, dall’altra è sacrosanto imparare dal passato e soprattutto rispettarlo.

La mitologia di Star Wars è ben definita a precisa, complessa e amata da fan di ogni età da quarant’anni: perché uniformare ora il gusto di un universo che ha segnato la cultura popolare mondiale allo standard di un qualsiasi Cinecomic Marvel, con battute e gag che fanno sorridere in un primo momento ma che poi generano tante, troppe, situazioni di anti-climax al limite del ridicolo?

Perché rinnovare è sacrosanto, dare spazio ai giovani anche, ma tradire la propria storia è gettarsi a occhi chiusi nel futuro. Se c’è una cosa che di Star Wars è davvero intoccabile è l’epica e Gli Ulimi Jedi la uccide a colpi di ferri da stiro e voli nello spazio.

Nonostante questo, la speranza è ancora viva: almeno tre scene incredibili ci fanno intravedere un futuro abbagliante e ormai è chiaro che l’essenza del nuovo corso di Star Wars è racchiusa nel personaggio di Kylo Ren.

Perennemente dilaniato tra il desiderio di amare i suoi cari, vere e proprie leggende ingombranti, e trovare la propria dimensione, Kylo è il futuro: incerto, sfuggente, confuso. Gli Ultimi Jedi sono quelli che non vogliono accettarlo, è vero.

Ma nel passaggio di testimone è fondamentale tramandare la propria esperienza e saggezza, con una carezza e una lezione, non con una battutina facile.

 

Valentina Ariete
leganerd.com

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Posted by Lega Nerd on Tuesday, December 19, 2017